Uno
spunto politicamente scorretto (la disabilità di Bova) che potrebbe
abbondantemente essere sfruttato meglio, sommerso da un buonismo
esasperato e altre storie più o meno di contorno ad augurare buon
Natale nel trionfo dei buoni sentimenti. Non è che ci aspettassimo
qualcosa di diverso, ma i primi venti minuti di narrazione
ci avevano tratto in inganno, pensando a uno svolgimento diverso
e decisamente con più mordente. Invece via via tutto si appiattisce
e gli snodi si dipanano alquanto telefonati e consolatori con
un fondo di morale francamente insopportabile. "Indovina chi viene a Natale?" si rivela in fine per quello che è, un'innocua commediola
per tutta
la famiglia seduta accanto al focolare davanti magari al
nuovo televisore
comprato per le feste. E' infatti evidente la natura televisiva
della nuova fatica di Brizzi che non riesce da tempo ad andare
oltre la sinossi, si pensi al precedente "Come è bello far l'amore",
ad esempio. Per il resto ci si aspettava qualche risata in più
e qua e là non mancano momenti divertenti, specie nella lotta Bisio
/ bambini della Gerini che cercano di allontanarlo dalla madre
e qualche
dialogo Finocchiaro/Abatantuono, ma ci si ferma lì, perchè Brizzi
dirige la sua creatura verso un finale sempre più edificante
e sentimentale
che scade facilmente nel ridicolo involontario. Sarebbe andata
meglio al nostro se avesse calcato la mano sulle situazioni comiche
e grottesche che potevano derivare come dicevamo all'inizio dal
pretesto narrativo del personaggio di Bova ma anche dalla storia con
protagonista Bisio si poteva cavare qualcosa di più "scorretto", "cattivo",
per una versione del "film di Natale" tutta giocata
sulla critica
dei buoni sentimenti. Così non è stato e il risultato per la sua
aspirazione a dire altro, anche di importante finisce col
perdere
anche
il confronto a distanza con le barzellette di "Colpi
di Fortuna".
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