Simona Molinari - Dr.Jekyll Mr.Hyde




Al quarto disco e reduce dal recente festival di Sanremo, a distanza di un anno dal precedente “Tua”, Simona Molinari ripropone il suo “disteso” elettro swing, un po' bossa, un po' jazzato. Una grande voce che il pubblico pian piano ha saputo apprezzare nel corso degli anni, di una potente e limpida bellezza. Anche in questo ultimo disco, dal titolo “Dr. Jekyll, Mr.Hyde”, alla cantante napoletana si affianca il pianista Peter Cincotti. Noi di shake, nella recensione di “Tua” avevamo sottolineato quanto il binomio Molinari-Cincotti, soprattutto nei duetti, non fosse funzionale... probabilmente anche il pubblico sanremese lo ha capito. Simona ha una voce che va bene da sé, così perfetta da allontanare qualsiasi sposalizio vocale, soprattutto da uno come Cincotti che, lo ripetiamo, è un bravissimo musicista, ma...

“La felicità”: la canzone che ha passato il turno secondo le modalità di voto del 63esimo festival di Sanremo, è uno elettro swing nella “media”, niente di grandioso ma certamente allegro e ritmico. Tralasciando i vestiti, le scarpe in pieno varietà all'italiana, il duetto con Peter Cincotti, in questo gioco di sguardi tra i due in cui tutto il resto si annulla, non ci piace né tanto meno convince chi sta a casa a guardare, forse per questo è stata poco premiata in classifica. Il brano funziona meglio su disco.
“Ero convinta sarei riuscita a cambiarti un po’, ero sicura che non mi avresti detto di no, io ti volevo in una vita che non era tua, io dicevo ti amo, tu mi dicevi una bugia...”

“Dr Jekyll, Mr. Hyde”: il secondo brano proposto a Sanremo (ma che non ha passato il turno) e che vede un Cincotti sempre presente con quel suo fare in stile Michael Bublè, è uno swing leggero scritto dall'indimenticabile Lelio Luttazzi, rivisitato in chiave beat probabilmente anche per l'occasione. Ottimo l'inserimento del piano che, come nel precedente, ben si adatta alla batteria che sembra un loop. Non male il testo...
“Ti ho visto ridere davanti ad un incidente, ti ho vista piangere precipitevolissimevolmente...”

“Come vento”: una leziosa chitarra ritmica accenna un jazz con pennate classiche, la voce della Molinari si fa più delicata ma non meno potente, moderna comunque ed elegante...
“Non cambierai,no tu sei il vento che passa e va di letto in letto, che all’improvviso scivolerà...”

“Gran balôn”: questa volta si passa al levare delle chitarre ipnotiche in cui si inseriscono “The Sweet Life Society”, il duo electroswing torinese formato da Gabriele Concas e Matteo Marini che donano al pezzo un po' di hip hop che non guasta nel complesso. Un chiaro omaggio allo storico “Gran Balôn” mercato del vintage e dell’antiquariato che si tiene la seconda domenica di ogni mese in Borgo Dora a Torino. Quello che ci stupisce nel testo è la presenza ripetuta della parola “serpente”... tant'è...
“Non so seguire i clichet, compro i vestiti al Gran Balôn e ascolto tutto il giorno i classici del Jazz...”

“Mentimi”: scritto da Andrea Rodini e Carlo Avarello, è il primo brano lento del disco... una donna che prova gusto ad essere trattata male... ne esce fuori un flebile jazz dal sapore sudamericano... Simona Molinari canta in modo molto sensuale...
“E quando scivoli nel letto, stanotte quando chiuderai gli occhi, stanotte...”

“Sampa Milano”: e la samba ci mancava e ci viene donata da Gilberto Gil... certo la samba poco ha a che fare con Milano ma se lo dice lui... non male l'abbinamento elettrico... il Brasile e l'Italia sono vicine... la tromba si sbizzarrisce sul finale...
“Sampa Milano, Napoli Salvador, Roma e Rio...”

“Where the clouds go”: altro leggero jazz con la voce sussurrata... non entusiasmante ma sicuramente di classe...

“Non so dirti di no (A long way frome home)”: c'è ancora lo zampino di Cincotti che per la prima volta si cimenta in italiano... siamo sulla falsa riga di “La felicità” ma più pop e più “ponti” privi di fronzoli strumentali... se non fosse per i fiati ed il piano swingati, sul brano aleggerebbe una vena “The final countdown”...azzardiamo...
“Noi su un filo, strade e luci, noi... poi, il buio, la notte non ha eroi, siamo soli in terra straniera...”

“Lettera”: canzone d'amore, ballatona piano e voce delicata e finalmente Peter Cincotti riesce a donare al brano la giusta misura (suona soltanto). Del brano ci colpisce il testo, fatto molto bene nella sua semplicità...
“No non starò qui a dire cosa è andato storto, anche perché io forse non l'ho mai capito, ma fuggo via di spalle con le rose in mano, correndo sopra le pozzanghere di vino...”

“Il mulo”: si ritorna all'origine di “Egocentrica”... il testo vale davvero la pena di ascoltarlo bene... racconta indirettamente una storia che sembra quella della Madonna e di Giuseppe (in chiave moderna) e del lungo cammino fatto per cercare un posto per partorire il figlio di Dio.... e la gente mormora,ma che ne sa...un inno anti discriminatorio... “ci son colori tra il bianco ed il nero che non puoi dir cosa è giusto o vero”...
“E tra la gente si sparse voce e cominciarono a borbottar: guarda quell'uomo sopra quel mulo sarà un tiranno, si si è sicuro, povera donna che gli è accanto che come una schiava sta....”

“Buonanotte Rosanna”: possiamo definirlo un brano postumo, visto che vede al piano Lelio Luttazzi... e si sente e dona sensazioni. Ancora piano e voce in una ninna nanna soave, tenera, da fiaba Disney...
“Un messaggio lasciato in sordina scritto come quelle di una volta con la china, sorriderai leggendo che son proprio io che parlo a te, c'è tutto il mio amore, ti dirà di me...”

“A Rose Among Thorns”: reinterpretazione di un “colossal” della musica classica targata Ennio Morricone e Dulce Pontes.... la Molinari e non avevamo dubbi, ci mette del suo per mantenere al brano l'aurea che possiede prepotentemente anche se in questo caso è più spoglia di strumenti orchestrali, più secca ma con delle puntuali aperture...
“From a simple prayer, that began as a whisper in a quiet place, a dream can inspire the world...”


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