Luca
Miniero torna ancora una volta sulle differenze nord sud dopo i
fortunati “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”, con
questo “Un boss in salotto”, che alla resa dei conti risulta
essere comunque un film riuscito (nonostante il tema abbia
abbondantemente stancato) soprattutto nella prima parte, scorrevole e
ricca di gag ben costruite, nella seconda, l'inevitabile morale pur
se ben contrastata dall'aspetto fiabesco, fa perdere ritmo narrativo
e appesantisce la vicenda. Vicenda che è alquanto semplice ma
divertente grazie a un Rocco Papaleo credibile nel personaggio di un
presunto boss camorristico in attesa di processo che sconta gli
arresti domiciliari a casa della sorella che lo ha rinnegato da
tempo, che a causa delle sue imprese è andata al nord cambiando
radicalmente vita. Il ruolo a tal proposito di Paola Cortellesi, così
come quello del marito Luca Argentero o la sempre brava Angela
Finocchiaro, è costruito tutto sugli stereotipi, i due sono due vere
e proprie macchiette, che funzionano in quanto tali, perdono
inesorabilmente verve quando come dicevamo all'inizio si cerca di
trarre una morale dai fatti. Miniero comunque mischia situazioni
surreali e grottesche in modo appropriato, trovando il tempo di
citare anche Fantozzi e sono interessanti le trovate fiabesche che
donano leggerezza alla narrazione, “Un boss in salotto” risulta
per molti aspetti migliore di “Benvenuti al Nord” che si
impantanava senza soluzione nella mezz'ora finale e anche se è
uscito dopo Natale, vince di gran lunga nell'italico scontro con Neri
Parenti, Leonardo Pieraccioni e Fausto Brizzi.
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