E' un paese per vecchi ma i giovani (in questo caso giovanissimi) di strada da fare ne hanno e tanta per mettersi al passo. Questo ep è figlio dell'entusiasmo e dell'energia e si sentono entrambi, strumentalmente i nostri hanno un buon impatto sonoro e si sente che hanno voglia di spaccare tutto, ma hanno bisogno di tempo che è una roba fisiologica in fondo... devono maturare insomma e magari ripartire da Spezza il pane per Giuda, la migliore traccia del lotto, dove tutto è messo ottimamente a fuoco. C'è del buono in questi sei brani, è innegabile, ma anche troppe ingenuità che alla fine inevitabilmente paghi, sintetizzando: "voglia di strafare". C'è del buono ribadiamo... e c'è anche tutto il tempo perchè i nostri maturino come si deve, le potenzialità ci sono:
"Claustrofobia": post rock e teatralità si mischiano nel brano d'apertura di questo ep, il tiro della band e l'incrocio tra Marlene Kuntz e Marta sui Tubi paventato dalle note stampe è rispettato per certi versi, ma i toni troppo enfatici del cantato e la solennità del testo stridono nell'insieme:
"libertà, utopia trascendentale, sogno dell'umanità, magnifica e irrealizzabile davanti alle catene legate"
"Spezza il pane per Giuda": "ho prospettive diverse da quelle scelte da te"... rispetto alla prima traccia, il gruppo suona più asciutto e diretto, il risultato intriga, corposo e variegato com'è, trovando l'alchimia giusta per colpire l'ascoltatore:
"le mie parole di rabbia sputate su un foglio come emozioni vanno a formare un testo contro di te"
"Hiroshima": "non esiste più" ... ancora variazioni e cambi d'atmosfera, stavolta partendo da sentieri meno elettrici... ma sempre ben compiuti, in alcuni passaggi armonici ci vengono in mente gli Intercity, non male, anche se i trenta secondi finali di sussurri potevano forse essere evitati:
"hai appreso troppo tardi la portata del tuo comando"
"Frida": "pianta rigogliosa incapace di germogliare"... tra momenti di stasi e tensione e esplosioni violente, non tutto è messo a fuoco e la confusione finisce col prendere il sopravvento, specie per la brevità del brano che magari poteva essere sviluppato meglio o quanto meno avere maggior durata per sviscerare il sound nella sua interezza
"Percezioni visive": "un battito mi fa capire che il sangue scorre"... ingenuità in certe soluzioni armoniche e in certi passaggi ritmici un pò ruffiani e assalti all'arma bianca che sfociano in una vena melodica interessante ma da migliorare... piace comunque la varietà di toni... la voglia di dimostrare mostra in questo caso tutte le potenzialità e le pecche di un nuovo progetto:
"a che serve vedere se non riesco a capire"
"Dicono che": blues e luoghi comuni, con ironia o altro che non trovano francamente riscontro... se non qualche gemito delle Vibrazioni e visto che parliamo di una sorta di talkin dove il testo dovrebbe farla da padrone i nostri chiudono come aprono: pretenziosi ed enfatici inutilmente, peccato:
"dicono che se lo sperma ha un cattivo sapore devi mangiare bene e bere tanto e se non lo fa devi dire addio a certe cose"
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