Who is boro? - Habitat



Uno strano miscuglio, di punk e tecno, di loop elettronici e scariche rock, che non disdegna altre influenze affini e che è altresi persino cantabile... e cosa che non guasta di certo, i testi hanno qualcosa da dire... e sono non ultimo dei bei testi.
Un primo album che è un ottimo viatico insomma per il futuro di questa band pisana, che mischia le carte ma non confonde, anzi, arriva immediata e ricercata nello stesso tempo. Un disco ricco di sapori che ha la botta del pugno ben assestato ma che ti lascia la voglia di guardare in faccia il colpo preso, anche perchè le influenze che ci sono e che i nostri assorbono con mestiere, sono ben stemperate dalle soluzioni adottate in fase di arrangiamento ed è scongiurato il rischio di poter assomigliare ad altro, (specie estero) mantenendo nel corpus un'originalità di fondo che è e fa "provincia"( nel senso nobile del termine si intende) che fa quanto meno sperare per il futuro, specie se la band vorrà dar sfogo a certe dinamiche strumentali per adesso (giusto così) confinate nel limite "forma canzone":

"Habitat": il ripetere robotico del titolo apre questa traccia strumentale per subito immergersi in un loop elettronico e appunto "ripetitivo" per definizione, in piacevole ostaggio delle variazioni di tono nell'incupirsi delle atmosfere. 

"Lei era bella:  "lui era brutto ma così brutto che un giorno decise di fare l'attore "... punk alla maniera dei CCCP,  aggiornato e curato si intende, per un testo "provinciale", diretto e incisivo, dove non manca l'amarezza dove "non compri niente" e un finale che ricorda i Tre allegri ragazzi morti :
"vivere di emozioni forti non è vero che è scontato, infatti dovresti vedere negli ultimi tempi quanto ho speso" 

"Distratto": "andatura lenta e ogni sguardo e ogni parola mi spaventa" l'indole punk viene sovrastata dalla narrazione lirica e dal ritmo marziale e cadenzato e dal muro sonoro, cercando di "fare senza" con i Depeche Mode appena sullo sfondo, che non guastano mica, anzi:
"oggi mi sento distratto e quante volte mi hai distratto e quante volte mi hai distrutto e quante volte mi hai detto sveglia"

"Fuori di testa" : "il tuo sorriso è ancora più bello con quegli avanzi del pranzo di mezzo" atmosfera quasi da rave per un inciso punk/rock, una sorta di Chemical Brothers brutti sporchi e cattivi impastati a un testo lucidissimo:
"mangi il bene e vendi il male stimoli che dopo stimoli le tue mani vogliono toccare"

"La Vita In Diretta": Mara Venier apre, la botta punk/hardcore arriva subito a mettere le cose in chiaro contaminandosi amorevolmente coi synth e sfociare nelle variazioni "inquietanti" di quello che è un vero e proprio ritornello epitaffio:
"non sono più al sicuro"

"Conflitto interno": "e non è il mezzo che mi diverto" ancora contaminazioni tra hard rock e un uso dei synth da rave, per una cantilena ossessiva, sono in questo caso i Prodigy il termine di paragone perchè viene del tutto abbandonata la matrice punk di Fuori di testa e si va ben presto a deflagrare su territori più vicini al gruppo di Braintree:
"passato presente troppo niente"

"Legami": "... ma tu legami come fossi libero come se fossimo liberi riprenderci e riviverci" claustrofobica eppure anche evocativa e assolutuamente ficcante nel suo incalzare martellante, persino orecchiabile

"Quello che credi": "i giorni passano inesorabili, le decisioni creano fretta"... Depeche Mode e dissonanze per un finale tecno... nel mezzo tant'altro,  tra voci filtrate e "cose che non ti aspettavi fra i denti e bocche che mettono ansia" per un mood sospeso a creare il giusto climax:
"provi a dividere quello che credi da quello che vedi"

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