Quintale - Bachi da Pietra



Variegato e ricco di sapori/suoni diversi ma funzionali, ficcanti, incisivi e mai domi, i Bachi da Pietra, rilasciano un lavoro granitico e coeso seppur nelle sue diverse sfaccettature, giocando coi generi, facendoli propri, secondo le loro corde e esigenze narrative, tra Dio e l'Uomo anche esso Maiuscolo, con le sue contraddizioni, i suoi punti di vista labili, la sua libertà di scelta presunta. Un "Quintale" di roba buona che passa dai '70 ai '90 con assoluta maestria, rimodulando la materia sonora con estrema potenza e intensità, con un discorso forte, importante, sui testi che lega le tracce come fili invisibili o angoli diversi che hanno la stessa visuale. Giulio Favero aiuta a far suonare l'album (registrato in analogico) antico e moderno nello stesso tempo, ma i brani presi di per se hanno il furore dell'urgenza espressiva, la voglia di comunicare che abbatte le barriere, seppur ribadiamo nella loro diversità intrinseca... non ci sono momenti in cui l'attenzione dell'ascoltatore cali, non ci sono brani riempitivi o quanto meno deboli... è un disco caldo, viscerale e profondamente vero, che ha il dono di spingerti in tante direzioni per riportarti unicamente d'incanto alla stessa radice, matrice o pensiero che dir si voglia, con tanti dubbi installati... che porta a pensare e riflettere ( il massimo che si chiede a un' opera artistica di senso compiuto) e che ha bisogno di ripetuti ascolti come è normale che sia, vista la sua complessità per essere apprezzato in pieno... probabilmente (o meglio per noi) il migliore di Succi e Dorella.

"Haiti": "ma basta un angolo diverso nello spazio ormai finito"... pesante e oscura, alla maniera dei Black Sabbath, selvaggia, satura di suoni, lenta e pastosa nel suo dipanarsi con tanto di distorsioni nella voce:
"sceso e non caduto è quello che ha voluto"

"Brutti versi": "i soldi vanno i versi restano e fanno male", mentre la batteria di Dorella si prende la scena... la chitarra elettrica si dedica a riff di stampo hard rock:
"tu non devi seminare male"

"Coleotteri": "sei libero di sceglierlo di essere... come ti vogliono" un pugno diretto e ben assestato che travolge letteralmente, una sorta di punk metal, con un grande testo sulla libertà di scelta puramente illusoria.
"Ti senti vittima? La vittima diventa complice, carnefice"

"Enigma": post rock, intenso e trascinante, con un testo magnifico, ricco di citazioni di nomi e giochi di parole "non lo sa giulio fa non lo sal verò..."  lo sapeva Emidio (presumibilmente Clementi) ma non ha più memoria

"Fessura": il brano che non ti aspetti, che si muove in territori hip hop specie per quanto riguarda il cantato di Succi, con la melodia data dalla chitarra elettrica che ti si appiccica addosso dopo un ascolto: "salvami con un nome diverso"

"Mari lontani": "il posto è adesso, il tempo è qui, siam stati stupidi o forse solo soli", incedere marziale, atmosfera tagliente, con una apertura melodica sul finale intrisa di lirismo, evocativa e molto ben riuscita 

"Io lo vuole": testualmente è il contraltare di Coleotteri "fai esattamente il mondo che vuoi"... a rimarcare le differenze tra pagina scritta e vita a confronto "nella violenza verbale"... ritmicamente il brano è incalzante e convince ampiamente nel suo lasciare senza respiro:
"se vuoi questo vuoi questo per sempre se vuoi questo vuoi questo per te"

"Pensieri, parole, opere": ho molto peccato in... rock'n'roll" tirata e incisiva al massimo, sonorità e piglio post punk anni '90, per metà in inglese:
"tu saresti dio ma ti perdono ho sbagliato anch'io"

"Paolo il tarlo": ritmicamente sembra una "Beutiful people" accelerata dove la chitarra lacera "noise", il minaccioso incedere solenne e convulso:
"la stessa sostanza del silicio e del guano"

"Sangue": voglia di sperimentare e mischiare le carte, alla maniera concedeteci il paragone solo per darvi mezza coordinata dei grandissimi Area nella parte iniziale con vocalizzi/urla, per poi proseguire con un riff di chitarra di stampo quasi metal prima di deflagrare del tutto e tornare al riff  che chiude il brano a mò di mantra:
"sangue sempre vende gente sangue sempre per niente"

"Dio del suolo": "impari ad amare gli insetti più strani se vedi quegli sforzi sovraumani"... altro brano che non ti aspetti, una vera e propria ballad rock, ricca di phatos e lirismo con forse il miglior testo dell'album:
"e mi fa sentire bene perchè mi fa sentire bene darvi l'amore e la morte insieme"

"Ma anche no": "anche il muschio sogna"... si prosegue come sopra, ed è incredibile il risultato, con le varianti psicadeliche in più ad impreziosire il tutto... il pop rock alla maniera dei Bachi colpisce e annichilisce per manifesta superiorità:
" un giorno all'altro mi spiegherò... ma anche no"

"Baratto@bachidapietra.com": "non abbiamo seviziato nessun fonico", geniale e irriverente, chitarrina, voce e telefonino, che suona ovviamente di merda... "d'artista":
"ma un caffè o un vaffanculo non si nega a nessuno"

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