Filarmonica Municipale LaCrisi – L'Educazione Artistica



Una band dissacrante, inconsueta, brillante. E anche di talento. I Filarmonica sono un progetto davvero interessante, forse per pochi e che non tutti capiranno. Non è facile mischiare la canzone-teatro, il cantautorato anni '60 e la new wave anni '80... e loro in questo album ci riescono ed anche bene ed è un po' come giocare con i colori e i cromatismi raffigurati nel disco, che pare che si rivolga ai bambini (sulla copertina compare la scritta: “Ciao, gioca e impara con noi! Troverai figure sorprendenti)... ogni testo ha un colore e un piccolo appunto del tipo: “Autismo su tela”, “Precarietà a toni caldi”, “Schizzo su cantautorato”... ed è da pazzi, o da bambini appunto, mettere insieme musiche così diverse tra loro, accomunate da una voce, quella di Pierfrancesco Del Seppia, così profondamente ironica (o così ironicamente profonda) mentre racconta di autismo e indifferenza, di disoccupazione, di genitori e figli, di governi, di amori un po' morbosi, di puttane e puttanieri... con un unico comune denominatore: la crisi. I Filarmonica, ovvero voce e chitarre (Del Seppia), organo, vibrafono, synth e cori (Matteo Lenzi), sax contralto e baritono (Giulia Costagli), tromba e trombone (Jacopo Staccioli) e batteria (Giacomo Putrino)... il basso non c'è quasi mai... cercano di destrutturare la new wave di mostri sacri come Cave e Bowie, rivisitandola con gli strumenti tipici dell'orchestrina, facendo lo stesso lavoro, per intenderci, che i Quintorigo, ai loro tempi, fecero con il rock, il folk ed il blues, spogliandola della struttura base e rivestendola di... archi.


“Sono io l'educatore”: chitarre acustiche nell'intro, dopo, un coro spettrale a voler mettere in evidenza la possente vocalità di Del Seppia... poi entra l'orchestrina... tanti stop and go... finale molto dissonante con Pierfrancesco che urla sempre più drammaticamente fino a sciogliersi in un falsetto... “Non ci serve educatore, non ci serve neanche l'autismo, che educati siamo già troppo e troppi, in fondo, non ci capiscono”...

“Tutti a terra”: sound che ricorda molto Bobo Rondelli... a tratti swing... la precarietà dei giorni nostri vista da un uomo, un marito, uno che la società vuole inscatolare come tonno... il brano ospita Pietro Spinelli (come nel precedente) al rhodes e al synth e Nicola Baronti al basso... finale ironico e nervoso... “Ho una laurea, tu dammi un lavoro, o ti dono il ricordo di un dito, un grilletto... un cervello anche buono”...

“Gloria Guida”: Gloria, la mamma, guida via dalla sua famiglia... dai suoi figli... una scomparsa raccontata attraverso gli occhi di un bambino... triste e mai come oggi attuale... (ne è uscita fuori Gloria Guida ma quasi solo per caso)... ricca di strumentazioni, la canzone omaggia un grande quanto controverso musicista italiano, Piero Piccioni, le cui opere sono state spesso colonna sonora della commedia all'italiana, qui citazione di “Samba Fortuna” associato al grande Albertone Sordi... in versione tango...

“Segugi sotto”: clap heands con venature funk e la sezione fiati ad inquietare... ritorna il tema dell'omologazione, “segugi” per dire “seguici”... sotto... se la vita è questa, preferisco l'inferno... ben usate le assonanze tra un termine ed un altro... (se sentite un cane abbaiare è il batterista)... “Righeremo davvero, leccheremo le dita ad una televisione che ci addestra, ci nutre, che è sempre tua amica”...

“Cannibali”: surreale l'atmosfera data dai synth e dai fiati... ritmi rallentati e soporiferi... se c'è crisi e manca il lavoro, che faremo? L'enigma viene risolto dai Filarmonica: ci si divora a vicenda... il brano prende il volo nelle urla di Del Seppia in sonorità anni '80...
“Così almeno io ti mangio e conosco il tuo sapore, di un orecchio, di un polpaccio e domani poi ti assaggio il cuore”...

“Una violenza inaudita”: canzone autobiografica... (il cantante si rivolge a sé stesso), che parla di... “merda”... ops, scusate, di canzoni d'autore... ed allora: “In fondo si viene da un cazzo per finire in bocca ad un verme... che schifo... l'ultima poi me la chiedo da solo: tu nella vita che fai? Scusate se insisto, nella vita non faccio, ma nutro i vermi col cazzo che sai”... “Storie diverse per gente normale”, cantava De Andrè... “Canzoni d'autore per gente squisita”, canta Del Seppia... canzone contro... i falsi cantautori tra schiocchi di dita...

“Ti sei fatta male (amateur)”: l'amore ai tempi dei... video amatoriali... “Poi un giorno sei caduto e ti ho ripresa, sai, io ti riprendo sempre con la nostra cinepresa... chitarre dal sapore folk di Simone Sandrucci e Pietro Marini degli “Etruschi from Lakota”... compare anche la darbuka, percussione che sta alla base della musica araba... cultura islamica e video porno... proprio contraddittorio...

“Il male”: voce molto tirata alla Rino Gaetano... combattiamo la solitudine con “Dai taglio alla tua gola, un colpo di pistola, un ago dritto in vena, pieno d'aria pura”... un testo alquanto pesante sul male di vivere, anche se qualcuno, probabilmente, se la prenderà per il riferimento agli omosessuali, tuttavia rientra in una di quelle paure che fanno parte di quest'uomo che si guarda allo specchio e non vede nient'altro che... sé stesso... la musica, come il testo, è molto teatrale, ironica e... dance... paradossale ma incredibilmente audace...

“Donne di raso”: la storia di un uomo che lascia la moglie rompiscatole e va... con donne a pagamento... il testo è di Riccardo Stefani, la batteria fa un ottimo lavoro, così come il basso, l'orchestra si arricchisce della viola di Valentina Gasperetti e della chitarra di Pietro Marini... cori molto sensuali... (Pierfrancesco definisce la sua bassa vocalità “alla Amanda Lear”)... “Tu sei solo un misero paroliere, che ama le donne che fanno bene il loro mestiere”...

“I migliori”: “Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, sempre migliori di me”... è la società che va a puttane e l'elenco è lungo, una riccona persa per l'India, un imprenditore fuggito via, che in Italia il lavoro non c'è ed allora scappiamo a Londra... sonorità inquiete, chitarre slide... l'unico brano intriso di drammaticità anche nel sound molto surreale, ipnotico che dopo una pausa si perde nell'assolo di tromba di Jacopo Staccioli... l'orchestrina di paese in processione (l'uso dei piatti della batteria ce ne danno la prova) marcia inesorabile verso un finale imponente...


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