Tutti pazzi per Rose di Régis Roinsard




Tralasciando la solita beota traduzione italiana del titolo "Tutti pazzi per Rose", che appeal  abbia del resto il tanto abusato "Tutti pazzi per" è un mistero bello e buono, la Populaire che sarebbe la marca della nuova macchina da scrivere è li a rappresentare la velocità, il progresso che si avverte ed è pronto ad esplodere, siamo nel 1959 a un passo dal boom economico,  "una margherita nella neve" è Rose, interpretata magistralmente da Deborah Francois, sbadata e vulnerabile, ma forte e con un talento purissimo, quello di scrivere a macchina velocemente... Tra emancipazione femminile, l'esigenza di primeggiare e i primi cambiamenti dei costumi anche all'interno del nucleo familiare, con diverse citazioni cinematografiche, da Audrey Hepburn alla Nouvelle Vague, si snoda la vicenda piacevole e retrò che Régis Roinsard, racconta con garbo inevitabile e Guillaume Schiffman,  restituisce nella fotografia perfettamente aderente ai canoni dell'epoca rappresentata. E' un tuffo nel passato vero e proprio, anche la sceneggiatura di Romain Compingt e Daniel Presley oltre che dello stesso regista,  segue la linea tracciata, ne esce fuori un affresco della società di un tempo europea, appesa al sogno americano, che combatte le sue piccole lotte intestine, ne è fulgido esempio la relazione tra Louis, (Romain Duris) e Rose dove viene messo in scena trasposto tutte le ansie del rapporto padre figlio o dell'importanza dell'essere primi. Paradossalmente se tutto non fosse ampiamente prevedibile, il film risulterebbe migliore ma sarebbe anche altro dalle sue stesse premesse, del resto si racconta un American Dream in salsa europea con lo sguardo, le atmosfere e i tempi (anche filmici) di allora, l'happy end più scontato appare così in tutta la sua logica lampante e necessario.
"l'ultimo consiglio prima che rientri? Distruggila zuccherino"

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