Definirsi “A Famous Local Singer” è alquanto riduttivo ma rende bene l'ironia che Bobo Rondelli, sin dagli Ottavo Padiglione, ha sempre messo nella sua arte. Nel tempo ci ha abituati ad una poetica riflessione sull'esistenza, ad una sottile malinconia, ad una dolcezza inquieta... e in questo ultimo album Rondelli è come se tornasse alle origini, in parte alle radici della canzone italiana, quella delle balere, dei ritmi scandalosi anni '60- '70 che già in altre parti del mondo avevano fatto strage di fanatici in “caverne” sotterranee e locali sconci (a noi restano le balere). Un ritorno alle origini come l'uomo all'animale e infatti “A Famous Local Singer” – che sembra quasi un epitaffio tombale (ci perdoni) – è in realtà un cartello esposto nel giardino pubblico Parterre di Livorno dove una volta tenevano gli animali. Vi ricordate di Gigi Balla, l'orso di cui Bobo si innamorò da piccolo? In questo disco però, le canzoni sono rivestite di sonorità popolari (che va bene per il popolo ma anche per gli apolidi), di patchanka, di swing, di blues, di ska, grazie anche "all'orchestrino", brass band composta da musicisti della scena jazz mondiale: Dimitri Grechi Espinoza al sax tenore e al sax alto, Filippo Ceccarini alla tromba, Beppe Scardino al sax baritono, Tony Cattano al trombone, Daniele Paoletti al rullante, Simone Padovani alla cassa; Fabio Marchiori infine alla melodica:
“Il bimbo sul leone”: rifacimento di un fantasioso brano, forse uno dei meno famosi di Adriano Celentano, dove inevitabilmente si sente l'influenza degli anni '60 che la sezione fiati reinterpreta in versione patchanka e l'ineguagliabile voce di Rondelli, che gioca e scherza con i vocalizzi pop-melodici...
“Solo me ne sto alla finestra oggi è un giorno bianco e nero, pioverà...”
“Il cielo è di tutti”: un brano già edito dal cantautore livornese, il cui testo è in realtà una poesia di Gianni Rodari. Anche qui reinterpretazione in patchanka magistrale dell'orchestrino e della spessa sezione di fiati... sempre ironico e convincente Bobo... che non si fa mancare il clap heands finale... il riff dell'intro è epic...
“Chi guarda il cielo per ultimo lo trova meno splendente...”
“Il palloso”: grazioso brano dai sapori “world” alla Beirut... e si risente suonare la banda di Paese con una danzante cumbia ed il Sudamerica è vicino... anche la lamentosa moglie è vicina al suo palloso marito...
“Splende anche per noi questo sole lassù e tu dici che caldo, parli sempre tu e ti lamenti sempre più che tutto va storto, stai a casa...”
“La marmellata”: precedentemente contenuta in “Per amor del cielo” del 2009... Rondelli dimostra ancora una volta che questo “local singer” gli sta stretto... in questo brano adolescenziale per dire, del dito nella marmellata, di quando la scuola ti faceva schifo e si vede in quel... “più migliore” volutamente voluto, l'Ottavo Padiglione si riscopre un dolce folk singer, canzone davvero molto affascinante...
“Dorme il tuo respiro, dolce la canzone, io devo scappare...”
“Cuba lacrime”: conseguenze fatali per chi ha colpi di testa: in un testo alquanto bislacco, Bobo ritorna in prima fila con la sua sezione fiati e così si dà... a suon di Buena Vista Social Club, salsa, rumba... libre senza giri di parole...
“quando me la dai, quando te la dà, quando me la dai, quando te la dà...”
“24 mila baci”: altro omaggio al molleggiato con qualche miglioria ska:
“con 24 mila baci felici corrono le ore, un giorno splendido perchè ogni secondo bacio te...”
“Puccio sterza”: divenuto ormai una sorta di "status symbol" dello svincolo di Antignano (Livorno), symbol più che altro di incredibili incidenti automobilistici, “Puccio sterza” è una scritta sul muro di quella fetta di strada che culmina in un curvone che se non stai attento ti schianti... divenuto ormai anche un celebre slogan politico, “meglio sterzare piuttosto che cercare nuove rotte”... classico rhythm and blues...
“In amore è sempre meglio stare in mezzo al traffico, ma poi tutti van cercando l'autodistruzione, Puccio sterza...”
“Settimo round”: Buscaglione docet per Rondelli, in uno swing in cui i prìncipi sono gli immancabili fiati...
“Suonate la campana, la vita picchia e mena... settimo round, settimo round...”
“Bambina mia”: ancora una canzone dal sapore retrò, molto sobrio ed elegante nel testo... (per fortuna non è la stessa “bambina” degli Armonium)... melodia pop colorata dalla melodica ed i fiati dondolano in una marcetta...
“Tutto il mio amor io ti darò e quando andrò ti resterà e sola tu non sarai mai perchè nel cuor mi troverai...”
“Bobagi's blues: l'orchestrino viaggia dal nazional popolare del brano precedente allo swing al country come in questo brano da rodeo in cui il sax si finge armonica...
“Sciogli dal mio cuore queste lacrime che si fa di ghiaccio e tale all'anima, padre mio proteggimi e guidami...”
Prendimi l'anima: la chitarra si prende l'anima swing di questo pezzo che non eccede e si mantiene tale...
“Non lasciar niente neanche un pensiero nella mia mente, metti il caso tu sei la mia rovina, la mia fine sicuramente sarà divina...”
“Che fregatura”: un lento swing e si scende in balera a ballar... il testo è “marinettiano”, di amori e sviolinate che col tempo si trasformano in noia e monotonia... il brano dura poco più di un minuto ma c'è da dire che l'album è stato registrato in poco tempo ma con due musicisti di fama internazionale: il polistrumentista Mauro Refosco (che ha suonato con i Red Hot Chili Peppers tra gli altri) ed il produttore mago del suono Patrick Dillet (che vanta collaborazioni con David Byrne e Brian Eno)... insomma un disco che omaggia la musica italiana e la snatura dal suo contesto nazionale per renderla “world”, per dipingerla con i suoni del mondo...
“Che gran fregatura è l'amor che da sempre il meglio di sé e dopo un po' la vita torna quel che è, che palle è stare insieme a te...”
“Il paradiso”: in cielo si danza rumba, quanta musica sul fuoco di questo album che dal blues spazia ai ritmi afro-cubani...
“E Cristi e Santi e crocifissi e le Madonne coi volti tristi e grazie tante teneteli per voi...”
Commenti
Posta un commento