E’
un universo poetico sofferto e intenso quello di Gianluca Lo Presti
con la sua creatura “Nevica su quattro punto zero” che ritorna
con “I diari miserabili di Samuel Geremia Hoogan”, con ospiti
prestigiosi come Bruno Dorella e Umberto Palazzo senza dimenticare
l’apporto di Lorenzo Montanà e Francesco “Fresco” Cellini. Un
concept letterario e cinematografico, che si snoda in nove episodi,
convincenti e affascinanti, prevalentemente giocati sul senso di
attesa e atti a restituire stati d’animo, sensazioni, pur nel
racconto sostanziale di una scissione, di una mancanza, come a dire
“io è un altro e insieme nello stesso tempo”, per un’etica dei
contrasti che scava dentro pur calpestando musicalmente la
superficie. Dal punto di vista sonoro infatti, è un ondeggiare
vorticosamente su un filo sottilissimo che separa due esistenze ed è
un vero piacere chiudere gli occhi e procedere come un’equilibrista
negli spazi infiniti che si spalancano davanti:
“Promiscuità”:
voce lontana, ritmica costante, mood oscuro per un’elettronica
avvolgente e ricca di soluzioni a rifiutare strutture canoniche con
stile “Io non più io tu non sei tu la crisalide, la metamorfosi
scorretta genera mostri quotidiani, l’autocontrollo non elude, la
fantasia mi porge te...”
“Gli
avanzi”: dal sapore nostalgico, un tappeto sonoro
incantevole/ingannevole e penetrante...“E c’era sempre il
coraggio di trovare qualcosa di buono negli avanzi delle nostre vite
col nostro forzato buonumore”
“L’amputazione”:
“se sai dimenticare insegnalo anche a me”...un'unica apertura
melodica, che rimane immersa in un’atmosfera carica di elettricità,
tra cambi di tono, con la sezione ritmica che si prende il suo
spazio: “Ho rotto tutti i sogni che avevi tu con me, sono un
assassino...”
“Borderline”: “L’estrema libertà di vivere senza decidere”cuore pulsante e voci che si accavallano per accellerare con gusto, con piglio quasi punk, ficcante e incisiva, una delle migliori tracce dell’album, con gli archi in evidenza sul finale: “Siamo pronti a tutto ma non fai la differenza...”
“La
vita che passa”: “Sapeva bene che faceva male, subire sempre le
vite degli altri” dall’incedere malsano e sinistro si apre
vigorosa e complice nel ritornello: “Il cuore è soltanto un punto
di vista sbagliato sul mondo” con un testo favoloso: “ci vuole
coraggio per poter fallire ” o ancora... “I sogni fanno danni e
creano dipendenza, sorridi e poi mi inganni, paghiamo tutti e due...”
“Salmo
11”: “Quel numero continuava a perseguitarlo senza che lui ne
capisse il perché”… sinuosa e dissonante, interamente
strumentale se si esclude la parte iniziale.
“Incolume”:
intensità pura, “Voglio avere un po’ di me...”
“La
tossicità della felicità”: “Che quando hai perso tutto cominci
a respirare” marziale e ipnotica... “Con le mie paure in fondo ci
sto bene”... sospesa e disturbata, sempre sul punto di esplodere…
si concentra nello sviscerare il tema:“La terra non mi dona eppure
mi commuove, la vita non mi sceglie neppure mi affatica”
“Ailin”: space ballad, eterea, con voce/i proveniente da spazi siderali “Come facevi tu...”
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