Moliere in bicicletta di Philippe Le Guay



“Alceste non è un rivoluzionario torturato, non è Che Guevara”

Una metafora piacevole su cinema”/televisione (“voglio vedere come lavori in televisione - Non faccio certo Shakespeare - è dalle piccole cose che si vedono i grandi attori) e teatro (“E poi non sopporto gli attori, sono troppo narcisisti - Ma chi è questa? Chi si crede di essere, stronza narcisista”), interpretata dalla coppia Fabrice Luchini, Lambert Wilson che non affonda il colpo, se non quando arriva l’intrusione del porno, dove nella realtà contrapposta alla finzione scenica ha uno scossone: “Non capisco se è completamente idiota o se niente può scalfirla” o ancora “Una doppia penetrazione alle otto di mattina non è facile”) ma anche in questo caso rimane in superficie, forse per evitare di peccare in intellettualismo, in troppi sotto testi e messaggi che alla resa dei conti non dovrebbero apparire subliminali, ma parte integrante del film stesso, benchè una riflessione seria sulle arti visive. E’ la storia purtroppo è il caso di dirlo a prendere il sopravvento, nonostante i dialoghi siano scritti come si deve, nella sua banalità e schema lapalissiano, non riesce a svincolarsi dal linguaggio codificato stesso che vorrebbe mettere all’indice ma ciò che stona ancor più non è però neanche la prevedibilità della trama quanto il poco background ritratto dei personaggi principali, (che vista la pochezza degli eventi in termini di fatti, potevano quanto meno esser sviscerati meglio) non si capisce fino in fondo tra l’altro, il rapporto tra i due protagonisti, il perché l’uno vada a cercare l’altro, il perché di questo bisogno, che a ben vedere è il punto di partenza del film e appare quanto meno pretestuoso l’entrata in scena di Maya Sansa, funzionale alla banalizzazione della vicenda più che all’economia complessiva della narrazione che vede confrontarsi i duellanti in punta di fioretto prima di “azzannarsi come lupi”, ma anche qui si resta nel campo della metafora, delle intenzioni.. Il film rimane gradevole, scorre con una certa scioltezza nonostante non espliciti al meglio le sue premesse portanti e non brilli certo per originalità, alla fine dunque un’occasione mancata per troppi motivi.


 “Comunque prima o poi si muore a che serve aggrapparsi alle cose"

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