Blastema - Lo stato in cui sono stato




Giunti al loro secondo album e dopo l'esperienza sanremese i Blastema si dimostrano una rock band più che valida, "Lo stato in cui sono stato" ha forse il difetto di non avere il singolo apri pista per antonomasia, la sarnremese "Dietro l'intima ragione": "perchè davanti c'è sempre un limite che mi sfugge"...  è suggestiva, intensa ma di pop "virgolettato non ha niente" (meno male) e sebbene i nostri non sperimentino più di tanto, è un lavoro di valore, dove non ci sono tracce deboli e il tutto nel suo insieme ha una coerenza forte, d'impatto, non lascia senza parole insomma ma neanche indifferente, già a partire dal brano d'apertura "***": un incedere acustico sinuoso e marziale con i synth a intervallare "povero cristo che non vali più povera triste piccola gesù non ti è rimasta che la frenesia di una vendetta con la fantasia ", ci sono i riff, il tiro, la botta rock di "Synthami" colorata di elettronica, che ha tra l'altro un'ottima apertura melodica non banale nel ritornello "anima mia non sei più tornata te ne sei andata (dallo stato in cui sono nato, e che mi è costato quasi tutto) senza salutarmi" e "Dopo il due", trascinante con ottimi inserti strumentali per un bridge degno di nota, "tu fratellino vent'anni a luglio tu che pena tu sorellina “Nick Cave-Eraclito“ che pena tu fratellino, tu sorellina che pena mi fai" "Miss Allegria" "... sei tutto quello che vorrei misantropia vai non tornare più" invece parte scarna e minimal per proseguire con una decisa sterzata in ambito rock, continuando a vivere di questa alternanza, "Tira fuori le spine": "io vivo per istinto, io vivo per illudermi ancora"... rock ballad con la voce in primo piano, epica e solenne sia per il suo dipanarsi armonico che dal punto di vista testuale, "Camilla": sospesa e ammaliante, tra piano e chitarra, stavolta i nostri non partano all'arma bianca per così dire dopo le parti lente, ma giocano più sui toni e le atmosfere, rifacendosi alle grandi ballad degli anni '70, risultando ampiamente convincenti: "solo un altro dubbio non ho altro da perdere ammesso che il dubbio sia mio di me o di te" con "Caos 11" si ritorna sulle tracce d'apertura, decisamente rock, concitata e ben sviluppata: "animo bambini che stasera si marcia all'ombra del mitragliatore svegliatevi bambine date fuoco alle danze è tempo di rivoluzione"  con "Quale amore": "... puoi tenerti con me?" post rock con virate noise, convulso il giusto, "Sole tu sei":"limpido inganno" elettronica e martellante ritmicamente a far da perfetto contraltare al cantato evocativo e poi a chiudere il disco ci sono le ballad: "La vita sognata": "mi vendicherò di tutti i mondi possibili" un mood da favola, per un brano ben arrangiato e ricco a far da contraltare perfetto alla chiusa di "Tristi giorni":ma il sangue è vivo e scuote i piedi e non sarà un mare che lo fermerà ancora vivo, ancora in piedi no, non sarà il male che mi fermerà" con gli archi in evidenza, melodicamente ineccepibile, scarna ed essenziale, un gioiellino di rara bellezza. 
Ora che i contorni sono ben definiti, ci aspettiamo nel futuro che la band possa sviluppare maggiormente le trame musicali, arricchendo il proprio bagaglio sonoro... osando quel tanto che basta per affrancarsi totalmente dal proprio background e ritagliarsi uno spazio sempre maggiore nel rock italiano. 

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