Umberto Palazzo ci racconta "Mare Tranquillitatis", il grande ritorno dei Santo Niente



Come avete lavorato alla genesi dell'album e se è stata una scelta consapevole. ponderata, quella di dirigere il lavoro verso storie da raccontare o è stata una cosa naturale e spontanea, far prevalere insomma questo aspetto, da sempre tra l'altro presente nella tua produzione fin dagli inizi...


Mare Tranquillitatis è stato un lavoro abbastanza veloce, quindici mesi fa esisteva solo uno dei pezzi del disco. C’era tanto altro materiale, ma era incoerente e non c’era modo di renderlo omogeneo, quindi ho preferito buttare via tutto. E’ stata una delle migliori decisioni della mia vita, mi ha sbloccato creativamente ed è tutto successo abbastanza in fretta. Il fatto di avere tre progetti diversi permette che questi progetti siano puri e coerenti, quindi sì, è stata una scelta ponderata. L’aspetto più lirico e intimo delle cose che scrivo trova sfogo nel mio lavoro da solista, quindi era logico che mi concentrassi sull’aspetto affabulativo e sull’osservazione sociale

Prima di soffermaci sui singoli brani, come sono andate le cose in fase di arrangiamento e mixaggio, è un sound spigoloso, ficcante eppure altamente suggestivo... oseremo dire, finanche evocativo ed emozionale in certi passaggi..

Ho fatto un grosso lavoro di preproduzione nel mio home studio, quindi ho potuto progettare tutti i dettagli con la massima calma. La versione low fi del disco  è praticamente identica negli arrangiamenti e nello studio Twelve abbiamo registrato quello che andava ri-registrato perché il disco suonasse bene come suona bene ora, ma abbiamo tenuto tutto quello che si poteva tenere della prima versione. Lo scheletro delle canzoni è stato realizzato nel mio studio. E’ un disco in cui la parte elettronica è molto importante e quella ovviamente è una faccenda domestica. Ho passato molto tempo a creare i suoni, in qualche caso ho costruito materialmente gli oggetti che poi ho campionato. L’idea di base era usare la chitarra elettrica, che è il mio strumento, il meno possibile, ma di non sostituirla con le tastiere, quindi siamo partiti con l’idea che basso e batteria (acustica e elettronica) sarebbero stati i primi attori e che ci sarebbero stati un sacco di spazi vuoti. In quegli spazi vuoti sarebbero successe le cose più interessanti. Non è un modo di lavorare molto diffuso in Italia. Le rock band sembrano avere molta paura dell’elettronica e quando la usano spesso sono terribilmente goffe, perché la usano come decorazione dell’ultimo momento, ovviamente posticcia.

Cristo nel cemento e Sabato Simon Rodia sembrano strettamente collegate, entrambe storie di emigranti, tra crolli e costruzioni... c'è l'italia e c'è anche l'11 settembre in queste storie? Sono dunque metafore o sono quello che sono, quello che raccontano?

Rodia se vuoi è una metafora del mio pensiero estetico, quel costruire qualcosa che prima non c’era, qualcosa di fantastico e di completamente inutile è quello che io penso sia l’arte. Ma sono storie, storie che mi sento vicine, forse anche perché mio padre faceva il geometra e da piccolo ho passato tanto tempo con lui sui cantieri. Il costruire mi affascina e io penso sempre alle canzoni in termini di costruzione, più che di composizione e uso molti materiali da costruzione e attrezzi da lavoro modificati in funzione sonora. Sono una persona pratica e mi piace lavorare con le mani. 



In Le ragazze italiane c'è molta ironia, il bersaglio sono i ben pensanti, i finti moralisti.. ma volendola collegare a Maria Callas, dove ci vediamo anche un uomo politico, ritratto nella penombra, anche se la storia verte più sulla decadenza quasi del personaggio principale... un romanticismo che è andato a puttane se ci passi la definizione e che può collegarsi alla realtà attuale ed assurgere a un discorso più ampio... o sono appunto semplicemente storie che fanno storia a se?

In realtà i quattro pezzi centrali sono collegati, come se fossero un film ad episodi nel quale i personaggi non si conoscono, ma s’incrociano. Il modo in cui vedo l’umanità dipende anche dal lavoro che faccio, che è quello del dj. Vedo l’umanità mentre si lascia andare e il mio è un punto di osservazione privilegiato, come può esserlo quello di un poliziotto, di un medico o di un avvocato. Vedo aspetti delle persone che di giorno, nell’ufficialità della posizione lavorativa e nel guscio della famiglia, stanno sotto la superficie, ma in ogni caso una narrazione efficace deve essere priva di qualsiasi forma di giudizio. Non sopporto i moralisti perché comunque la pensino sono di mentalità autoritaria e i peggiori sono quelli che cantano. 

Ci parli del video, scritto, interpretato e diretto da Anita Dadà che è anche presente nella copertina... e se avete intenzione di farne altri...

Anita è anche la fotografa e una delle modelle della copertina. E’ un’artista bravissima e adoro il suo lavoro. Le ho dato carta bianca, come ovviamente si fa con un’artista. A me i video interessano pochissimo, non li guardo mai, la musica preferisco ascoltarla, piuttosto che guardarla. MTV è la cosa peggiore che sia mai successa alla musica. I video vanno fatti per forza, per promozione, se si potesse evitare di farli non li farei, ma credo che ne faremo almeno un altro. 

Un certo tipo di problema è cinema puro, ci ha fatto pensare a Traffic o a film del genere, ma anche a Sergio Leone, a un'epica western a dirla tutta, al duello imminente che non avrà invece futuro

Sergio Leone ovviamente è sempre un faro. Mi piacciono le storie “hard boiled”, per adulti, con i protagonisti che si comportano da adulti, storie che non siano roba da adolescenti mai cresciuti. Mi piace anche che gli immaturi non le capiscano e che un po’ s’incazzino per questo motivo. 



Primo sangue è invece uno scontro generazionale vero e proprio, ed è un brano molto letterario dal nostro punto di vista...

Un piccolo bildungsroman non borghese, il momento in cui un ragazzino diventa un uomo. Non ho idea se i miei testi siano letterari o meno. L’importante per me è che siano musicali, che funzionino con la musica, sono un compositore e non ho mai avuto in mente di fare lo scrittore, non è il mio settore. Per quanto riguarda il testo di Primo Sangue, una notte ho visto questi quattro ragazzi molto provati intorno alla carcassa di una vecchia Volvo e mi è venuta in mente la storia. L’ho buttata giù al volo alle sei del mattino e poi l’ho editata per adattarla alla musica. Tutto qui. Ho queste storie che mi girano in testa, quando capisco quale sia il tono giusto che devono avere le scrivo in un quarto d’ora. Non ho idea di come lavorino gli scrittori veri, ma suppongo che non sia così.

Santo Niente, El Santo Nada, Umberto Palazzo... senza tralasciare i djset, continuerai a portare avanti tutti i progetti come hai fatto in questi anni oppure?

El Santo Nada è in stand by, ma non si esclude il ritorno, per citare il sommo, sto già lavorando al mio prossimo disco da solista e fare il dj è il mio vero lavoro. 

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