No,
non vengono da Liverpool e neanche da Londra. Un po' più da vicino per quanto
ci riguarda, dalla fredda Parma, dall'Emilia-Romagna. Loro sono gli Ocean Cloud
e questo è il loro Ep “Letters”. Mixato da Francesco Rabaglia e masterizzato
nei famosissimi e storici Studi di Abbey Road – la patria dei Beatles – “Letters”
si apprezza per la sua semplicità, rischiando, questo è vero, di risentire gli
Oasis, forse anche i primi Smiths, ma comunque cercando anche di creare
qualcosa di nuovo e diciamocelo: il British pop che sempre ha fatto scuola,
continua a mietere le sue vittime, perchè tutte le sue creature (le sue melodie
ed i giri armonici) sono la costruzione perfetta di una canzone pop. Il pop
quello vero, sia chiaro. E siamo sicuri che anche la platea del nuovo ma
storico Cavern abbia apprezzato la performance dei nostri. Loro sono: Pier
Francesco Gasparini (voce e chitarra), Giacomo Calestani (chitarra), Giacomo
Tarabugi (basso), Dario Favalesi (batteria).
Letters:
una radio accesa (di quelle antiche) passa violini irish, chitarre acustiche
massicce e battiti di mani che sono solo il preludio della prima traccia di
questo delizioso Ep. Un beat fresco come loro però dal sapore Blur style...
british sicuramente molto “collegiale”... d'altronde, come disse Morrissey: “Ho
il sangue irlandese ed il cuore inglese”...
“You're
a plant that will grow”: qui le chitarre riffeggiano e guardano un po' ai
Beatles ed un po' agli Ocean Cloud, che ci mettono della farina del proprio
sacco perchè costruiscono il tutto donando modernità e qui va dato onore al
merito a Francesco Rabaglia e all'aria che si respira agli Abbey Road
Studios...
“The
last story a man can tell”: pop-rock nuovo millennio, con Pier Francesco
Gasparini che rischia di avvicinarsi un po' troppo a Liam Gallagher nella
timbrica... molto buona la sezione ritmica, puntuale e sporca quel che basta
per sfornare un bel pezzo, il migliore di questo Ep... e speriamo che per loro
sia un buon trampolino di lancio, sarebbe interessante ascoltare la loro vera
opera prima.
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