Nel giardino dei fantasmi - Tre allegri ragazzi morti



Strutture armoniche, bridge, chitarre che tagliano l'atmosfera, cifre stilistiche e tecnicismi vari per una volta ve li lasciamo alla nostra comunque "doverosa" (n.d.r) analisi brano per brano,  lasciateci disquisire amabilmente in questo strambo preambolo candidamente di "Inni generazionali" come se piovessero e per tutte le occasioni, da canticchiare (e ballare perchè no?), anche senza un vero motivo, semplicemente perchè hai ascoltato una canzone e ti è rimasta in testa volente o nolente... che la cosa buffa è che al primo ascolto pensi, ma davvero sono i Tarm questi? Con un pò di scetticismo... Però intanto appunto non smetti di cantare e pian piano certe frasi dei testi ti incuriosiscono sempre di più e ti crescono dentro e rivelano il loro senso più profondo e allora giungi al terzo ascolto, quello dell'attenzione definitiva e via via capisci, tutto si fa chiaro e inizia spontaneamente un processo di pura meraviglia e pensi: 
"che cazzo di disco che hanno tirato fuori!!!"... Al quarto ascolto hai fatto la selezione musicale per l'auto e ti accorgi che non ne hai scartata neanche una e pensi al vino e ai discorsi sull'invecchiamento, al quinto ascolto, anche se non hai bevuto, pensi che neanche dovresti scriverla una recensione a questo punto, perchè rovineresti in qualche modo il processo conoscitivo che fanno le sensazioni, gli stati d'animo, le emozioni che queste canzoni esprimono, il senso di "bellezza" pura e semplice che ti travolge e che ti spinge a cantarle, per una sorta quasi di appartenenza... o meglio ancora: "empatia", come scriveva Kurt Cobain prima di... avete presente, no?

"Come mi guardi tu": cantilena mantra che non smette di insinuarsi, tra attacchi e pause, con un ottimo lavoro di chitarre... appeal pop e ritmo marziale vanno che è un piacere, a ribadire "l'esclusività"... un sound da Razzi arpia inferno e fiamme di Verdeniana memoria per intenderci, ma più orecchiabile anche per il testo molto diretto:
" come mi parli tu  non l'ha mai fatto nessuna  che sia sotto il sole o sotto la luna  come m'incanti tu  non m'incanta nessuna forte come due ma sei solo una  come hai sperato tu  non l'ha mai fatto nessuna"

"I cacciatori": "non guardarmi così perchè ho 15 anni sono io quello di cui parla la tv"... è l'allegro ragazzo morto che parla in prima persona "in verità ammazzato"... che si ritrova fuori tempo, sospeso in un'eterna filastrocca,  con tanto di dissonanze che arricchiscono il ritornello e sono l'altra faccia (nel testo) di Charlie fa surf dei Baustelle (non ho lavorato un giorno, non ho provato l'lsd")... con tanto di "Kurt Cobain che non ce l'ha fatta a resistere al business..." godibilissima:
"non ho avuto il tempo di capire di più... di diventare rockstar"

"Bugiardo":  2 volte strofa e ritornello con testo uguale, quasi a ribadire il concetto... con tanto di Smiths / Cure per così dire nelle stoppate, nella sezione ritmica e nell'arricchimento della struttura armonica e del vincere della melodia:
"tieni lontano dai miei  i tuoi desideri ci libereremo presto dei tuoi orribili oracoli neri"

"La mia vita senza te": non è così diversa io la canto per non piangere e non piangerò"... impianto reggae e filastrocca pop, (da cantare dopo mezz'ascolto) che si intersecano a meraviglia forse senza la forza/rabbia de "Il mondo nuovo", con un incedere che privilegia la malinconia e la lucidità della rassegnazione cercando di convincersi che alla fine non sia cambiato niente... la struttura del ritornello poi è il marchio di fabbrica dei Tarm e il brano ha in se tutti i crismi dei "momenti" (che passa e giuro passerà) in cui sarà d'improvviso un inno generazionale per qualsiasi innamorato deluso, perchè sarà anche vero che" Boys don't cry... ma le ragazze non piangono mai":
"vuoi chiamarla se vuoi libertà"

"Alle anime perse":"di storie come questa ne ho da raccontare se mi vuoi ascoltare un pò"... un mood reggae leggero e venato di nostalgia che si scontra con un testo profondo e cantautorale (Dalla, De Andrè...) e un ritornello tormentone che ne spezza la tristezza... il risultato è sicuramente interessante:  
"alle anime perse dovremmo dare un tetto , ai corpi senza pace offro il mio letto"

"La fine del giorno (canto numero tre)": "non puoi più fingere che sia così, non dirmi che non l'hai ancora capito, anche il colore del cielo lo dice si ricomincia da qui"... lo schema è il solito, strofa e ritornello in un repeat continuo, è l'incedere suadente e i toni oscuri che donano al brano nel suo insieme un corpus incisivo e affascinante oltre che unitario:
"io non salirò sulla giostra del talento"

"La via di casa": "dimmi che cos'è che ti fa dubitare delle storie dentro le canzoni"...  (quasi un preludio all'ultima traccia) un  piglio più rock con un breve ma buon intermezzo strumentale a variarne la struttura, ritornello meno immediato ma l'effetto affezione è affidato all'incipit: "Dimmi che cos'è"

"Bene che sia": "resterò sola male che sia tornerò da te"... con la chitarra a punteggiare opportunamente e un buon ritornello che sterza decisamente sulla solita strofa cantilenante, anche il testo non dispiace:
"Bene che sia perdo il lavoro e avrò più tempo per stare con te"

"E poi si canta": "chiamala con il suo nome 15 euro a dose"... ironia tagliente e ritmiche reggae fintamente allegre e spensierate, il mix riesce e convince pienamente:
"sei la scimmia più debole"

"Il nuovo ordine": con l'arpeggio iniziale che ti aspetti che entri Giovanni Lindo Ferretti a declamare "non so dei vostri propositi perchè non mi riguardano", a parte gli scherzi, i nostri proseguono ancora a tempo di reggae, morbidi eppur cupi e ossessivi nella ripetizione del verso "Hai sentito il nuovo ordine? Nessun ragazzo sulla strada", proseguendo strumentalmente arricchendo l'atmosfera con giochi di eco nella voce.

"Di che cosa parla veramente una canzone": al matrimonio non ci ho mai creduto il funerale si può anche non fare" o ancora "fare i conti con i soldi cantati dare il meglio solo sul dance floor"... riducendo all'osso l'arrangiamento, mettendo in mostra la semplicità della melodia i nostri sfornano un vero e proprio gioellino prendendo in giro in primis i testi delle band indie pseudo hipster (nostra ipotesi si intende),  chiudendo nella miglior maniera possibile questo album con tanto di fiati e colpi di marcetta sul ritornello che è poi il titolo del brano 

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