Intervista con Edoardo De Angelis






I brividi con “La casa di Hilde”, l'emozione de “Il coraggio delle parole” e poi ancora con “Sulla rotta di Cristoforo Colombo”, “Waterloo” e con la storica “Lella”, il cantautore romano Edoardo De Angelis, non si è risparmiato in musica e parole davanti al pubblico del Baluardo Velasco di Marsala. 
Per ben due serate intense scandite dalla voce profonda di uno che di storie da raccontare ne ha parecchie. De Angelis non si è neanche risparmiato nel deliziare la platea con aneddoti anche divertenti sulla nascita delle canzoni, da ottimo intrattenitore. 
La cura delle parole che usa, sono li a trasudare amore per un mestiere che lo vede sulla strada (parafrasando l'ultimo De Gregori)da 40 anni:
"Uno dei padri della canzone italiana" e fino a quando mi presentano così dice... il fatto che a momenti potrei essere il nonno".

Dalla gavetta al Folkstudio alle tante collaborazioni, De Angelis ha sfornato ben 18 dischi, l'ultimo dei quali “Sale di Sicilia”, dove i sapori e le tradizioni della  terra siciliana prendono vita insieme a Andrea Camilleri e Franco Battiato. Noi l'abbiamo intervistato per voi:

Non ti faremo la prima domanda classica che ti fanno tutti su una certa canzone, "canzone" (Lella n.d.r.) che ha avuto svariate versioni...Ti  è piaciuta  la versione di Elio e le Storie Tese nella trasmissione della Dandini? 

“L'ho sentita ed è stata divertente. Tra le molte versioni ce ne sono alcune che non sono mai state pubblicate che mi piacciono molto, come la versione di Bruno Lauzi. Ma la versione che ricordo con più piacere è quella di Gabriella Ferri”. 

Scorgendo il foglio con la scaletta notiamo “La casa di Hilde”... sappiamo che non erano diamanti e che è una storia vera, che hai raccontato a De Gregori... Noi abbiamo sempre immaginato che la canzone indicasse a livello metaforico un passaggio in un percorso di crescita

“Si è una storia vera, un ricordo che ho di mio padre ed il concetto di confine tra Austria e Italia che per un bambino è solo immaginario, non c'è un reale confine, è solo amministrativo. Negli anni su quel confine ho portato mio figlio. Raccontai appunto la storia di quella gita in montagna a De Gregori che ne fece una canzone e mi menzionò come autore”.

Sono state tante le tue collaborazioni, da De Gregori appunto a Minghi a Battiato, da Venditti e Stefano Rosso, hai sicuramente tanti ricordi di questi grandi artisti.... e poi volevamo chiederti se hai ascoltato gli ultimi album di De Gregori e Battiato?

 “Ho avuto la fortuna di conoscerli. Minghi lo conobbi agli inizi e poi non ci siamo visti per anni. Ci siamo ritrovati al Teatro Ambra di Roma, quando presentai il mio libro “Te la ricordi Lella. Quarant'anni di storie e canzoni”, con la prefazione di Neri Marcorè. Minghi è venuto ed è stato come se avessimo suonato insieme una vita. Ho sentito i singoli degli album di Battiato e De Gregori, ottime cose. Francesco è tornato con un disco ispirato dopo un paio di lavori non proprio alla sua altezza.

Si come abbiamo scritto anche noi nella recensione quest'ultimo lavoro è di ben altro spessore... e in effetti era strano il fatto che i precedenti erano usciti forse troppo in fretta rispetto ai "classici tempi degregoriani"

"L'ho detto a Francesco a suo tempo che quei lavori non mi convincevano, questo ultimo è sicuramente un De Gregori migliore, per il resto forse c'erano di mezzo anche questioni commerciali"

A tal proposito  hai fondato negli anni '80 anche una casa discografica. Cosa ne pensi della situazione del mercato attuale. Sei favorevole alle nuove forme di condivisione? 

“Diedi vita a due case discografiche, una per canzoni italiane ed una in Sicilia chiamata “Teatro del Sole” per canzoni popolari dove ho collaborato con il cantautore siciliano Francesco Giunta; abbiamo pubblicato lavori di Rosa Balistreri. Ma oggi la discografia non esiste più...”. 

Radio, libri, giornali hai spaziato abbastanza nel corso della tua carriera, senza dimenticare i tuoi incontri nelle scuole. Pensi che questi mezzi possano aiutare non tanto il mercato ma la musica in generale, a favorire il ritorno a una certa cultura, a un ascolto più attento? 

“Le rubriche che ho tenuto e gli incontri nelle scuole denominate “Parola di cantautore”, vogliono ristabilire la verità sull'industria discografica. Si pensa che i ragazzi amino solo un tipo di industria e non è così, loro hanno la voglia di scoprire la canzone d'autore”.

Beh a questo punto non possiamo non chiederti cosa pensi dei talent show che regnano in tv? Anche se già immaginiamo la risposta

 “Per carità, con i talent è una guerra persa. Preferisco il '68, gli anni '70, dove c'era un grande fermento culturale e le canzoni portavano messaggi importanti, io non ho mai scritto canzoni per così dire politiche o sociali, ma certe idee poi entrano in gioco per forza di cose, la vita sociale, la politica, entrano nelle canzoni, possiamo dire che le mie canzoni hanno un principio attivo come le medicine”. 

Ti piacciono i cantautori della scena indipendente, hai sentito qualcosa? Ad esempio Le luci della centrale elettrica che ha suonato con De Gregori o Brunori, Dente? 

“Quello che ho sentito non mi ha entusiasmato. La canzone d'autore resta ferma a Bersani, Fabi, Silvestri... che hanno passato i quaranta, il ricambio ancora non c'è... conosco invece personaggi interessanti, ma li fanno invecchiare prima di arrivare al successo. La scena romana sforna ottimi cantautori, come Simone Avincola, stesso stile di Stefano Rosso. Mannarino invece credo sia sopravvalutato. Purtroppo viviamo in un tempo che a forza di comunicare a tutti i costi spesso dimentica i contenuti”. 

Domanda finale di rito... progetti per il futuro? 

“Vorrei pubblicare un album di canzoni d'amore che ho scritto durante gli anni riarrangiate per voce e pianoforte con il musicista Antonio Vasta di Pozzo di Gotto e vorrei anche realizzare un album con un gruppo di musica popolare siciliano o calabrese... ad esempio mi piacciono molto i “Mattanza”.

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