Dopo i due episodi di "Immaturi" Paolo Genovese alza il tiro portando in scena una rappresentazione di impianto "teatrale" giocando d'ambiguità con la sceneggiatura scritta dallo stesso con Luca Miniero e Marco Alessi, non proprio originale a dirla tutta (l'ispirazione proviene dallo spagnolo "Familia" del 1996 che ispirò successivamente anche l'americano Natale in affitto del 2004) su tesi e antitesi che si scontrano inevitabilmente cercando di giungere a una conclusione confacente, sul tema/problema: è reale una famiglia perfetta? Partendo appunto dai contrasti/opposti e dalla forte caratterizzazione espressi sin dai nomi stessi dei personaggi: Leone/Fortunato, Sole/Luna, Carmen/Rosa... sempre in bilico tra realtà e finzione, alla Pirandello per intenderci e innestando l'elemento esterno "al gioco" Francesca Neri al momento giusto, sul finire del primo tempo, anche se a dire il vero le situazioni che lo sguardo altro che "l'imprevisto" innesca risultano ampiamente prevedibili e "il fattore comico perde in spontaneità", così come appaiono scontate certe riflessioni sulla società odierna fondata sul grande fratello, "pardon gf"... (anche qui notare il nome dell'aspirante a entrare nella casa: Pietro) mentre benchè debole in certi raccordi la sceneggiatura tiene fino in fondo, anzi addirittura si rivaluta con l'ottimo finale chiarificatore... dove "il figlio" Giacomo Nasta, in assoluto il migliore (ripudiato all'inizio) rappresenta "la famiglia" quella vera o come dovrebbe essere, (antitesi) mentre "le due solitudini" che si incontrano Castellitto/Neri calano il sipario sulla realtà "cinematografica" che è stata la tesi proposta del film. E quindi è reale una famiglia perfetta? La risposta è no in ogni caso ma non si può non provarci a priori. Tirando le somme insomma non tutto è messo a fuoco ottimamente ma è quanto meno apprezzabile il tentativo del regista di fare un passo avanti notevole rispetto ai suoi ultimi lavori, portando "nelle sale natalizie" un prodotto comunque diverso, ben scritto, che diverte nonostante tutto, senza ricorrere alla volgarità.
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