Red Lights di Rodrigo Cortés



"Essere o sembrare di essere questo è il problema, cerchiamo tutti di sembrare quello che non siamo"
Fede e ragione che si scontrano sul ring, "senza sfiorarsi", toccando temi sociali e civili per altro importanti, dall'eutanasia allo sfruttamento delle speranze della gente, "toccando appunto e accarezzando forse", resi francamente in malo modo, quanto meno confusionario, non sviluppando un tema vero e proprio ma assemblando sotto testi, il tutto sublimato da un finale che scade nel ridicolo involontario e non c'è di peggio, per un film del genere, che vuole essere "di genere", mirando troppo in alto e che è tutto giocato sulla tensione narrativa... che non ce la fa ed è forse questo il limite più grande, manca in primis il coinvolgimento, il trasporto, il ritmo e la curiosità per quanto riguarda la storia o il semplice parteggiare per i protagonisti... il vuoto. Se il thriller cercato arranca è però anche perchè la sceneggiatura fondamentalmente non c'è, è da intuire più che altro, dove la regia e la fotografia si difendono... parte male sin dalle prime sequenze, accessorie e non esplicitate, in quel caso o fai capire "realmente" o vai di effetti speciali, l'inizio del film è lapalissiano in tal senso... "i nostri risolvono il loro primo caso ma non si capisce alcunchè, davvero, ci vuole intuito e immaginazione"... e continua e finisce peggiorando, risultando didascalico(specie nella prima parte) e convulsa nello stesso tempo. 
Un film che si fa fatica a seguire insomma, che non sa che linea seguire, totalmente scollegato e pur immaginando (impegnandosi) possibili sviluppi che non accadono, ad esempio a un certo punto ci convinciamo che la studentessa c'entri in qualche modo con Silver De Niro, che potrebbe essere una scelta anche banale volendo, ma potrebbe essere una falsa traccia a ben guardare, messa li apposta per gli spettatori più attenti e a questo punto il falso suggerimento potrebbe anche risultare una buona idea... eppure "alla fine" il finale paradossalmente è l'unica cosa in linea con la narrazione "trascendente" e riesce persino a spiazzare, ma risulta quanto di più indigesto, quasi irriguardoso,  perchè è decisamente troppo ambizioso per il tenore del racconto, nel senso che ci volevano ben altre premesse e di tutt'altro spessore per vagabondare sotto la pioggia sentenziando come fa Cillian Murphy,. Una sensazione dunque di indefinito pervade la pellicola, tralasciando la sceneggiatura, l'eterna diatriba è sviscerata indecorosamente, per non parlare del fattore propriamente filmico in termini di svolgimento dei fatti, a tratti risibile, non si comprende il perchè di far morire  Sigourney Weaver,  ad esempio, come non  è ben esplicitata la sua storia ma ci sarebbe troppo di cui parlare  psicologia dei personaggi annessa. Non si capisce del resto quale sia l'idea di base, la struttura portante, della serie ok voleva essere un thriller e poi... perchè il rovesciamento finale pregiudica tutto, troppo facile varcare la sottile linea tra il credente e il credulone con assoluta nonchalance. E' un film che non sta in piedi semplicemente e il grande Bob De Niro può santificare quanto vuole anche da cieco ma la visione per noi è assolutamente sconsigliata.

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