Tornano sulla scena folk italiana, dove
prima regnavano sovrani i Modena City Ramblers (e non ci sono paragoni per la
diversità), i “Nobraino”, con questo loro “L'ultimo dei Nobraino” senza troppa
fantasia, che segna il ritorno della band di Riccione con una major al seguito:
la Warner Music. Ma questo non li ha cambiati più di tanto, sempre molto
ironici come sono (indimenticabile la “tosatura” di Kruger in un Primo Maggio
di qualche anno fa) e la cui musica fa da sfondo alla voce così profonda del
frontman che inneggia testi forti e taglienti, alcuni da prendere poco sul
serio, altri che raccontano storie ai margini. Sicuramente un disco da
ascoltare... dal vivo, perchè una band come i “Nobraino” vanno vissuti live
perchè è sul palco che danno tutto il loro meglio, che si lasciano apprezzare
da un pubblico che ha iniziato ad amarli.
“Esca viva”: “Guardo due cani che si
inculano, penso che quello dietro specula”... con questo intro di arpeggi
tristi, con la tromba a dar sfogo all'esca, vi lasciamo gustare questo testo
dissacrante che parla di noi, popolo di un'Italia alla deriva: “C'era un'esca
nel mare di squali, ladri, pesci cannibali che sapeva come fare a restare viva,
viva, vivissima...”
“Lo scrittore”: una folk ballad per la
storia “squattrinata” di uno scrittore a cui “serve l'amore”...“Voglio stare
qui a crearti e a disegnarti e ad affogarti nell'inchiostro delle rime e dei
clichè”... e la voce di Kruger che ci culla tra le pagine di un libro...
“Bigamionista”: il singolo che ha
inondato questi giorni di duro inverno, con un videoclip davvero esilarante, di
“frontiera”, si presenta con le chitarre serrate e i fiati che fanno quello che
vogliono. Storia di un uomo che gira l'Europa ed ha una donna in ogni porto, ma
poi: “Galeotto fu quell'ultimo caffè, scappò con la cassiera”.
“Un’altra ancora”: più pop delle
precedenti (con i fiati sempre in primo piano) e una buona dose di loop, un
coro canta lailala mentre: “Ora che ho imparato qui in giro, ora che ti orienti
se mi togli il respiro, so resisterti, bambina”, testo in stile “La ballata
dell'amore perduto”, più ironico si ma meno esaltante...
“Michè”: la voce di Kruger fa il verso
ancora a De Andrè ed alla famosa “Ballata del Michè”. Una nuova chiave di
lettura in cui “No, no Michele non si suicidò, vi posso giurar che la corda sul
collo a Michè fu stretta ma non per mano della gravità”... un rock, con cadenza
quasi beat, interessante ed intelligente, citazionismo puro.
“Via Zamboni”: i Nobraino si riprendono
il folk universitario bolognese e tutto quello che ci gira intorno “Arriva la
Polizia, dal finestrino butto via la libertà di farmi i cazzi miei”...
“Sotto al letto”: intro soft che inganna
un sostanzioso rock che fa da sfondo al vero protagonista, la storia dell'amante
della moglie di Carmelo: “Come un matto mi cerca d'appertutto, dice che vuole
darmi ciò che merito. Della sua riconoscenza posso pure starne senza”...
“Luce”: sound anni '60, voce tenebrosa
che canta: “Fatti toccare da me, fatti toccare un'attimo...”, chitarre nervose
si schiantano contro la dolcezza delle parole...
“Il muro di Berlino”: vira in sonorità
in minore con le chitarre arpeggiate che stravolgono il brano in un country
ricco, pieno: “E sul muro di Berlino abbiamo scritto una poesia, cortissima,
fortissima, ma adesso non c'è più”. Un'altra storia, quella di “io e Mariella”
tutta da ascoltare. L'amore di un uomo e una donna che finisce... come il muro
di Berlino che non c'è più.
“Endorfine”: l'unica droga sana è la
musica, concordiamo. Atmosfere in parte new wave in parte Paolo Conte. “Ma Più
di tutti sono drogati quelli innamorati che si strafanno di carezze e baci”. In
sostanza le endorfine sono prodotte naturalmente dal cervello in particolari
stimoli del corpo umano, avendo lo stesso effetto della morfina. Il testo
prendetelo ironicamente...
“Jacques Pérvert”: batteria energica per
prenderci in giro giocando un po’ con il cognome del grande poeta francese,
perchè al posto di un buon libro (paradossalmente, ma poi non tanto) si può far
l’amor: “Però ho scoperto che quando non stai con me tu ti vedi di nascosto con
un uomo che puoi legare, ammanettare, puoi fare soffire, a lui fai tutto quello
che non faresti a me”…
“Il semaforo”: “E quando caddero i regni
di ogni cielo alla fine delle religioni, quando tutti gli dei vennero sepolti,
gli uomini restarono soli sulla terra”, la vocina dell'oracolo, il sound si fa
spirituale (e spiritato) con, ancora una volta, una sezione ritmicamente
eccitata, qui Kruger è quasi come se volesse “emulare” Jannacci.
“Rallentare a Pietracuta”: una marcetta
stanca annuncia: “Rutto la mia gatta grigia lercia di ieri neanche avessi fatto
un pieno di cicuta, dobbiamo stare attenti ai carabinieri e rallentare a
Pietracuta”, storia di un paesino antico e dei suoi abitanti e qui c'è ancora
una volta ed irrimediabilmente il confronto con Faber... molto delicati i fiati
che fanno il loro ingresso…
“Bella polkona”: un folk irlandese che
inneggia alla Romagna e “Amarcord”… “Da qui non vediamo più l’Africa, c’è chi
dice quassù qua non è ancora su siamo Piave par sud!”… polka accelerata d’amore
e morte per la Regione confine tra il centro-sud e la Padania… e si balla nelle
balere… "Romagna bona ti bacio i colli", che donna... finale paesano.
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