Irene Ghiotto



Appena 6 brani dove quello sanremese "Baciami" è il migliore eppure è totalmente estraneo all'album, sembra un paradosso e in fin dei conti lo è, ma fino a un certo punto, perchè Irene Ghiotto tralasciando illustre epigone straniere sembra collocarsi tra le cantanti eteree e sopraffine come Elisa e L'Aura e appoggia la sua voce su morbide trame, ora sinuose ora ammalianti ma che non hanno il coraggio di spingersi oltre e si rivelano come incompiute, mancando anche un appiglio pop il più delle volte. E' un album sconclusionato a dirla tutta dove la voce(che c'è, è evidente) viene fatta assomigliare troppo ad Elisa e quando si cerca un minimo di fare la differenza diversificando gli arrangiamenti o arricchendo quanto meno la parte strumentale non si va più in là del già sentito, è un peccato perchè Irene ha talento, "Una distrazione" lo dimostra e l'album nel suo complesso non è male... è solo che è evidente la non chiarezza d'intenti nella produzione in primis e l'appiattimento generale che ne consegue. Baciami che non c'entra niente con l'ep ribadiamo, è sebben derivativa anche essa, quanto meno fresca e immediata: 

"L'ultima volta": "i lacci sporcati come margherite al primo piede non luccicano più"... essenziale e tutta giocata per sottrazione, per far risaltare la voce di Irene, che a tratti ricorda un pò troppo Elisa, affascina di certo, ma ha il difetto di non concedere respiro alla fine dei conti per così dire, manca una vera e propria apertura melodica:
"un graffio in pieno viso sembra una spina su un corpo di rose"

"Baciami": "... con i papaveri che oscillano nel traffico" è una citazione "geniale" per Sanremo, con tanto di ritmo ed appeal , davvero troppo per il contesto... è un brano pop perfetto alla fin fine nel suo alternarsi tra parti black e melodiche, avrebbe sicuramente meritato miglior fortuna:
sassi nelle scarpe le tue piccole paure legami le scarpe come grappoli di nuvole"

"Gli amanti":" il tempo che resta è speso solo per l'amore"... il brano ricalca il primo dell'album,  con la voce ancora da equiparare a quella di Elisa, è più debole (e di molto) nel testo, ma è certamente più ricco di variazioni strumentali e soluzioni d'arrangiamento, come a dire che affascina molto meno ma è più di impatto, eppure alla fine "L'ultima volta" si fa preferire comunque  

"Bio": col pianoforte portante, ballad eterea e scarna... ma abbastanza standard nel suo dipanarsi armonico e strutturale:
"la mia coscienza senza identità sogna di trovare libertà il calore di una lacrima ripercorre il viso di chi sa che io non riesco più a parlare ma tanto a cosa serve ascoltare il mio dolore"

"Una distrazione": retrò e moderno allo stesso tempo, minimal come arrangiamento ma che stavolta non manca di niente, con la melodia che si apre leggera e sinuosa nel ritornello:
"in questo elastico che chiamo amore io respiro in questo vortice che chiami vita io respiro"

"Un piccolo interludio": "mi risveglio nel tuo abbraccio assente ma una musica mi ricorda che con una lacrima che precipita per fare tutto ci vuoi tu"... ultimo brano, sfuggente e malinconico che chiude l'album e una sorta di ideale trilogia con "L'ultima volta" e "Gli amanti", dal punto di vista strumentale e d'arrangiamento non dispiace di certo, c'è comunque un'evoluzione, il testo è sufficiente pur nella sua non originalità  

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