La rivoluzione nel monolocale - Alì




Questa nuova generazione di cantautori, siciliani in primis, da Dimartino a Carnesi e Colapesce (produttore tra l'altro dell'album) per citare i primi che ci vengono in mente e volendo restare in Sicilia, si arricchisce di questo nascituro (che esce per La Vigna Dischi) che porta la firma di Stefano Alì... Alì per gli ascoltatori e la cosa che più "colpisce" a parte il nome si intende (N.d.r.) è rispetto ai nomi citati prima, il timbro vocale e l'uso che il nostro ne fa in questi brani... è un particolare non da poco, perchè "questo monolocale" non è "Restiamo in casa" di Colapesce, non c'è la poetica dei piccoli oggetti, gesti, azioni che assurgono a grande significato, non ci sono i giochi linguistici di Carnesi ne la forza evocativa di Dimartino, o meglio... nei solchi, ci sarebbero anche, ma ovviamente sotto altra espressione e vis poetica ma a far brillare tutto di altra luce è appunto la voce, il timbro, scuro, ombroso eppur duttile... che affascina creando ombre, spirali, labirinti... da "maudit" forse se cerchiamo una parola che vada bene e ne racchiuda il senso, così è la musica naturale conseguenza di tutto ciò, per la quale pur mantenendo i confini delineati sopra, ovvero il folk pop, ci sono le ripetizioni ipnotiche, le chitarre elettriche che disturbano e confondono... c'è tensione e voglia di sfida... così le parole si inaspriscono e l'ironia viene fatta a pezzi dall'amarezza o più semplicemente da una constatazione più evidente e netta, di uno scontro con la realtà, frontale... come a dire, "disarmato e senza paura". 
  
"Armata fino ai denti": brano folk pop ben costruito, che parte sulla chitarra acustica e poi si arricchisce pian piano di piccoli orpelli strumentali, con una sezione ritmica che scandisce quasi una marcia, molto orecchiabile e armonioso il ritornello:
"rimpiango il tempo che non valorizza mai non da giusta dignità i dubbi uccidono la tua bellezza"

"Per la gioia di Woodoo": "e come l'aria d'estate rimango immobile e come i Wolfango mi scopro fragile all' ozio che strazio" un incedere scarno e incalzante alla Pan del Diavolo mitigato dalle aperture melodiche e punteggiato dalle chitarre elettriche, da segnalare un testo ironico e ricco di ispirazione, tra citazioni ( vedi sopra) e felicità al "lexotan" :
"e poi come d'incanto rendi speciale il tuo silenzio"

"Le nostre bocche incollate": "fuori già piove ma il paese è in festa e io mi accingo ala vista del tuo vestito viola"... ballad folk pop d'impianto acustico dal gusto agrodolce ma ben sostenuta, che rallenta opportunamente nel ritornello scarno ed essenziale nella prima parte, a sublimare "il rifugio dal mondo fuori":
"che io abbia in gloria questo istante"

"Maggio": "ricordo l'ora in cui tu mi uccidesti, maggio profumava d'estate, tu eri li con addosso il peso delle tue frasi e io già solo al mondo" un mood ipnotico e ammaliante, etereo nella sua cupezza data in primis dal ripetersi della sezione ritmica ad accentuare il tema

"Cash": "è giunto il sabato e ci si veste a cazzo" ballad folk scura e intensa, che vive di ripetizione del tema, come nella traccia precedente, ma qui ogni alone d'etereo è perso, il brano si veste di tinte psichedeliche nel finale demandato alle chitarre elettriche

"Continuare a vendere oro": dopo Cash non è certo un caso che il nostro prosegua con un titolo del genere ma poi ci sono sempre "i Broken Social Scene, i Wilco e i Morphine che ti aiutano a mandar giù", un testo alla Rino Gaetano ma è ancora l'amarezza a regnare e d'ironia non c'è traccia nelle parole come a dire "scoprire che non sono più quello di un tempo" ma (l'ironia) viene sviscerata con un bel lavoro noise delle chitarre elettriche sul finale:
"... e di musica morire"

"New York": "io precario tu precaria questo non ci basta non ci completa sai che c'è un idea originale vi mando affanculo tanto è ugurale"... incalzante e trascinante, il brano ha un non so che di "liberatorio" dopo New York, si respira più energia data dalla ricchezza dell'arrangiamento e nel testo ripetuto a mò di mantra c'è quasi la soluzione:
"e mi basta sentire il tuo sapore dopo aver fatto all'amore"

"Il miglior sorriso della mia faccia": cover di Paolo Conte che non stona affatto nel lotto, incentrata su chiaro scuri psichedelici, il risultato è eccellente:
"chissà se sai leggere un pò su questa faccia"

"Roulette": "ma come si fa a non pregare un Dio ma come si fa a volersi così male"... lancinante e assolutamente affascinante nel suo dipanarsi, con un testo amaro e disilluso e una sezione ritmica che non smette di accrescere la tensione

"Racconti di viaggi": "le cose non dette a che serviranno?" ballad acustica interamente giocata sulla chitarra acustica con azzeccati inserti strumentali ad impreziosire il tutto, ha un'aria solenne e fiera e a chiude più che degnamente questo ottimo esordio.

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