“Alceste non è un rivoluzionario torturato, non
è Che Guevara”
Una metafora piacevole su cinema”/televisione (“voglio
vedere come lavori in televisione - Non faccio certo Shakespeare - è dalle
piccole cose che si vedono i grandi attori) e teatro (“E poi non sopporto gli
attori, sono troppo narcisisti - Ma chi è questa? Chi si crede di essere,
stronza narcisista”), interpretata dalla coppia Fabrice Luchini, Lambert Wilson che non affonda il colpo, se non quando arriva
l’intrusione del porno, dove nella realtà contrapposta alla finzione scenica ha
uno scossone: “Non capisco se è completamente idiota o se niente può scalfirla”
o ancora “Una doppia penetrazione alle otto di mattina non è facile”) ma anche
in questo caso rimane in superficie, forse per evitare di peccare in
intellettualismo, in troppi sotto testi e messaggi che alla resa dei conti non
dovrebbero apparire subliminali, ma parte integrante del film stesso, benchè
una riflessione seria sulle arti visive. E’ la storia purtroppo è il caso di
dirlo a prendere il sopravvento, nonostante i dialoghi siano scritti come si
deve, nella sua banalità e schema lapalissiano, non riesce a svincolarsi dal
linguaggio codificato stesso che vorrebbe mettere all’indice ma ciò che stona ancor
più non è però neanche la prevedibilità della trama quanto il poco background
ritratto dei personaggi principali, (che vista la pochezza degli eventi in
termini di fatti, potevano quanto meno esser sviscerati meglio) non si capisce
fino in fondo tra l’altro, il rapporto tra i due protagonisti, il perché l’uno
vada a cercare l’altro, il perché di questo bisogno, che a ben vedere è il
punto di partenza del film e appare quanto meno pretestuoso l’entrata in scena
di Maya Sansa, funzionale alla banalizzazione della vicenda più che
all’economia complessiva della narrazione che vede confrontarsi i duellanti in
punta di fioretto prima di “azzannarsi come lupi”, ma anche qui si resta nel
campo della metafora, delle intenzioni.. Il film rimane gradevole, scorre con
una certa scioltezza nonostante non espliciti al meglio le sue premesse
portanti e non brilli certo per originalità, alla fine dunque un’occasione
mancata per troppi motivi.
“Comunque
prima o poi si muore a che serve aggrapparsi alle cose"
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