Intervista con Raffaella Daino (Pivirama)



"Maturi e consapevoli, tra suggestioni psichedeliche e ammiccamenti pop, su un impianto post rock di base, con sonorità tipicamente inglesi", così abbiamo scritto nella recensione... del resto il terzo album è il lavoro della maturità per antonomasia, partendo da questo presupposto... come è nato e cresciuto Fantasy Lane?


Ti ringrazio, hai usato parole bellissime e sei entrato nello spirito dell’album, ascoltandolo con attenzione e scendendo in profondità per coglierne le sfumature! Ho scritto di recente su fb: un disco non e' solo impegno e investimento, e' lavoro, fatica, notti insonni, ispirazione, dubbi, ripensamenti, cambiamenti, arrangiamenti, rivoluzioni, dubbi, dubbi, tanti dubbi... amore, passione, gioia e sofferenza, euforia, ebbrezza, estasi, esaltazione. E poi ancora dubbi e ripensamenti. Un estenuante processo creativo di costruzione e demolizione di una creatura che avra' le tue sembianze e portera' il tuo nome. Poi leggi recensioni cosi', e per fortuna come il 90% di quelle fin qui uscite, e capisci di essere stata capita! 
Fantasy Lane è nato di ritorno dal nostro primo tour inglese, dopo aver respirato la strana atmosfera vissuta nei locali in cui abbiamo suonato, alcuni prestigiosi, altre vere bettole di periferia, girando il Paese su un vecchissimo schoolbus e dormendo negli ostelli. Quanto alla gestazione.. beh posso dire che Fantasy Lane è la mia creatura “personale”, a differenza dei precedenti due album, nati dopo ore di prove e improvvisazione con la band, con cui suonavo anni fa a Palermo, la mia città natale, questo invece è un disco nato a casa, tra i miei ampli, i miei strumenti, le mie chitarre, i mie programmi di home recording. Ho scritto i testi, le musiche, lavorando con voce e chitarra, poi in studio ho scelto i suoni da utilizzare e deciso ogni dettaglio, scontrandomi spesso – e avendo sempre la meglio! - con il musicista produttore che lo ha registrato, Tony Truncali al Minerva Studio di Sciacca. La verità, e il motivo della mia ostinazione, è che sapevo esattamente come doveva suonare, come ogni brano doveva cominciare, finire ed evolversi, dove dovevano entrare i synth e dove i tempi dovevano diventare dispari! Ma in mezzo, tra la casa e lo studio, naturalmente c’e’ un fondamentale lavoro di costruzione e arrangiamento con la band, con i miei musicisti che mi accompagnano dal vivo, Pietro Mammone al basso, Joe Nak alla batteria, Renz al piano e synth, che dopo aver registrato Fantasy Lane ha dovuto cambiare strada, seguire i suoi progetti ed e’ stato sostituito dal genio industrial post rock di Fabrizio Vivarelli, con cui sto già iniziando a lavorare al quarto album (in italiano). 



Un lavoro intimo e onirico, di "cupa bellezza", a livello testuale può essere questa una chiave di volta per recepire l'album?

Beh non so. Ogni ascoltatore lo fa a suo modo, con i suoi strumenti e la sua sensibilità. Per me e’ un viaggio lungo i Viali della Fantasia attraverso temi sognanti e irreali, come in Fantasy o Calling, e argomenti duri e reali, come in WAR, l’orrore della guerra, sadico gioco per adulti che diventa trappola mortale per i bambini, o I AM MINE, denuncia contro il machismo illuso di chi crede di possedere una donna e la tratta come fosse un oggetto. 



Di War (che insieme a Fantasy è la nostra preferita), nell'album ci sono due versioni, è una traccia a cui tieni particolarmente evidentemente?

Sei il primo che scrive di preferire questa song, che io amo moltissimo. Nella versione demo c’era un feat di Martin Luther King , che poi ho deciso di togliere ma se vuoi sentirla te la mando! E’ un brano che mi emoziona, e che dal vivo urlo, nella parte in cui si chiede di scegliere da che parte stare, dalla parte dei bambini o della parte dei colpevoli, perche’ quando gli adulti giocano alla guerra, i bambini muoiono davvero. E musicalmente ho cercato di ricreare questo crescendo emotivo nel finale, con gli archi synth, i controcanti, e le chitarre eboe, la voce disperata… 



shake@grandipalledifuoco.com per War versione demo... grazie (emoticons ad libitum)... In Difference c'è un intermezzo rap (di Claudio "Keyo" Ognibene) e Calling è una ripresa di un vostro precedente brano, per non parlare di Mom Theresa"... è la trilogia a ben vedere che chiude l'album e sono scelte che ci sono piaciute tra l'altro, ci dici il come e il perché?

La scelta di inserire un rap in italiano in un brano inglese - Difference - dall’atmosfera cosi pigra e assonnata (con una voce rauca e bassa registrata a casa!) ha sorpreso molti, e non tutti l’hanno condivisa, ma a me sembrava assolutamente naturale. A volte le idee e l’ispirazione si impongono nella mente con una tale forza da non potervi resistere! Calling è nata da un’idea di Renz che ha rivisitato in chiave trip hop electro la mia vecchia Lost e su cui poi ho aggiunto un kazoo, inciso le chitarre e la voce, meta’ in inglese e meta’ in italiano. Mom Theresa invece è nata da una collaborazione con un artista toscano, Stiv; mi piaceva l’idea di chiudere un disco che parla di rabbia, di guerra, di follia con una preghiera di una donna santa e rivoluzionaria, Madre Teresa di Calcutta.



Come vedi lo stato attuale della musica italiana e chi ti piace o senti più affine in questo momento? "Sonicamente" a livello testuale è in parte riferibile a questo discorso in maniera più ampia? 

Sisi Sonicamente parla proprio della magica quanto difficile condizione del musicista, racconta di quanto frustrante sia sentirsi chiedere “che lavoro fai” rispondere” Il musicista” e sentire replicare dall’altra parte” Si vabbè ma che lavoro?” Ho scritto originariamente questo pezzo per una compilation dal titolo La musica è una cosa seria” prodotta nello stesso studio, il Minerva di Sciacca in cui ho registrato Fantasy Lane. Credevo fosse difficile, e che risultasse banale, scrivere in italiano di un tema come la musica e invece quel testo, nato in 5 minuti, l’ho amato da subito! 
La scena italiana attuale? Io resto legata alle vecchie storiche band della scena alternative – e ai loro vecchi album - come i Marlene Kuntz, gli Afterhours, i compianti Scisma. Il resto, le novità, mi deludono quasi sempre, non trovo originalità né consistenza.

Pivirama, Domino Harvey, a quanto un progetto a nome Raffaella Daino (tralasciando i live si intende)? 

Beh Pivirama è di fatto il mio pseudonimo. Lo uso anche quando suono da sola, è il mio passato, il mio bagaglio degli ultimi 13 anni. Pivirama è ormai un progetto, una famiglia allargata, piu’ che una band. E’ un collettivo fatto di diversi musicisti che mi accompagnano in giro per l’Italia nella veste ora acustica, ora electro, ora soft, ora elettrica e distorta. Una formula che mi permette di portare in giro la mia musica anche quando i miei musicisti “ufficiali” (che amo follemente) non possono seguirmi, e di arricchire il repertorio con nuove idee e arrangiare le canzoni con soluzioni sempre diverse! Domino Harvey invece e’ un progetto discografico nato con Tony Truncali (sempre lui!) che debutterà in autunno. 



Tu sei anche giornalista... anche piuttosto nota, come riesci a conciliare questo lavoro con le attività tipiche di una band, dai dischi ai live?

Premesso che il lavoro spesso mi fornisce spunti di ispirazione, mi permette di incontrare persone e imbattermi in storie talmente insolite ed interessanti che a volte non possono non diventare testi. Riesco a fare tutto perché in genere lavoro soltanto 8 ore al giorno e 5 giorni alla settimana, resta un sacco di tempo libero, che dedico a comporre, provare, trovare serate, gestire la mia musica da manager di me stessa.. In fondo, è solo questione di organizzazione! Ad esempio, adesso andro’ in Sicilia per le vacanze e ne approfitto per suonare in giro dalle mie parti e presentare Fantasy Lane. Sarò il 27 luglio a Sciaccart. Il 2 agosto al Mojo di Agrigento. Il 4 agosto a Marsala al Blues & WINE. Poi c’è una tappa del Dedalo Festival di Caltabellotta ancora da fissare. E chissà cos’altro Le sorprese, come le date, sono sempre dietro l’angolo, una tira l’altra.. 



Inglese o Italiano? (ma anche Siculo o Romano?)

Eheh. Tranne il romano, amo le lingue, all’università avevo anche studiato lo spagnolo e il francese e le userei tutte, queste lingue, perché sono suoni e quindi strumenti musicali oltre che mezzi di comunicazione. E’ la musica a scegliere di volta in volta quale idioma sarà piu’ adatto per quel tipo di melodia. E’ un gesto istintivo, non rifletto mai su quello che scrivo e difficilmente cambio quello che è venuto fuori in maniera spontanea

Commenti

Translate