Renzo Rubino - secondo Rubino


Non è di certo un caso se Renzo Rubino all’ultimo Festival di Sanremo ha vinto il premio come miglior arrangiamento per “Per sempre e poi basta”, “secondo Rubino” è infatti l’attesa conferma dell’immane talento del nostro, che gioca a ridisegnare la canzone d’autore, unendo a meraviglia classico e moderno… da Umberto Bindi a Daniele Silvestri con assoluta maestria, aggiungendo e sottraendo sotto il punto di vista musicale con cura certosina, sorprendendo nei particolari, rilasciando un album coeso ed efficace, che cresce ascolto dopo ascolto. Ci aveva piacevolmente colpito lo scorso anno, quando non a torto parlammo di un vero e proprio “fuoriclasse”, queste, sono decisamente le canzoni che ci aspettavamo… Renzo Rubino ha tutto, il talento, la tecnica, l’intelligenza per continuare a scrivere pagine importanti della canzone d’autore di questo paese:

“Ora”:“ho visto il frantumarsi di ogni cosa soprattutto il desiderio” beat scarno e incisivo, trascinante, ricco di minime variazioni, che lo impreziosiscono: “ora che stai pensando fermati e datti un voto, ora che stai reagendo fermati e datti un voto, un voto, un voto, un volto”

“Monotono”: “sono il pazzo di un vecchio bar l’ubriacone della festa mi perdo in un bicchiere per non ascoltare la testa” morbida ballad al pianoforte votata alla melodia, con un ottimo bridge coi violini a sostenere il pathos narrativo: “l’odore della luna un disgraziato incrocerà”

“Sete”:  altra ballad al pianoforte, tenue, dalle atmosfere soffuse e tanti giochi di parole, che parte minimal per crescere gradualmente d’intensità, con l’entrata della sezione ritmica: “la paura non è degna di essere rivale, qui non vale, serve solo per farmi godere”

“Sottovuoto”:  “ormai stropicciare i miei sensi è il gioco più bello che fai”, beat spensierato e incalzante, sul quale si innestano i violini svolazzanti e complici: “io non la penso come te per me l’amore è semplice” 

“Per sempre e poi basta”: “solo un’altra canzone e poi cancellerò il tuo nome per sempre e per l’ultima volta ti porterò con me” una sorta di melodramma arioso e intenso che vive di molteplici sfaccettature: “e ogni volta che suonerò questa nota, è un si, sarai vicino a me” 

“Mio”: “volevi una carezza invece hai avuto la casa di barbie, da allora anche l’affetto, ha un prezzo, un’etichetta, c’è scritto mio, mio”, l’alternanza di toni e ritmiche su un appeal da cantilena killer, unite all’intelligenza del testo, fa decisamente la differenza, tutto quello che dovrebbe avere o essere una perfetta canzone “Pop”: “tu dici mio, mio e come un miagolio io ti ringrazio, ti do un bacio, ma se non sono mio come sarò mai tuo non sono il mare nemmeno  il cielo di stanotte, quello si che è tuo e se ti va lo puoi dividere con me”

“La fine del mondo”: “e fare male da morire oggi ha un nome, si chiama futuro senza domani tremate cattivi bambini stringete le mani” marcetta “zompettante” che si appoggia alla melodia nel suo dipanarsi, suggestiva: “se mi chiamassi principio avrei potuto ascoltare”

“Piccola”: eterea preghiera all’amata “musica” dal mood sognante, come unire classico e moderno: “portami via tutto ma lascia stare lei”

“Amico”:  “Cosa resta? Dici interagire. Nascondi solitdine, credo sia anche colpa mia potevo dirti più di una volta, basta così, non serve di più, bastava lanciare i sassolini sulla finestra ”pop dance con venature funky, “da troppo tempo ormai confondi i maxischermi con la luna”

“Non mi sopporto”: coi synth in evidenza e il basso che sleppa nel ritornello, per un testo surreale e ficcante: “ma c’è un problema non sopporto neanche te, applaudi in aereo dopo l’atterraggio stai suonando il clacson al termine del rosso, da come mastichi la gomma sveli quello che c’è sotto, le labbra gonfie fanno moda come la volgarità”

“Colazione”: contrasto riuscito tra musica (solenne e greve) e testo (ironico), “io mi arrabbio se manca del sole, ti innervosisci se non ti porto al mare la nostra storia è come colazione perché anche se uguale è essenziale”

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