“Devo solo ritrovare un nuovo modo di lottare per la nostra dignità” (“Come Savonarola”)… 14 anni dopo Eugenio Finardi sembra averlo trovato, nelle mani sonore di Max Casacci, che rende “Fibrillante” un album minimal, colorando, mettendo gli accenti, sulla rabbia mai sopita del nostro, che è ficcante e diretto nei testi, senza scorciatoie o giri di parole. Un album antico e moderno che vede al suo servizio una vera e propria superband – con Tomi Cerasuolo e Gigi Giancursi dei Perturbazione, Manuel Agnelli degli Afterhours, Vittorio Cosma e Paolo Fariselli – e nello stesso tempo rimarca lo stile inconfondibile di Finardi, canzoni che piaceranno ai fans di vecchia data e perchè no? Anche alle nuove generazioni, perchè c'è un po' di Finardi in questo disco, ma anche dell'Italia di oggi, non a caso l'album è nato nel quartiere Mirafiori ed ha anche quell'aria che sa di Val di Susa...
“Aspettando”:
brano di sicuro impatto, costruito sul ritornello dall’aria
sognante che precede la strofa, più nervosa e diretta, venato di
sapori anni ’70, che viene fuori magistralmente nel bridge finale
quando i ritmi calano e l’atmosfera si fa quasi minacciosa: “Ore
ore senza niente da pensare senza sentire niente senza avere niente
da fare altro che aspettare”...
“Come
Savonarola”: “Non hai fatto un grande affare ad andarti a
innamorare di uno come me” scarna ed efficace con una decisa virata
rock nel ritornello “E allora ho voglia di bruciare cantando a
squarciagola come Savonarola”, immersa in sonorità che richiamano
gli anni ’70 e la celeberrima “Musica Ribelle”, perchè la
ribellione oggi è il valore che manca e Savonarola avuto il coraggio
di metterci la faccia ed è morto per questo...
“Lei
si illumina”: “Stanno bene insieme ma qualcosa si è trasformato
non c’è più passione”, storie di donne e di quotidianità,
pensando alla mamma che non c'è più... folk ballad dall’incedere
morbido e a tratti misterioso che sembra suggerire altro...
“Cadere
sognare”: prosegue in un certo qual modo la traccia precedente
dalla parte di vista dell’uomo… “licenziato”... “Ormai
anche mia moglie mi ha lasciato e adesso sono rovinato e poi mi son
lasciato andare ho mollato tutto e ho cominciato a bere perché la
verità è che nessuno vuole uno della mia età”: Entrambe le
tracce soffrono a dire il vero di un eccesso didascalico.
“La
storia di Franco”: è la storia vera di un discografico padre di
famiglia finito in disgrazia che per vergogna non rivede la figlia,
che però guarda uscire da scuola: “Un giorno mi ha fermato la
polizia pensavano che fossi uno malato”... toccante, intensa, coi
violini a risaltare i momenti narrativi: “Il mio tesoro non può
stare con me io dormo in macchina ma che vita è?”
“Fibrillante”:
“Ora sento il futuro che mi attira e la tua elettricità ora io non
ho più paura di vivere insieme quello che verrà” rock leggero
vivacizzato dall’aria prog dei synth e dallo strumentale finale
dove la ritmica prende il sopravvento...
“Le
donne piangono in macchina”: pianoforte e rumorismi, “Poi si
asciugano gli occhi prima di tornare fra la gente e nessuno si
accorge di niente e nessuno sa veramente cosa sentono” una sorta di
proseguimento di “Quello che le donne non dicono” che fa
risaltare le differenze con l’altro sesso (che guida macchine
veloci)...
“Fortefragile”:
brano dai sapori anni ’70, coi synth a rimarcare ogni fine strofa,
pop ad ampio respiro melodico e di sicuro impatto: “Io mi sento
così forte e fragile di fronte a te”...
“Moderato”:
“Tutto scorre ma tu non ci sei, tutto corre ma tu non lo fai”...
diretta e godibile, molto anni ’80, con un suggestivo ritornello in
minore: “Ogni idea di cambiamento tu la spegnerai”...
“Me
ne vado”: reading, lezione di storia, politica e finanza… “Vuol
dire che se tu hai cento euro in tasca loro ne hanno 260mila e si
stanno mangiando il mondo”, brano che si muove obliquo nel
ritornello e nell'improvvisazione strumentale che potremmo definire
free jazz/progressive, assolutamente trascinante, con l'apporto unico
di Fariselli...
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