“Ho
una vita sola, la mia, ma cazzo ci sono dei momenti in cui vorrei la
vita di qualcun altro... a volte penso di lottare per una vita che
non ho il tempo di vivere, vorrei che avesse un senso”
Dallas
1985. Sessista, omofobo, tossico. Lui è Ron Woodroof,
ovvero Matthew McConaughey, uno “sporco” elettricista texano che
ti fa solo venir voglia di disprezzarlo. Tra una sniffata di coca ed
una scopata con chissà quale prostituta, si ritrova in ospedale per
un incidente sul lavoro dove i medici gli diagnosticano l'AIDS e soli
30 giorni di vita. Un malato di AIDS negli anni '80, in una terra di
uomini rudi e virili, è solo un omosessuale che contagia gli altri
uomini. Così Ron si ritrova ripudiato dagli amici, dalla società e
da un problema che lui stesso non conosceva e, documentandosi,
scoprirà che la realtà è ben diversa, che la malattia può essere
contratta con un semplice rapporto non protetto. Da lì in poi il
film di Jean-Marc
Vallée (che non è nuovo nel portare le tematiche omofobe sul grande
schermo) apre uno scenario nuovo e che distingue il suo lavoro
da “Philadelphia” che nel '93 portò alla ribalta, con Tom Hanks,
una tematica ancora tutta aperta e dolorosa in un periodo in cui il
virus dell'HIV mieteva vittime non solo nei sobborghi del mondo, ma
anche sui palcoscenici... e come potremmo mai dimenticare Freddy
Mercury. Oggi “Philadelphia”, visto con altri occhi, non ha la
stessa capacità di colpire alla pancia del telespettatore. “Dallas
Buyers Club” si. Si perchè innanzitutto è una storia vera in cui
viene riproposto un altro aspetto della malattia, quello della
sperimentazione. Già negli anni '80 si ricercavano farmaci per
combattere il virus dell'HIV ma tutto veniva messo a tacere secondo
le regole poco lecite di un sistema vestito di legalità dove a
comandare erano le lobby e qualche soggetto corrotto. In questo caso
la corruzione è negli ospedali dove ai malati viene somministrato un
nuovo farmaco, l'AZT, che uccide le cellule morte... ma anche quelle
vive. Ron, allo scopo di procurarsi il farmaco arriva fino in Messico
dove conosce il dottor Vass, ormai radiato per le sue idee, dove gli
mostra come l'AZT sia pericoloso per la salute e che invece il
peptide T, una proteina non fuori legge ma solo non approvata, sia la
giusta soluzione. Così, anche grazie all'aiuto di un transessuale
sieropositivo, Rayon, interpretato da Jared Leto, Ron metterà su,
una società fittizia, la Dallas Buyers Club per l'appunto, dove
inizierà a smerciare il peptide a tutti i malati. Ma il dottor
Sevard, che non vuole perdere la sovvenzione “solo” a causa del
mal funzionamento dell'AZT, informa la FDA che inizia ad indagare su
Ron e sulla sua attività di certo illecita ma che migliora la salute
dei malati. Sarà la dottoressa Saks, ovvero Jennifer Gardner,
pentita di utilizzare un farmaco che ben presto mieterà altre
vittime, ad aiutare Ron.
Come
abbiamo detto prima, dalla scoperta della malattia, Ron cambierà
atteggiamento nei confronti delle sue stesse becere convinzioni, così
allo stesso modo cambierà il film che ci mostra quella ambientazione
sì caricaturale (e che si basa sul meccanismo
Texas=rodeo=tori=maschi virili repubblicani), ma che lo fa solo per
ridicolizzare l'ignoranza umana di quella società, ed è funzionale.
McConaughey, anche se con 30 chili in meno che ancora non è riuscito
a recuperare, è vero, terribilmente vero e per questo si contenderà
l'Oscar come Miglior Attore Protagonista assieme a Leonardo Di Caprio
(The Wolf of Wall Street) e Christian Bale (American Hustle). Uno degli uomini più sexy e che spesso è stato criticato per alcune scelte, qui
sforna un'interpretazione magistrale così come impeccabile è il suo
compagno d'avventura Jared Leto, incredibilmente stravolgente nei
panni di un trans che rende anche attraente (presente anche nella
colonna sonora del film con un brano dei suoi “30 Seconds to
Mars”). La trasformazione di Ron mostra però ancora ben altro ed è
questo che muta il film in tutta la sua dolorosa bellezza: il lato
umano, la dolcezza che si scontra con quella condizione umana e che
ci viene regalata nella scena al Supermarket (quando Ron costringe un
suo amico omofobo a fare il baciamano alla “signora” Rayon)... o
nella scena del pub e dell'abbraccio tra Ron e Rayon (in cui i due si
avvicinano nell'amicizia e nel dolore)... nell'amicizia, vera, tra la
dottoressa Saks e Ron... (che è assolutamente l'opposto di quel
sesso malato che per Ron è stato una condanna a morte) e nella scena
finale dove il protagonista avrà il suo momento di gloria
cavalcando... la vita... “Dallas Buyers Club” ci piace perchè,
al contrario, ci pugnala alle spalle, ci dà un pugno allo stomaco,
ci lascia spiazzati con un groppo in gola... un film da vedere, un
film da Oscar.
“Sei
bello per essere un texano rozzo, volgare ed ottuso”
“Facciamo in fretta, così posso
andare a farmi fottere”
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