Sono
al quarto album e di strada ne hanno già fatta parecchia.. sui
palchi d'Europa hanno portato il loro “contro-folk”... i “Sine
Frontera” tornano con “I Taliani”, un disco dal sapore world,
perchè quando hai buttato giù le frontiere che dividono in due il
mondo (nel precedente “20 now” rendevano omaggio ai vent'anni
della caduta del muro di Berlino)... niente ti può fermare... se non
l'essere italiani, o italioti... o italietti... quelli per cui
altrove ci prendono per i fondelli... tanta world music, ska,
venature di patchanka e sapori ispanici tanto da accomunarli alla
Radio Bemba di Manu Chao, ai Sergent Garcia e agli Ska P. Il loro
percorso musicale, iniziato nel 2001, ricalca un po' la storia di
gruppi con i Modena City Remblers in testa, impegnati sul fronte,
pardon, sulla frontera, tra un messaggio pro Tibet ed un concerto per
i detenuti del carcere “Carlo Poma” di Mantova, tra un canto di
rivoluzione, citazioni di film storici e autorevoli autori... siamo
certi che Antonio
Resta (voce), Simone
Rebucci (chitarra solista e voce), Fabio Ferrari (basso elettrico),
Marco Ferrari (fisarmonica), Daniel Horacio Crocco (batteria), Simone
Dalmaschio (percussioni, voce), Matteo Del Miglio (trombone), dal
vivo sono davvero un travolgente tornado... in questo album la
direzione artistica è affidata ad Alberto Benati dei “Ridillo”,
compaiono anche il trombettista Claudio Zanoni ed Alberto Ferrèr
degli spagnoli
“Malakaton”...ogni
canzone è una storia della storia, è vita, è lotta...
“I
Taliani”: ska, ska, ska... trombe e sezione ritmica martellante
racconta un testo forse un po' retorico ma che chiarisce bene il
disco dove va a parare... “questa è la canzone della terra mia,
della gente mia, della sua amnesia, e chi ha dato ha dato e chi non
ha avuto, scordano il passato dopo un minuto”... non solo pizza e
mandolino ma anche il Piave... ed il Conclave... un popolo che
dimentica il suo passato è un popolo senza futuro... chiaro il
concetto no?
“Hombres”:
intro da Tambours du Bronx, sapori e ritmi iberici (grazie ad Alberto
Ferrèr) ed irlandesi si mischiano... le percussioni fanno un ottimo
lavoro... il brano verte all'hip hop con campionamenti ben dosati...
gran pezzo da ascoltare a tutto volume... “Uomini macchina, con
macchine al posto del cervello… stattene buono e tranquillo è
tutto sotto controllo”, Charlie Chaplin docet, uomini armiamoci...
e partite...
“No
soy borracho”: chitarre ipnotiche ska e fiati messicani... soy
borracho, no perdido, cantava la Banda el Recodo... ma qui i “nostri”
non sono ubriachi anzi... canto rivoluzionario zapatista sulla presa
di coscienza della classe contadina... “No
soy borracho, soy un hombre sincero, soy guerrillero de la
revoluciòn”... contro la dittatura del potere...
“La
ruota”: violini imbizzarriti coronano un brano con un'aurea
circense... “Dicono che non è un gioco, dicono a volte basta poco,
un'uscita di carreggiata, una curva sbagliata”... gli errori della
vita a colpi di fisarmonica, chitarre ossessive ed assoli di
violini...
“Il
villano”: festa di paese alla “Mariano” di Tonino Carotone, tra
arie di Romagna ed osterie de Milan, proprio come narra Dario Fo
nella sua Bibbia dei Villani... con tromboni e fisarmoniche
popolari... qui la vocalità si fa molto Jannacci... “Son villano,
son villano e villan resto, son villano son villano anche se da
signor me vesto...”... nella seconda parte tarantella e
“contradanza”... I “Sine Frontera” prendono ispirazione dal
film di Monicelli “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” con Ugo
Tognazzi...
“Jesse
e il bandito”: un brano palesemente folk irlandese grazie alla
fisarmonica, ai violini e alle chitarre tipicamente ritmiche, gran
finale potente e convincente da gustare assolutamente live...
ispirato alla storia del “buon” criminale statunitense Jesse
James, vissuto nella seconda metà dell''800, le sue gesta ispirarono
molti brani made in USA e tanti film... “Jasse è un fuorilegge, un
diavolo con la pistola, una leggenda giù nel vecchio West, assaltava
banche, ponti e diligenze e scorribande sulla ferrovia... rubava
l'oro ai ricchi, aiutava i poveri...”
“Dietro
il portone”: brano in dialetto lombardo, o meglio mantovano, dai
toni cupi che racconta di un Italia in guerra, di un periodo di
terrore e paura “... e se questo è un nuovo, uno fra centomila,
non ricordo chi sono, non ricordo il mio nome”... nel ricordo di
Primo Levi, i campi di concentramento...sonorità popolari che ci
fanno ricordare davvero tanto i primi Modena City... nel finale una
triste fisarmonica...
“Camillo
e Peppone”: “... Peppone, guardami, rispondimi, sono io Don...
Donizetti...”... l'uno un sindaco comunista, l'altro un
prete...idem... che si fanno la guerra. Sappiamo come è andata a
finire la storia “...si prendono a pugni all'osteria, si maledicano
lungo la via, si prendono a calci in sacrestia, si maledicano
comunque sia”... questo tipico folk ben scritto ed interpretato dai
“Sine Frontera”...
“Io
son io”: ritmi più rock con chitarre distorte a farlo da
padrone... “sto con la gente giusta, sto con le mani in pasta e
sghignazzo, perchè io son io e voi non siete un cazzo”... dal
Marchese del Grillo dell'Albertone nazionale qui in versione molto
aggiornata. La politica italiana? Si, quella del
Marchese/Cavaliere... con tre moglie ed una escort... verso le isole
Cayman, come Nanni Moretti insegna...
“Fiocco
di neve”: canzone anomala per il disco... sonorità semplicemente
pop sicuramente il brano di minor tono ma con un testo molto grazioso
e delicato... chitarre acustiche si dondolano... “E quando fuori un
cielo alpino la notte schiarirà e la brina del mattino sui rami
brillerà... tu verrai con la neve ed i guanti di lana, il cappotto
viola...”
“Peace
and freedom”: cadenze reggae e chitarre in levare di pace e libertà
sessantottino... nostalgia dei tempi andati... “It's a freedom,
it's a freedom, all people...”. I “Sine Frontera” sono già sui
palchi d'Italia e d'Europa con il loro tour... sul disco regalano già
tanto, quindi li aspettiamo live per divertirci ancora di più...
l'unica pecca che il gruppo rischia è sicuramente quella, come
cantano Elio e le Storie Tese, di essere troppo da “Primo
Maggio”...
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