Come è a
suo agio Nathalie quando può sperimentare, anche all'interno di un pezzo “pop”
o in sonorità sghembe o più propriamente rock, come esce sicura e avvincente la
voce, come si appiattisce di colpo se messa a confrontarsi su terreni più
mainstream, radiofonici, sembra quasi messa lì a limitare i danni e nel mentre
a confessarti che non c’entra niente. Di questa dicotomia vive “Anima di
vento”, registrato negli studi di Abbey Road resi celebri dai Beatles, che
riserva il meglio nelle tracce finali, ma che regala comunque buoni spunti nello
scorrere della sua tracklist, nonostante come affermavamo poc’anzi appare
palese a nostro avviso come Nathalie debba svincolarsi del tutto dalla banalità
di certe melodie, di certi arrangiamenti che non le appartengono e che la
penalizzano, soffocando il suo talento, la versatilità della sua voce, che emerge
solo a tratti purtroppo… a volte “sostenuta” da duetti di tutto rispetto… le
fondamenta da cui ripartire sono abbastanza solide e se la voglia di smarcarsi
da certi schemi non mancherà, allora Nathalie potrebbe persino sorprendere nel
corso della sua carriera:
“Come
polvere”: “Mi confonderai con l’immagine di me tanti anni fa fragile”, ballad
chitarristica di sicuro impatto nel suo dipanarsi melodico, con intrecci di
voci ben assestati: “Non mi perderò nel rosso di un tramonto sarà libertà ma
non c’è un alito di vento…”
“Parole
forti”: “Non ci si può fidare di una calma apparente”… stop and go, piglio
blues e riff rock, senza dimenticare la melodia “non hai rispetto ne vergogna
mentre calpesti ogni mia speranza non hai più dignità.
“Anima di
vento”: la titletrack, a tinte autobiografiche, ha dei curiosi risvolti
melodici che ricordano “Fiumi di parole”, nella strofa, il ritornello è altresì
scontato come l’entrata dei violini a consegnar solennità prima di ritornare al
tema.
“L’orizzonte”:
convincente il mood etereo della strofa, meno il sin troppo evocativo
ritornello che mal si sposa col timbro di voce di Nathalie: “Di giorno riesci a
trovare chiarezza nelle visione continuando a cercare le cose più vere”.
“Sogno
d’estate”: “I sogni sono necessari come un treno che corre sui binari”… con Raf
è un brano sostanzialmente da Festivalbar, con tutti i pregi e difetti del caso,
nato da uno scambio artistico fra i due iniziato con “Numeri”, brano in cui Raf
ha voluto con sé, la musicista romana…
“La
verità”: tra inglese e italiano, grazie all’interpretazione della cantautrice americana
Toni Childs che ha anche scritto l’intro… buone le sovrapposizioni di voci, scontati
i risvolti melodici del ritornello, è un onesto brano pop con un testo un po’
pretenzioso: “Non amo le certezze che non hanno l’esperienza come base…”
“Come un
aquilone”: ballad al pianoforte, con arrangiamento a tinte “sanremesi” che
fanno difficoltà ad andare via, comunque non male: “Alcuni amori sono
come un suono soffocato e distante che cerchi sempre di non ascoltare…”
“Playing
whit your dolls”: bel brano, di ampio respiro, interamente in inglese, ben
costruito, senza fronzoli, con virate rock, che arriva al punto senza strafare…
“L’essenza”:
con gli archi a prendersi la scena e Battiato che regala la sua voce etera ed i
synth… altamente suggestiva: “Dentro i tuoi occhi io troverò il segreto dei
nostri silenzi tra le tue braccia io sarò il centro dell’esistenza…”
“Dall’inizio
è la fine”: “Troppa distanza in una sola stanza, sempre più fredda, sempre più
stretta, il mio cuore è rabbia accecata dai tuoi discorsi inconcludenti”, mood
nervoso e penetrante, gran tiro, dissonante e assolutamente incisivo, sembra
proprio che Nathalie si sia tenuto il meglio per “la fine…”.
“Soul of
paper”: sfogo di voce e d’archi, col pianoforte portante, è un magma oscuro e
affascinante che si dipana come una colonna sonora nel momento topico del film,
a chiudere in modo struggente l’album.
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