Tagliamo la testa al fantomatico toro e mettiamo scritto da subito per inciso che questo "Nella tua luce" è un discreto ritorno per i Marlene Kuntz, che da un ventennio reggono insieme a pochi altri il rock italiano Maiuscolo. Detto questo, senza voler scadere nel troppo amore che si tramuta in critica fine a se stessa, non si può essere pienamente soddisfatti di questo nuovo parto targato Marlene, nonostante il sound morbido e sinuoso (ma il discorso riguarda anche i testi) si faccia preferire alle sonorità più ruvide di "Ricoveri virtuali e sexy solitudini", che non ci aveva convinto, anzi, così come il brano sanremese... ma non è una questione di generi musicali e non è un discorso da fan che si sentono traditi, sia ben inteso, è una mera questione di canzoni... in sintesi, non ci sono brani in questo album, così come nel precedente, che resteranno nella storia di una delle più grandi band italiane... neanche l'ottima Catastrofe. La colpa forse è semplicemente nostra che ci aspettiamo chissà che... ma conoscendone il potenziale e la storia, ci sembra il minimo, alzare la fantomatica asticella, perchè poi alla fine siamo di fronte a undici canzoni che hanno poche sbavature, che si lasciano ascoltare e che non dispiacciono di certo, ma quel che manca è il quid che fa la differenza, che in termini assoluti hanno avuto i Marlene, quanto meno fino a Ho ucciso paranoia e che a tratti ma anche spesso, con maggior discontinuità hanno mostrato negli album successivi con perle assolute e che non stiamo a citare per ragioni di spazio, pur rilasciando album non ineccepibili nella loro totalità... questo Nella tua luce, prosegue nel solco di un'ispirazione che via via forse si è affievolita o che non ha trovato nuove strade espressive, è un dato di fatto però e non un paradosso come questo sia un buon album, ci ripetiamo, sincero, con rare cadute di tono ed è comunque un passo in avanti rispetto agli episodi più recenti. Riassumendo, riprendendo l'intro di Catartica: "Hey critichino, Marlene è la migliore..." e appunto per questo che "Nella tua luce" è un album discreto ma niente di più:
"Nella tua luce": "accenditi metafora di luce fatti e in essa accoglimi scoprirai che gli atti della tua bontà mi possono proteggere" evocativa e complice al tempo stesso,ammaliante nel suo incendere sinuoso, la titletrack vive di un mood sospeso tra luci e ombre per così dire che sceglie felicemente "come da titolo" nel ripetersi del bridge ripetuto, tipico dello stile Marlene: "ci sono cose brutte in giro e a volte non mi basto più tu sei la mia Beatrice ispirami l'anima, tu sei il mio capogiro e provo la vertigine di sentirmi vivo nella tua luminosità", come inizio non c'è male.
"Il genio ((L'importanza di essere Oscar Wilde)": il secondo singolo estratto, "mi piacerebbe disorientare senza troppo dare peso"... un'ode al distinguo tra l'opera realizzata dall'uomo e l'uomo in se... semplice e diretto, di sicuro impatto, dal sound avvolgente e soprattutto coinvolgente... diviso in tre parti strofa, ponte, ritornello, ha un appeal pop, che non dispiace di certo:
"Non avere niente da dichiare eccetto che il proprio fulgido genio, il proprio algido genio tanto cieca la falsità, è solo l'altrui verità che vorrei prendere a calci in faccia"
"Catastrofe": storia di Giole e Fatima, dal lirismo toccante e dall'incedere intenso, con un risvolto melodico, proteso al cambio di prospettiva testuale: "Gioele sai sto pensando a te e a come facile perdere la dignità, il difficile è capire invece che è un attimo perchè tocchi pure a me, la mia solidarietà mi nausea perchè è inutile... perchè è sterile, mi domando com'è vedere noi quando non si è più fra di noi, osservare noi quando non si è più fra di noi giudicare noi" uno dei migliori brani del lotto.
"Osja amore mio": "tutto imparerò di te a memoria tutto conserverò anche un foglio è colpevole tra gli spettri della crudeltà che è intorno a noi"... atmosfera scarna, appositamente atta a creare tensione, specie narrativa nella strofa, per aprirsi alla melodia, nostalgica stavolta del ritornello...tuttavia il risultato nel suo complesso risulta debole, privo di mordente: "se mi senti dimmi dove sei"
"Seduzione":"un campo d'azione per chi sa viaggiare", un hard rock, lento, sporco, dissonante e accattivante:
"ti conquisterò con avidità mia creatura incantevole perchè so quello che ti fa scegliere"
"Adele": "... se ne va come le nuvole" Storia di una fuga, dove a regnare è la disillusione e la fiera amarezza che contraddistingue il testo: "è assai triste perchè tutto è finito ormai, anche la vitalità, perchè è un mondo indecoroso ed insidiosi guai sono pronti a sopraggiungere"... musicalmente, è una sorta di ballad rock, comunque sostenuta, abbastanza semplice nel suo dipanarsi
"Su quelle sponde": "per inganare l'inquietudine di una pace assai poco probabile" sonorità retrò e solenni per una cavalcata oscura che non convince del tutto, ritornello in primis: "di certo mi conoscerò sempre un poco più di prima probabilmente scriverò l'eventualità meschina della mia mediocrità"
"Giacomo eremita": "sei peggio di Vincenzo e non ci posso credere, oh io penso che ti ucciderò, oh io penso che ti inchioderò" Vincenzo e Milano parte seconda? E' un brano hard rock a tinte blues, con una suggestiva coda strumentale, niente di più, niente di meno.
"Senza rete": inizio diradato, psichedelico e sonico, che procede di conseguenza, con potenza e piglio giusto... convulso e con un ritornello accattivante, che si dona alla melodia, la sensazione è che manchi comunque qualcosa, vuoi nella ricerca della melodia stessa, vuoi nella brevità del brano: "senza rete in volo libero, l'eternità, in pochi istanti astrali senza rete, l'elettricità dentro di noi, disposti anche a scoppiare"
"La tua giornata magnifica": psichedelica, condita da trame acustiche che vanno via via a infittirsi, è un mood da quasi ultimi Verdena... suggestiva ma i nostri avrebbero sicuramente potuto osare di più, magari regalandoci un finale strumentale più dilatato: "tu vuoi un'atmosfera bellissima, perchè ami quello che fai per te, oggi qualcosa è terribile, ma ci ridoni felicità"
"Solstizio": "ma non sono partecipe e oggi forse irragionevole e oggi forse irragionevole non essere partecipe"il primo singolo estratto chiude l'album in maniera consona, con le sue atmosfere ammalianti e sinuose, solenne nel suo dipanarsi: "e no non c'è, ombra non c'è, oscurità, che giustifichi quel che accade a me"
A mio modo di vedere l'album e' un capolavoro... ma sono gusti.... trovo spunti nuovi.. ottimi...e ritorni al passato.. ottimi anche essi..!
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