Moonrise Kingdom Una Fuga D'Amore di Wes Anderson



"Ho sempre desiderato essere orfana... i miei personaggi preferiti lo sono, credo che abbiate vite più speciali... io ti amo ma tu non sai di cosa parli, ti amo anch'io"
Miglior ritorno per Wes Anderson non poteva esserci, un film delizioso, poetico e sognante, lucido nella sua critica alla società americana e alle sue istituzioni, partendo dalle fondamenta, dalla famiglia borghese distrutta "Hai tradito la nostra famiglia bene era ciò che volevo", fino ad arrivare agli scout che sono veri e propri soldati "E lei si considera un caposcout dov'è la sua truppa figlio di puttana?" passando tra "servizi sociali vogliosi di elettro shock e avvocati, pantomima di loro stessi " per giungere alla tempesta risolutrice dove "la chiesa di San Jack è l'unico rifugio di salvezza". Il genio insomma non risparmia nessuno e si muove leggiadro tra gli opposti che tende a rappresentare con assoluta maestria, non cercando che si uniscano, ne che si comprendano ma che trovino quanto meno una soluzione, il tutto filtrato è il caso di dirlo "attraverso un binocolo" "che ti avvicina anche se sei lontano e che è poesia anche se non ha rima" a rappresentare la purezza di un primo sguardo sul mondo, esplorativo e interrogatorio, ribelle di gioia e incoscienza. C'è una storia firmata con Roman Coppola che non sbaglia un raccordo, tutto è scandito in maniera ottimale, che si avvale dell'uso dei flashback specie nella parte iniziale a ragguagliare lo spettatore e poi c'è anche la Nouvelle Vague con le sue citazioni di dischi (la suite didattica "Young Person's Guide to the Orchestra" di Benjamin Britten ovvero "La fuga") e libri, e i suoi microcosmi (da quello della piccola comunità a quello ideale che i due protagonisti creano) e c'è spazio anche per il narratore onnisciente e lo schermo diviso in due. Visivamente poi il film è magnifico, ricco di colori caldi ma carezzevoli, merito va dato anche alla fotografia di Robert D. Yeoman ma soprattutto al posizionamento davvero magistrale della mdp, veri e propri quadri tipiche dello stile del regista, che fa la differenza sempre, i movimenti di macchina ci sono ma sono o impercettibili o fatti notare con classe, come non citare la scena del primo bacio (con tanto di sputo) che va anche oltre ma con assoluta tenerezza e innocenza "Puoi toccarmi il petto... io credo che cresceranno di più" e ancor meglio quella mirabile e solenne con tanto di rallenty dopo la cerimonia di sposalizio "scout" o i nostri eroi che si sovrappongono alla vetrata della chiesa sull'arca di Noè. Se i protagonisti Jared Gilman e Kara Hayward sembrano almeno nelle fattezze ma non lo sono per niente ma rappresentano in parole povere lo strano incontro tra un nerd (orfano) e una lolita (ribelle pardon problematica), altri due thopos americani per eccellenza, capiamo che Anderson ha davvero fatto centro, citazione di merito poi per la prova attoriale in toto da Bruce Willis ad Edward Norton, Bill Murray e Frances McDormand e l'irreprensibileTilda Swinton, un cast stellare ma calatosi nella parte con tutti i crismi e anche qui è bello notare come le star facciano da comprimari a due giovanissimi di belle speranze, come a dire...
"Può essere che più tardi faccia pipì a letto non si sa mai, ma non voglio che tu ti senta offesa"

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