Un concept sul futuro del mondo per un passato da
recuperare, ricercando e preservando la bellezza della nostra presenza, tra
echi di Benvegnù, Basile, Donà, Parente, Roberta Cartisano sfodera un album
totalmente personale, affascinante, tra melodie sospese e ritmiche marziali,
poetico e intenso da mandar giù tutto di un fiato e poi riascoltare ancora,
ancora e ancora, per immergersi totalmente nella filosofia che lo pervade,
nelle atmosfere ricercate, nei suoni polverosi che coprono distanze. Un vero e
proprio racconto in versi, visionario e immaginifico, un viaggio emozionante,
da“La grande notte”: “chi nonostante tutto legge ancora Guerra e Pace come
Charlie Brown e c’è ancora chi ascolta il cielo in una stanza e sale su sui
panni stesi e lascia il suo amore a gocciolare e adesso che si è tutto
capovolto sei sul tetto del mondo e neanche te ne accorgi” coi suoi arpeggi di
chitarra, lieve e tenue e le sue ottime aperture melodiche a “L’ultimo cuore”:
“nel futuro ci si veste soltanto per non farsi vedere” dal mood evocativo, con
opportune dissonanze di pianoforte: “conducimi nell’era degli eroi quando dire
si all’istante non costava fatica” a “L’era delle torri”: “che l’uomo costruiva
soltanto per sentirsi più importante del suo stesso cielo poi arrivarono altri
uomini a demolirle” dai suoni più morbidi con ancora il pianoforte
protagonista: “nel silenzio del fruscio del deserto non ci si sente mai soli
più di quando siete in tanti” alla solenne “Il viandante”: “ c’è da chiedersi
come mai la pace la vedete solo nella fine di una guerra e nelle mani dei
bambini tutto cambia e anche i soldi sono solamente carta” passando per il
breve strumentale sempre al pianoforte di “Le città nascoste”a“Le stanze degli
altri”: “ama quei vuoti da colmare con l’assenza di un’amore guardi le stanze
degli altri e le trovi talmente noiose e piene di quel bianco che non si lascia
sporcare” dall’atmosfera rarefatta e assolutamente suggestiva a“Il più bel
giorno di ieri”: “la bellezza non è come
i tramonti, uguali per tutti” ipnotica e oscura, “qualcosa seguirà perché c’è
ancora chi ama guardarsi indietro” a“2333”: “tu cammini come se non ci fossero
strade” una space ballad, dalla ritmica convulsa e dalle atmosfere dilatate “portami, raccontami in
angoli di cieli” a l’eterea “23 mila respiri”:”per aggiustare tutto l’universo”
altra ballad al pianoforte “non si può più dormire sotto le stelle, qualcuno ha
rotto l’universo ed è scappato senza dire niente e questa volta le stelle
potrebbero cadere veramente” per l’altro strumentale “In rallenty”,colorato di
elettronica per giungere a “Sophia”: incentrata
sulla chitarra acustica, “tutti abbiamo un nostro altrove, non basta una vita
per trovarlo”, un album ambizioso, ricco di sfumature, curato e ricercato, di
una bellezza “da ritrovare” e custodire gelosamente.
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