Le Belle Cose - Sikitikis



Tornano i Sikitikis con 10 brani (più uno) che sono potenzialmente tutti singoli, che divertono in primis, che ammiccano il giusto, in uno strano mix di vecchio e nuovo, una rielaborazione che piace, con testi mai banali e spesso ficcanti, un tono naif e vintage che non può che risultare confidenziale e rassicurante nel suo far scoccare sinapsi ardite. I nostri dalle note stampa ad esempio segnalano strani incroci tra Bennato e Beck, Celentano e i Gorillaz... noi abbiamo fatto "un pò di confusione creativa" evidentemente, se nella rassegna consueta brano per brano ci troviamo anche i Ricchi e Poveri o Alberto Camerini ma persino i Radiohead"...  per sostanzialmente, evitando "generalizzazioni di massa" un lavoro "che lavora" di sottrazione, nel senso che il tutto mira a una forma scevra di orpelli come abitudine consueta del gruppo del resto, che arriva sempre al nocciolo, sia compositivo che testuale senza ricamarci troppo... senza sovrastrutture eccessive, e questo è un gran merito, non si discute, che però in alcuni casi potrebbe anche essere/rivelarsi un limite, perchè certi brani potrebbero essere sviluppati meglio o semplicemente di più, con magari più soluzioni, ma forse si perderebbe la freschezza, l'istinto killer di confezionare nient'altro che brani pop (perchè rimandi o meno di pop si sta parlando) di tre e minuti e poco più.
Ricapitolando ll disco  scorre che è un piacere, ha poche sbavature perdonabili e il gruppo quasi mai eccede, ma mantiene le sue peculiarità (di ricerca, vintage e d'antan che dir si voglia) di riscoperta di certe suggestioni, armonizzando il tutto quasi sempre in maniera ottimale. Rispetto all'ambizioso Dischi Fuori Moda la band con questo quarto lavoro guadagna in spontaneità e ribadiamo freschezza, insomma i nostri non fanno altro che confermare il proprio talento:

"Le belle cose": titletrack e primo singolo è una filastrocca electro pop, per un brano giocato per  sottrazione... con l'aggiunta di un bridge finale che gioca invece sulla ripetizione delle parole e l'accumulo strumentale:
"perché l'amore è pericoloso perché le belle cose sono la morte dei cattivi pensieri e i cattivi pensieri portano denaro nelle tasche delle brutte persone "

"La mia piccola rivoluzione": tra "i vertici dell'universo riemerso tra una rima e un verso"... ancora un arrangiamento scarno e incisivo con riferimenti agli anni '80, con l'incedere da filastrocca nella strofa e un'apertura melodica nel ritornello non molto originale a dirla tutta ma funzionale e ben confezionata.

"Soli": "anche se il mondo si nasconde dentro un social network"... con Sista Namely, brano rigorosamente estivo con tanto di profumi anni '60 e un'elettronica leggera mai invadente che si alterna con le parti acustiche, fresco e orecchiabile:
"ti ho vista sdraiata sul mio letto e ho deciso che mi piace perchè sei bella"

"Tiramisù":"prima che muoia di questa noia immensa"... un brano vintage con la melodia del ritornello anni '80, che ancora una volta si contrappone a un uso di un' eletrronica minimal, con ritmiche disturbate giocosamente per non dire "in modo tamarro" nella strofa, uno strano miscuglio tra Ricchi e Poveri e 883 rivisti in chiave indie:
"come la crema come la maionese come la colazione a letto come i tuoi piedi o come il gancio di una grù... tiramisù"

"Apnea": atmosfere e ritmiche sommerse per questa breve traccia, una sorta di mantra vicino a certi intro di Battiato esagerando o andiamo fuori di brutto, a quello di Kid A dei Radiohead in chiave vintage si intende 

"Aria": "se solo avessi capito che quello che ci resta toglie il respiro e non ha più senso"... il seguito o meglio la canzone vera e propria dell'intro "Apnea"... una storia che sta per finire o è in stasi e si cerca come si suol dire di ridefinire il rapporto, una nuova fase amorosa... ampiamente invocata.... con un mood nostalgico e intenso, senza strafare, come prassi di questi solchi, il risultato non dispiace, tralasciando le eccessive libertà regalate ai synth che tamarri o modaioli che dir si voglia, stonano quando invece dovrebbero diversificare la materia in divenire o contrappuntare semplicemente la melodia:
"ho bisogno di te"

"Col cuore in gola": "Vietato dirsi ti amo"...  secondo singolo estratto dove a tratti ricordano i Don Vito e i Veleno, qualcuno se li ricorda? Piace e non poco l'alternarsi dei toni e delle atmosfere ben innestate dalle ritmiche e anche l'arrangiamento, che denota sempre una certa armonia strutturale, qui come in altri brani per intenderci, evitando di cavalcare una melodia o di sovraccaricare il tutto, una misura, un garbo, che è un pò la cifra stilistica dell'album stesso per una delle migliori tracce dell'intero lotto:
"scusami ancora se non confrontarmi con l'amore con la figlia del dottore, io l'amore lo faccio e non lo dico più"

"Hai fatto bene (a farmi male)": pop elettronico con atmosfere d'antan ma non troppo, incalzante il giusto... giocato sulla ripetizione ossessiva con un'apertura, variante ritmica o melodica sarebbe stato un brano perfetto ma nel suo incedere cantilenante e col suo testo incisivo (forse il migliore) , "choosy" direbbero alcuni è un bel sentire:
"io vi ringrazio per avermi protetto dalle file alle poste alle finanziarie"

"La casa sull'albero": "uscirò dalla tua stanza come se non esistessi uscirò dalla tua stanza come sono entrato scivolando nello specchio"...  ritmiche giocattolose e mood da cartone animato d'altri tempi e una freschezza/spensieratezza... d'altri tempi appunto, come in un ipotetico Camerini, scevro di roboticità e venato di malinconia e innamorato... irresistibile e immaginifica, altro colpo messo a segno.

"Hey tu": "cercò qualcosa di alcolico e non si accorse di me"... la giusta commistione tra derive anni 60 e quelle 80, con un testo che potrebbe essere dei Cani per restare in ambito indie... manca forse qualcosa nello sviluppo armonico del brano, ma il risultato è ampiamente godibile oltre che divertente:
"dovevo farmi i fatti miei mentre il nazista pestava i gay"

"Amori stupidi": "nel nostro futuro una sola certezza... dopo di te"... uno spirito festaiolo e "latino" per un testo inspiratissimo e un ritmo trascinante e ballabile, con un arrangiamento ancora una volta ben dosato tra l'alternanza delle parti:
"ricordami che il tempo non è il nostro padrone"

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