Uross - L'amore è un precario



Tante chitarre, tanta America e un mood retrò, che avvolge queste ballad e contraddistingue insieme all'anima blues del nostro, questo "L'amore è un precario",  ma sono tanti i rimandi e la varietà di registri, per un disco piacevole e godibile che non concede appigli commerciali... e che a ben guardare di discorsi amorosi ha ben poco, ma di amore tanto, per uno sguardo sul mondo, crudo e sincero... onesto e genuino... sono queste le parole che balzano in mente dopo l'ascolto di questi undici brani. 
Uross per il resto, può sicuramente migliorare, in primis cercando di render sempre più variegata la sua proposta musicale e nel limare maggiormente i testi, dove a volte si lascia andare a rime troppo facili, ma la coesione e l'unità d'intenti raggiunti con questa seconda prova sono di certo un buon viatico per il futuro:

"Chiedi alla polvere":" e mi ritrovo in disparte sai sono pratico e ti ritrovi da solo in mezzo a questa tribù" ballad sospesa e intensa, blueseggiante, con le chitarre a fare la differenza.

"Ego": atmosfere western e andamento ipnotico: "lei sa che in ogni uomo c'è il suo ego e il pericolo che da"

"Noir":"cercando di pensare che è meglio non pensarci più" ballad scarna e incisiva che può ricordare certi episodi di Garbo

"Claustrofobikronico": "sul cartello del destino non c'è scritto come viene sai nel dubbio cerco sempre la risposta disarmante"il primo singolo estratto non convince in pieno nel cantato, che appare sforzato a tratti e in qualche rima troppo scontata, nelle sonorità e nella melodia può ricordare i Diaframma e non è un male di certo

"Cane vagabondo":"l'autista ubriaco si ferma a fare la fila, ma la fila che lui ha visto li non c'è" piglio blues e aperture melodiche, non male, con un'ottima coda strumentale

"Sto così scomodo che resto": "ma dove vai tu adesso? Dici a cercare te stesso" interessanti i giochi di voci e il mood nostalgico, delicata e sinuosa, un cambio di registro ottimamente riuscito.

"Ma il cielo è sempre più blu": versione scarna e dilatata che regge nella strofa ma perde decisamente troppo nel ritornello...

"Business": "credevo fosse come coi cilindri dal quali tiri fuori di tutto" folk blues a tinte psichedeliche, incentrato su interessanti scambi chitarristici

"Flusso d'incoscienza": "credo così tanto che adesso non ci credo più"... un sound anni '70 intenso e trascinante che convince appieno nelle sue diramazioni armoniche e nell'uso delle voci

"Al mio funerale":"il cielo che hai in capo non puoi governare" lenta e marziale,oscura.. come da titolo insomma. 

"Lontano": ballad folk venata di blues che cresce bene alla distanza: "non riesco a rialzarmi dalle grandi cadute"

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