Una ragazza a Las Vegas di Stephen Frears



"Sai quando non c'è più bisogno di preoccuparti di te? Quando tu incominci ad occuparti di qualcun altro"
Tratto dalla storia vera di Beth Raymer, che dopo aver lavorato come spogliarellista a domicilio diventa la regina delle scommesse "illegali"... "Una ragazza a Las Vegas" scorre senza intoppi e si lascia guardare piacevolmente, grazie anche alla sceneggiatura scorrevole (forse sin troppo) di DeVincentis, di contro non coinvolge più di tanto perchè nella scelta dei toni narrativi quasi da commedia (anche sentimentale) e nel ritmo impresso al film, si denota lungo la narrazione una marcata mancanza di spessore, specie nei ritratti dei personaggi, se non ridotti a stereotipi in certi casi, male esplicitati. Tra sogni "da cameriera", fortuna, egoismo, soldi, Frears cerca addirittura una morale "in mezzo alle scommesse" e "i calzini improponibili" di Bruce Willis ma risulta alquanto poco credibile, se non decisamente fuori luogo, forse il regista è andato in confusione portando avanti troppe idee senza alla fine scegliere una strada precisa ed è questo il difetto principale, che fa confinare questo film nell'alveo del nè carne, nè pesce, che appare ora frivolo, disimpegnato, ora improvvisamente maturo e risoluto come la sua protagonista, Rebecca Hall, che offre comunque una buona prova, così come il resto del cast,Vince Vaughn, Joshua Jackson e Catherine Zeta-Jones, ma come dicevamo poc'anzi, assolutamente poco credibile nelle sue peripezie. Perchè si può persino guardare piacevolmente come abbiamo aperto questa recensione? Perchè è talmente lineare e semplice, con gli eventi che si succedono spediti che non ti annoi di certo, è chiaro però che appena uscito dalla sala ripensi al prezzo del biglietto.
"Questo sfortunato giocatore ha l'occasione di lasciarsi la sfortuna dietro le spalle"



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