Maddai - Non è facile essere alla moda




Un album essenzialmente di pop... easy listening, tanto per dare una definizione tout court di questo primo lavoro sulla lunga distanza dei Maddai, con Francesco Caudullo, Madaski alla produzione, questo "Non è facile essere alla moda" rappresenta un ottimo biglietto da visita che può magari mancare di mordente, di graffiare, di primo impatto forte, ma che cresce col passare degli ascolti e dimostra quanto sia costruito come si deve, tanto è ricco di variazioni, finezze, di piccoli accorgimenti in sede di arrangiamenti o di scelte strumentali che dimostrano quanto il gruppo sia valido. Un gruppo che gioca con gli stereotipi dell'  essere alla moda a tutti i costi, ma tende paradossalmente a stare decisamente al passo coi tempi, in maniera intelligente, nella sua denuncia tra virgolette è infatti ampiamente rassicurante e godibile, fatta salva la qualità della proposta si intende, leggero e profondo nella scrittura, paraculo quando occorre, piacevole insomma e mai fuori giri... ecco, qua sta la prossima sfida del gruppo, forse... portare avanti il discorso intrapreso e affilare la lama per affondare il colpo:

"Berremo gioia": "e potremo dire di essere padroni" pop elettronico, aneliti baustelliani qua e la nella struttura armonica "sbaglia con me"

"Borsa": "trovare conforto in una vetrina"... variazioni interessanti su un mood giocattoloso "non è facile essere alla moda al giorno d'oggi"

"Fingo di essere un nerd": possono venire in mente certi episodi de Il Genio... trattandosi di pop nostalgico con rimandi alla spensieratezza anni '60 specie nel finale:
 "cerco di darmi un tono faccio strage con gli occhiali vorrei un cuore della apple penso si interfaccerà un pò meglio con il tuo"

"Difatti":" ne sono accaduti di fatti, difatti son stato cattivo con te lo sono di fatto"... giochi di parole e dissonanze ben assestate su un beat spensierato colorato dalle testiere che finiscono per farla da padrone

"Professore Antonio Boninsegna": "insegna o meglio fa il supplente ad ore... sei precario e pensi all'istruzione" e il suo rapporto di amore e odio con la bidella che cerca in tutti i modi di "far star zitta", per un ritornello che non ti aspetti, evocativo e complice che ben si amalgama con il ritmo ammiccante della strofa

"Ho sete": ritmiche più sostenute e trascinanti, opportunamente assestate... con le tastiere a farsi sentire "voglio bere dalle tue dita ho sete, linee curve ho sete e dammene ancora ho sete"

"Inciampare in te": "alle volte uno ci rimane per cose così"... ottimamente costruita sulle alternanza delle parti, con un buon piglio, deciso e incisivo... con il bridge strumentale che riporta ancora una volta alla mente i Baustelle 
"come stai ti sei fatto male non ti alzi no ti dispiace se ti guardo"

"Ragazza ubriachella": "non mi piace molto questo cuba libra ma lo tengo in mano perche c'ho le mani"catchy e paraculo il giusto, non dispiace di certo, centrato anche il coinvolgente bridge finale

"Perché sono una pecora": ritmo in levare e incursioni western, avvincente e trascinante, senza contare l'ottimo testo, una delle migliori tracce dell'album... 
"non so perchè mi disinteresso di tutto non so che c'è meglio di me che mi disinteresso di tutto, che c'è lasciami vivere"

"Tutto pulito": beat spensierato e coinvolgente, ben sviluppato e con un ritornello di ottima presa: "vorrei pulirmi la coscienza con un litro di super convenienza, ho uno sgrassatore universale posso farlo"

"Castello di sabbia": "dicevi non mi porti con te dicevi" morbida e avvolgente ballad che ha un ottimo arrangiamento e dimostra ancora una volta la ricchezza della varietà apportata in ogni singolo brano.

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