Giorgio Gaber 25 gennaio 1939




Dieci anni dalla morte, ed ecco fioccare cd, libri e programmi tv commemorativi, inevitabili a dire il vero, che possono piacere o non piacere, sia ben chiaro, ma tra chi storce il naso, chi aguzza la vista, chi critica e chi applaude, niente e nessuno può rendere omaggio al Signor G. senza rimarcare la più grande eredità della sua storia e quindi del suo canzoniere ovvero il suo punto di vista, che è francamente inconciliabile con gli omaggi sinceri o meno che siano che prendono la forma di qualsivoglia oggetto in quanto è libero per definizione e non può essere ingabbiato in nessun modo. Insomma tra Emma e Veltroni passa un mondo e tutti e nessuno allo stesso tempo possono dirsi soddisfatti e rimborsati, accusatori e complici, vittime comunque di un errore di fondo e non c'è Loredana che tenga,  (perdonateci la battuta fuori luogo) perchè Gaber è scevro di qualsivoglia rilettura retorica e populista, è un pensiero semmai costante, che induce a continue riflessioni, che potremmo riassumere nella parola "scomodo", perchè diciamocelo una volta per tutte, Gaber è pensiero limpido, puro, onesto nella sua dialettica, oggi come allora, e che destra e sinistra si mettano in pace, con l'insegnamento costante di non essere affatto rassicurante, bambini compresi, ma libero davvero...  e la distanza dai cantautori cosiddetti impegnati è già abissale e va a farsi benedire, perchè non ci sono filtri e ci si può permettere di... con un'irruenza e forza che non trovano paragoni, che hanno la schiettezza di una sincerità scevra di appartenenze e opinioni, Gaber deraglia, non filtra, ... Gaber è sarcastico e pungente, sempre, senza guardare nessuno... eppure la faccia è sempre ben presente. Altri cantautori più seri e impegnati tra virgolette, non hanno la stessa valenza trasversale di pensiero per intenderci, la stessa potenza di parola cruda e viscerale... o quanto meno la stessa sfacciataggine dell'uomo libero Gaber, che non aveva metafore per addolcire la pillola. E' inutile dunque sorprendersi nella commemorazione e celebrazione e criticare quella operazione "commerciale" o quell'altra... perchè fondamentalmente a Gaber stesso non sarebbe importato... Patty Smith o Gigi D'Alessio che dir si voglia... del resto:

 "Non mi piace la finta allegria
E coi giovani sono intransigente
Di certe mode, canzoni e trasgressioni
Non me ne frega niente."

Quello che conta "oggi" è il pensiero "libero" che se davvero dobbiamo celebrare qualcosa, beh, celebriamo quello e non stiamo a criticare "l'operazione di..." perchè tra canzone televisione e teatro, gli insegnamenti sono molteplici, "al libero pensare" del resto:

"E sono anche un po' annoiato
Da chi ci fa la morale
Ed esalta come sacra la vita coniugale
E poi ci sono i gay che han tutte le ragioni
Ma io non riesco a tollerare
Le loro esibizioni."

Il filo conduttore di questo articolo , sono due celeberrimi brani del nostro, il primo l'avete già intuito, stiamo facendo a stralci "La razza in estinzione" per confrontarla con "Io se fossi Dio"... che crediamo siano quasi due brani specchio della stessa medaglia. Tutto ciò non per rendere anche noi omaggio al Signor G ma per cercare piuttosto di provare a trasmettere il suo pensare "in modo libero":
Ad esempio travalicando il discorso e vedendo persino sintomi di preveggenza in Gaber, come non rimanere di stucco di fronte a questi versi:

"Ma non vedo più nessuno che s'incazza
Tra tutti gli assuefatti della nuova razza
E chi si inventa un bel Partito
Per il nostro bene
Sembra proprio destinato
A diventare un buffone"

Il pensiero a Grillo è per noi matematico, solo che il buffone nel senso etimologico del termine scompiglia le carte, in quanto lo stesso ha un percorso inverso ed è protagonista in piena regola... cosa diventerà?
Venendo a "Io se fossi Dio" non c'è da stare allegri sintetizzando: "perché la politica è schifosa e fa male alla pelle" 

Io se fossi Dio 
dall'alto del mio trono 
vedrei che la politica è un mestiere come un altro 
e vorrei dire, mi pare Platone 
che il politico è sempre meno filosofo 
e sempre più coglione.

"La cultura per le masse è un'idiozia...
E la tecnologia ci porterà lontano
Ma non c'è più nessuno che sappia l'italiano"

Versi semplici, al limite del didascalico, ma la domanda è lampante... ci hanno rincoglioniti con la comunicazione di massa e il sogno di un futuro migliore eppure stiamo regredendo come "semplici umani"... siamo:

"Una specie di massa
Senza più individuo
E vedo il nostro Stato
Che è pavido e impotente
È sempre più allo sfascio
E non gliene frega niente
E vedo una Chiesa
Che incalza più che mai
Io vorrei che sprofondasse
Con tutti i Papi e i Giubilei.
Ma questa è un'astrazione
È un'idea di chi appartiene
A una razza
In estinzione."

Il sentirsi libero di inveire e anche contro i misfatti della Chiesa oltre che dello Stato, fa da contraltare alla "massa" sola e sterile... che non sa darsi una direzione... la semplicità e la forza delle parole di Gaber sono un macigno e parlano di un uomo senza compromessi che non ha paura di pronunciare la sua verità perchè in fondo come diceva anni prima:

"Io se fossi Dio 
sarei sicuramente molto intero e molto distaccato 
come dovreste essere voi."
allora la borghesia, il ceto sociale più all'avanguardia era l'epicentro:
"Per esempio il piccolo borghese 
com'è noioso 
non commette mai peccati grossi 
non è mai intensamente peccaminoso. 
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino 
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sveda 
lui pensa che l'errore piccolino 
non lo conti o non lo veda. "

"Ma finora abbiamo scherzato"... e la forza e il messaggio "libero" di Gaber si manifesta ampiamente in questi versi:

e con la scusa di Dio tira fuori 
tutto quello che gli sembra giusto. 
e allora anche la stampa (libera per eccellenza almeno all'epoca):
"Speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo, cara figlia. 
Così per i giornali diventa 
un bravo padre di famiglia. 
Io se fossi Dio 
maledirei davvero i giornalisti 
e specialmente tutti 
che certamente non sono brave persone 
e dove cogli, cogli sempre bene. 
Compagni giornalisti avete troppa sete 
e non sapete approfittare delle libertà che avete 
avete ancora la libertà di pensare 
ma quello non lo fate 
e in cambio pretendete la libertà di scrivere 
e di fotografare. 

Rimane "l'asparizione" per dirla alla Caproni, forse l'unica soluzione, un distacco, comunque partecipe "per non rimanere invischiato negli sfaceli" e per guardare le cose nel modo più puro e libero possibile:

Io se fossi Dio 
non mi interesserei di odio e di vendetta 
e neanche di perdono 
perché la lontananza è l'unica vendetta 
è l'unico perdono. 
E allora 
va a finire che se fossi Dio 
io mi ritirerei in campagna 
come ho fatto io.

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