Se l'anno scorso prendendo in prestito una frase "Non credo di esser superiore anch'io guardo Sanremo" da una canzone degli Zen Circus (I Qualunquisti) vi avevamo raccontato il nostro punto di vista giornalmente, quest'anno abbiamo deciso di non tediarvi con le nostre disamine "sul pezzo" ma di sbollire il tutto con calma ascoltandoci le canzoni come si deve e alla fine di rilasciare questo sindacabile per carità giudizio, sui 28 brani dei big in gara e sugli 8 dei giovani (in neretto le canzoni che hanno passato il turno) . Ci preme sottolineare che i voti dipendono e tengono conto di più fattori, come le potenzialità, il contesto, le esibizioni... e anche più persone che si sono cimentate in questo annoso e necessario giudizio, ergo non stupitevi più di tanto se...
Elio e le storie tese con:
"Dannati Forever": sarà orecchiabile come dice Elio ma alla fine non convince più di tanto, piace il testo sicuramente meno l'arrangiamento... troppo orchestrale. Voto:6+
"La canzone mononota": ha tutte le parvenze del raffinato esercizio di stile e del puro divertsemant eppure oltre le "acrobazie" c'è molto di più e nel testo i nostri non le mandano di certo a dire. Voto:8
Malika Ayane con:
"Niente": difficile e affascinante nel suo declinarsi, il bridge però (o il ritornello vero e proprio) non convince del tutto. Voto: 6+
"E se poi": profumi lontani di melodie antiche, semplice e immediata, ha quel mood nostalgico che affeziona a lungo andare. Voto: 6,5
Modà con:
"Se si potesse non morire": meno drammatici e ansiosi del solito, ma "se anche i baci si potessero mangiare ci sarebbe un pò più amore e meno fame" non si può sentire, tralasciando il resto del testo, eppure a dare più fastidio" sono quegli ehhhhhhh che non riusciamo proprio a comprendere, anzi sul finale sembra debba arrivare da un momento all'altro Vasco a cantare "Senza parole".Voto: 2
in confronto "Come l'acqua dentro al mare" è un capolavoro... semplice semplice ma strutturalmente idonea alla kermesse e dove Checco canta con meno enfasi, a parte banalità tra il bene e il male dove vince sempre il bene... ma va? Voto:5-
Simone Cristicchi con:
"La prima volta che sono morto": filastrocca sulla morte raccontata in modo allegro in un'aurea da avanspettacolo, ricorda un pò troppo "Le cose in comune" di Silvestri, ma il testo convince appieno. Voto:6,5
"Mi manchi": semplice e delicato, abbastanza classico, alla Sergio Endrigo. Voto:6+
Almamegretta con:
“Onda che va”: scritta dai Tiromancino, ha una linea melodica non troppo originale ma che gli da quel non so che di classicità che non dispiace, è il brano sanremese dei nostri, paradossalmente, ma giustamente non passa. Voto:6-
Mamma non lo sa": dub reggae ovvero gli Almamegretta, con un buon testo e anche abbastanza orecchiabile, niente di memorabile comunque, non c'entra nulla con l'Ariston ma chi se ne frega. Voto:6,5
Max Gazzè con:
"Sottocasa": ska trascinante in un mood anni '80 con un ponte ritornello alla Raffaella Carrà tra virgolette. Voto:6,5
“I tuoi maledettissimi impegni”: un pezzo elettro-pop con derive new wawe, meno immediato del precedente ma che sinceramente preferiamo. Voto:7-
Annalisa Scarrone con:
"Scintille": rime facili a parte, il brano non è malaccio con le sue atmosfere balcaniche mischiate alla tradizione italica. Voto:6--
"Non so ballare": eterea e delicata, abbastanza standard e non spicca il volo nel ritornello. Voto:5-
Chiara Galiazzo con:
“L'esperienza dell'amore”: un brano in pieno stile Tiromancino, che si va standardizzando ai canoni sanremesi nel finale, sarebbe stata meglio forse un'interpretazione meno scolastica, troppa enfasi, specie nel ritornello, testo compreso. Voto: 5
“Il futuro che sarà”: un po' meglio in questo brano di Francesco Bianconi, abbastanza scontato nel suo dipanarsi e nell'assomigliare ad altro, con violino e fisarmonica a contrappuntare il tutto, che nel ritornello è più vivace tracciando il classico tocco baustelliano. Voto: 6-
Marta sui Tubi con:
“Dispari”: lyric-rock con arie barocche, ma alla fine è un gran bel pezzo pop, alla Marta sui Tubi si intende, non adatto a Sanremo ma in altri ambiti ha tutti i crismi per diventare un vero e proprio tormentone. Voto: 7.
“Vorrei”: intenso e potente, più aperto alla melodia vera e propria, meno rischioso del precedente finisce per convincere di più nel contesto sanremese. Voto: 7+
Maria Nazionale con:
“Quando non parlo”: di Gragnaniello, il pezzo è ben strutturato sebbene sia abbastanza prevedibile, ha un incedere incalzante però che non dispiace. Voto:6+
“E' colpa mia”: in lingua napoletana, intensa, dai toni drammatici che si stemperano in un ottimo ritornello, con la chiusa alla My Way, targata Servillo-Mesolella. Voto: 6,5
Marco Mengoni con:
“L'essenziale”: essenziale appunto e misurato, un tipico brano sanremese ma fatto bene, con un testo semplice ma incisivo e un bridge che esalta le qualità vocali del nostro. Voto: 6,5
“Bellissimo”: ritmicamente non male, con un piglio quasi funky nella strofa, si perde nel ritornello, troppo banale melodicamente, tralasciando l'abuso dei superlativi nel testo. Voto 5--
Raphael Gualazzi con:
“Sai (ci basta un sogno)”: "per sopravvivere ci basta un sogno" Un bel jazzato senza fronzoli con un buon dipanarsi armonico che però non esplode del tutto e quel saiiiiiiiiii, fastidioso alquanto. Voto: 5,5.
“Senza ritegno”: la melodia ricorda quella di un famoso spot di anni fa come per dire che è alquanto orecchiabile, piacciono i cambi di tono ma la sensazione rimane quella del già sentito col nostro che si sforza di andare incontro senza fiato alle parole e non basta l'arrangiamento di Bosso. Voto:5
Daniele Silvestri con:
“A bocca chiusa”: che libertà è partecipazione, ma pure resistenza.... Un brano sul lavoro che manca, sulla libertà che manca, sulla parola che manca, sulla crisi che... non ci manca. Un racconto che bacia la tradizione romanesca di Gabriella Ferri. Scarna ed essenziale, forse troppo, con un buon bridge, testo importante. Voto: 7
"Il bisogno di te (Ricatto d'onor)": furbetta e orecchiabile, a tratti scolastica e non incisiva più di tanto... non ha l'appeal di una Salirò per intenderci... Voto: 6--
Simona Molinari e Peter Cincotti con:
“Dr Jackill e Mr Hide”: un pezzo per dire “postumo” in quanto scritto dall'indimenticabile Lelio Luttazzi. Ha un'aria easy ma sembra una rilettura di "Città vuota" di Mina Non ci entusiasma in modo particolare l'arrangiamento, la voce della Molinari non basta. Voto: 5-
“La felicità”: un pezzo più banalotto nel suo dipanarsi a dirla tutta benchè comunque trascinante, ma anche qui niente di nuovo.Voto: 5,5
Andrea Nardinocchi con "Storia impossibile": tecnologico e semplice allo stesso tempo, con un ritornello del genere poi... il ragazzo è comunque uno su cui scommettere (più per i suoi trascorsi rispetto al brano), il brano ha un notevole appeal radiofonico e svariate influenze ed è per così dire al passo coi tempi. Voto: 5,5
Blastema con "Dietro l'intima ragione": non male questa band, un brano ricco di suggestioni, evocativo e incisivo, non semplice per l'Ariston, eppure... Voto:6,5
Ilaria Porceddu con "In equilibrio": reduce dalla prima edizione di X Faxctor porta un brano perfetto e di sicuro impatto, col pianoforte in evidenza e gli stacchi giusti per liberare la voce, tralasciando qualche passaggio del testo, metafora finanche troppo abusata, il ritornello in dialetto sardo forse potrebbe penalizzarla ma può aspirare alla vittoria finale. Voto: 6,5
Il Cile con "Le parole non servono più": brano pop rock abbastanza convenzionale, scritto bene però e costruito a mò di tormentone, niente di che, ma non dispiace. Voto: 5
Irene Ghiotto con "Baciami?": un brano fresco e orecchiabile, troppo forse per il festival, con un ottimo ritornello giocato in sottrazione, che potrà prendersi le sue rivincite. Voto: 6
Renzo Rubino con "Il postino (amami uomo)": è dai tempi di “Sulla porta” che non vediamo un brano sull'omosessualità raccontata in prima persona, lasciando fuori quindi le baggianate della Tatangelo e il solito Povia sempre sul pezzo. Non ci sembra una canzone ruffiana anzi è ben fatta e musicalmente funziona con gli inserti lirici sullo sfondo ad acuire la drammaticità del testo. Voto:6,5
Antonio Maggio con "Mi servirebbe sapere":ve lo ricordate negli Aram Quartet quando vinsero il primo X Factor? il brano è pop(olare) e ha piglio dance, furbo e fresco il mix è riuscito benchè non sia propriamente originale, comunque funziona e passa il turno. Voto: 5,5
Paolo Simoni con "Le parole": forse non è stato capito, o forse non si è fatto capire. O ancora non ha colto la sua grande occasione. Altrimenti non ci spieghiamo come mai un musicista così giovane che vanta già collaborazioni live con Massimo Ranieri, duetti con Lucio Dalla (nel suo secondo album) ed addirittura con Giorgio Conte, aprendo anche il concerto di Ligabue a San Siro nel 2010, abbia portato un brano che dà pochissimo musicalmente ed in termini emozionali, troppo convenzionale e derivativo. Voto: 4,5
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