Fantasma - Baustelle




Tornano i Baustelle narrando il tempo e le sue declinazioni, da quello attuale dove l'uomo è ridotto a pura merce di se stesso ed è dunque il tempo della perdita e dell'assenza dell'uomo stesso al proprio bene, non mancano le critiche feroci e i riscontri all'attualità che Bianconi dissemina nei brani con assoluta maestria, perdita dunque assenza ma anche "il lutto e il suo senso più intimo" da ritrovare, per i noi che siamo stati e che non saremo più, perchè anche semplicemente il tempo passa, le relazioni hanno una fine così come ogni altra cosa, tutto cambia, muta, "siamo come una crisalide", in fondo, in continua trasformazione, il fantasma che da il nome a questo atteso ritorno è tutto quello che ci ostruisce la strada verso la vita vera, piena... ed eterna. Il discorso di Bianconi alla fin fine può apparire complicato nel suo mischiare politica, religione, storia e quant'altro ma è molto più semplice di quanto possa sembrare, così come è forte nel messaggio lanciato, ed è per questo che a dispetto di tutto ci troviamo di fronte un lavoro "che più vivo" davvero non si può, stimolante e creativo. L'assoluta aderenza poi tra testi e musiche, potrebbero trasportare direttamente quanto detto sin ora per le parole anche per la parte musicale, dove Enrico Gabrielli fa il suo a pieno regime. Arrangiamento e orchestra infatti sono un valore aggiunto, che conferiscono importanza basilare a questo concept, una tavolozza di colori infinita con la quale i nostri sembrano quasi giocare ma fanno dannatamente sul serio, riuscendo a trasmettere sempre in pieno il senso dell'opera.
Che appunto in quanto tale, non è esattamente roba da un paio d'ascolti, ma è un'esperienza reale e tangibile (che vi assicuriamo vi darà soddisfazioni se sarete lungimiranti) di quello che oggi dovrebbe fare un'artista di un certo livello, con coraggio e consapevolezza, superarsi o quanto meno provare a farlo, continuamente, del resto "è nell'arte della stessa natura" che si ferma il tempo... ma non bisogna stare troppo a lungo a guardare/si  "vivere" , del resto i fantasmi sono dietro l'angolo, sempre. 

"Fantasma (titoli di testa)": Non poteva che iniziare così questo album, iconografia cinematografica o meno... le voce infantile lontana che sembra cantare "tra le nubi la" effettivamente ci sta, così come Francesco e Rachele che uniscono le loro, rifacendo la melodia con altro tenore in un la la la la continuato.

"Nessuno": il brano che apre l'opera baustelliana è a ben vedere un compendio delle tematiche trattate, diviso in tre momenti topici, "il senso vero della morte vs chiesa ben riscontrabile nella frase "Non credo alla bibbia, mi chiedo perché dovrei consultarla, offende gli dei, non prego la chiesa il fetore che fa"... a cui fanno seguito la risposta/vitale:
"Perciò stanotte dormi qui che non esiste oscenità, freghiamo la pornografia. E dammi figli e verità e sesso orale e santità 
Non mi resta più nessuno Tranne te"
E si chiude con la soluzione /scontro inevitabile col mondo: 
"Io credo nel caos e nella violenza
Guardate le spiagge, guardate la fame
Il figlio di troia che appalta la Rai
Io credo nel peggio che deve arrivare
Nell’ego dei calcoli dei governanti
E quindi mi servono armi lo so
Venendo alla parte musicale, l'arrangiamento è letteralmente da "brividi" per intensità e corposità, parte spoglio con la voce in primo piano, solenne... prosegue con l'entrata del piano prima del ritornello dove la melodia non semplice, conquista per la sua omogeneità... poi il coro, gli archi e gli altri strumenti ad arricchire il corpus con estrema misura.

"La Morte (non esiste più)": Anche qui tre momenti ben distinti che sviluppano i temi accennati all'inizio: L'assenza di Dio nelle miserie umane: 
"Li vedo campare
Senza niente da mangiare
Osservo Dio
Lo lascio fare"
La speranza che viene data ancora dall'amore:
"Poi improvvisamente arrivi tu
Sorridi e penso che non ho più timore
Lascio correre il dolore e non c’è più
E niente muore"
La soluzione stavolta non è affidata allo scontro ma al superamento della morte stessa con l'unione eterna
"Credimi
Morire non è niente
Se l’angoscia se ne va"
L'arrangiamento ricorda inevitabilmente Amy Winehouse, la melodia la loro stessa "Cuore di tenebra"

"Nessuno muore": 16 secondi, uno sberleffo... "alla morte"

"Diorama": "Guai a non lasciarsi ipnotizzare dai mondi lontani" Nell'arte (della natura stessa) il tempo si ferma ed esso stesso non può farci male, una sorte di Sindrome di Stendhal sembra il Bianconi pensiero, dove è implicito che bisogna comunque uscirne per vivere davvero.
Per quanto concerne la parte musicale, piano e voce nella parte iniziale con risvolti melodici nella strofa che trovano aria nel ritornello,  giocato sul cambiamento di toni, chitarra acustica e inserti strumentali ben assestati, con un finale strumentale solenne e maestoso nel suo incedere:
"Nel diorama il tempo non ci può far male
Non c’è prima e non c’è poi
Solo il culmine di vite singolari"

"Primo principio di estinzione": o chiusura trionfale della traccia precedente

"Monumentale": "stringi forte chi ti ama... chi ti vuole e dona amore al pomeriggio a chi sospende la sua vita" anche qui tre fasi ben distinte scandite nelle soluzioni per chi è davvero importante e non il "fantasma", ovvero l'amore, gli amici e i meno fortunati che il Bianconi consiglia, tramite la voce di Rachele:
perchè "I camposanti non hanno rimpianti, sei tu che li covi, li rendi fantasmi, li canti per sentirne meno la mancanza, come non bastasse l’esistenza e l’eco che fa. Giace qui ad libitum la tua imbecillità"... da segnalare il classico ritornello Baustelliano con le parole una dietro l'altra, con l'orchestra, il tutto suona meno pop ma rende regale la melodia:
"Quindi lascia perdere i dibattiti, la rete, i palinsesti per un giorno non studiare, non chattare, ma piuttosto stringi forte chi ti ama, fra le mute tombe del monumentale, non c’è Dio e non c’è male, solo vaga oscurità"

"Il Finale": Il Fantasma stavolta si concentra sulla più classica delle situazioni d'amore, la fine di un'amore... è un brano "gentile e solenne" nello stesso tempo, una marcetta che non smette di crescere emotivamente in minore l'amore come nell'opera d'arte non finisce, Olivier Messiaen e il suo "Quartetto per la fine del Tempo" sono l'ispirazione,
"Noi non ci lasceremo mai e anche se fosse sarà il tempo non sarà l’eternità ed abbi cura un po’ di te e trova un uomo onesto che ti voglia bene e scusa, sto per attaccare adesso"

"Fantasma (intervallo)": in una parola "tensione"

"Cristina": l'altra faccia della medaglia verrebbe da dire rispetto a Il finale, l'atmosfera è subito quella di un western epico, carico di pathos... il fantasma si è materializzato di colpo insomma:
"Come stai?
Che vita fai?
Chiede Cristina
Cos’è che provi adesso?
Ora che hai quel che vuoi
Non so rispondere
Il mio fantasma
Spedirglielo in allegato
dovrei"
Ma fondamentalmente non è tanto il fatto in se, ma in quanto il tempo che ritorna ci fa ricordare e riporta i nostri pensieri e sentimenti in luoghi della memoria che non vorremmo perchè appunto passati fatichiamo a riconoscerci: 
"Gli spettri abitano dimore gotiche
Come succede in Edgar Allan Poe.
Ma quelli che fanno più paura sono qui
A ricordare il tempo agli uomini.
Gli spettri agitano coscienze storiche
Fatti epocali, stragi piccole
Colpe e peccati e scie di cenere
Ciò che ci fa paura siamo noi."

"Il Futuro": si prosegue il discorso intrapreso con Cristina spostandolo al futuro con conseguente ineluttabilità "che ciò che siamo stati non saremo più" con un punto di vista che stavolta abbraccia "i ragazzi di ieri" 
"Il passato adesso è piccolo
Ma so ricordarmelo
Io, Gianluca, Rocco e Nicholas,
felici nel traffico
di un marciapiede del Pigneto vite fa
Il brano musicalmente ha cadenze più folk con ancora rimandi western a conferire ancora maggior epica alle parole:
Ho guardato la casa
Che una volta abitai
Perché quando te ne vai
E’ davvero come se
Capissi per la prima volta
L’uomo che sarai
Perché tutto quel che hai
Prima o poi lo perderai"

"Secondo principio di estinzione": ci sono tutti i crismi in trenta secondi di una fine imminente

"Maya colpisce ancora": fine di un mondo già finito verrebbe da dire:
"Sono millenni che da scimmie cazzeggiamo col potere, col mito dell’avere, amori e religioni e non cambiamo mai, banchieri, operazioni, studenti ed operai.
Povero pusher che da solo se ne va con i proventi del lavoro verso la celebrità, e la ragazza di Lambrate si lamenta a voce alta del suo seno da rifare con i soldi che non ha.
Da vent’anni da farfalle ci ostiniamo ad apparire, fondiamo sul piacere, su ottuse dittature, la nostra civiltà, fiammiferi o splendore, che differenza fa?"
Uno dei brani più orecchiabili dell'intero lotto, eppure fin dall'inizio appare intenso e lirico, con piano e voce poi il tutto "si colora" con l'entrata degli altri strumenti, un mix  vintage retrò per sonorità e rimandi melodici, pop nella sua essenza, impreziosito da un'orchestra nell'insieme meno protagonista ma efficace:
"Ave Maria che nessun figlio piangerai
e che ti erediti la crisi d’Argentina e d’Uruguay
E dalle antenne di Segrate li cominci a decifrare i segnali ineluttabili del vuoto che verrà,
abbiamo sempre praticato sospensioni del dolore e modi di scappare invece è esistenziale la mia bestialità, struttura elementare del tuo DNA"

"L’orizzonte degli eventi": ammaliante e sinistra nel suo dipanarsi con le voci dei nostri che si sovrappongono, una sorta di funerale laico con l'organo e il coro in evidenza:
"Disillusione per disillusione, meglio la maleducazione che una
canna di pistola alla tempia"

"La Natura":"Sai cosa penso di noi due?
Sbagliamo a voler resistere
Alle difficoltà, ai cambiamenti"
 Altro brano "vivace e d'impatto" ed ha essenzialmente una struttura pop, coi tipici tratti dei Baustelle, dove l'orchestra si limita "per così dire" a puntellare ed arricchire il tutto, cantato da Rachele. Il testo esprime l'affidamento all' "Hic et nunc" come soluzione consapevole allo scorrere del tempo e all'inesorabilità della fine:
"Non lo trovi emozionante ciò che sai che sfiorirà
L’ora dell’ ibisco, l’epoca del disco son finiti già
Alla fine è commovente ciò che sai che muterà
Sta nella crisalide l’essenza della vera libertà
offrendo il corpo ad un bagliore,
Pensando “può non durare,
essere sole, l’ultima volta, sì, vivo così”
E bacio un seno o una bocca
Pensando “può non durare,
essere amore, l’ultima volta sì, meglio così”

"Conta' l’inverni": “Senza morte nun c’è vita” me so’ fatto tatua’... cantata in romanesco, narra le conseguenze della "possessività di un rapporto che degenera in ossessione" perfetto contraltare della traccia precedente... nella sua apparente leggerezza, è abbastanza lineare strutturalmente, musicalmente il brano di stampo folk è perfettamente aderente al testo:
"E non ve lo so spiega’
non lo so capi’ perché
quella notte la sgozzai"

"L’estinzione della razza umana": "Via la libertà che nominiamo invano via la società perché a guidarla è l’uomo"
Una prima parte dove la melodia tipica dei nostri è suonata con un certo piglio deciso con l'orchestra che gioca quasi "a confondere", eccedendo...  fa seguito alla crescente tensione che coincide con l'arrivo di toni e soluzioni più cupi, per un insieme pastoso... ci piace l'idea di base, anche come espressione del concetto "la razza (umana) senza l'uomo risorgerebbe" che fa molto Rousseau e il suo mito del buon selvaggio :
"Muore la foresta, resta in vita la tribù che taglia la testa al gallo che non canta più, muore anche l’amore che non ha colore
piove sul cadavere da settimane cavalieri del lavoro simili a Gesù, non votiamo gli uomini non li votiamo più
tornerà la terra follemente bella dopo l’estinzione della razza umana"

"Radioattività": "troppo avvezzi a stare male".... citazione o meno,  il futuro sembra Black Rain dopo "l'estinzione della razza umana" ed è ancora un invito a riscoprire i valori importanti che ci tengono in vita,  affidato alla voce di Rachele, è una ballad lenta e oscura che parte minimal ma che pian piano si arricchisce senza smettere di crescere di lirismo e intensità:
"Bisogna avere fede esplorare ogni spazio siderale abolire l’aldilà così ti stringo forte, grido amore cerco il bene nell’orrore e l’eterno nell’età"

"Fantasma (titoli di coda)": quasi  un trionfo di suoni e soluzioni armoniche a chiudere un album coraggioso e importante.

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