- “Dolores,
secondo lei sono un uomo senza palle?”
- “Un
pochino”
E'
nato “Sotto una buona stella” ed è proprio il caso di dirlo, il
film di Carlo Verdone, di cui ci si aspettava l'ennesima commedia un
po' nevrotica, quella a cui ci ha abituati per anni, nel bene e nel
male c'è da dire, ma che invece ci ha riservato più di una
sorpresa. Qui Verdone interpreta Federico Picchioni, un broker di
successo, ricco e spensierato, con una bella fidanzata, Gemma, che
prende le sembianze di Eleonora Sergio. Tra feste alla moda e
champagne (per fortuna molto ma molto più morigerate del broker Di
Caprio), la sua vita viene sconvolta nel giro di poco da più eventi.
Primo fra tutti la morte dell'ex moglie che ha abbandonato con due
figli ormai grandi ma alla ricerca ancora di sé stessi: Niccolò
(Lorenzo Richelmy) è un musicista squattrinato, mentre Lia (Tea
Falco) è una figlia dei fiori con la poesia in testa, una figlia a
carico e senza un marito. Andranno tutti a vivere con il padre che,
nel frattempo, perde il lavoro ed i guadagni di una vita a causa
dell'attività truffaldina di un collega di lavoro. Nel caos più
totale, Federico e Gemma entrano in crisi: “- Ma che vita mi
aspetta. “- Ma che vita ci aspetta”. “- E
la frase che ho detto io poco fa, ma che vita mi... ci...” e Gemma
se ne va di casa. Così entra in scena la vicina, Luisa Tombolini
ovvero una straordinaria Paola Cortellesi, nei panni di una
tagliatrice di teste. Luisa licenzia i dipendenti di imprese in
crisi, ma il rimorso la porta anche a cercare un lavoro a chi ha
dovuto licenziare. Luisa sconvolgerà la vita di Federico... e
metterà a soqquadro la concezione che Carlo Verdone ha della
famiglia italiana, quella che ha sempre rappresentato nei suoi film,
sin dagli inizi, con tutti i passaggi generazionali. In questo film,
benchè la sceneggiatura sia affidata ai collaboratori storici di
Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta e Maruska Albertazzi e
nonostante sia stato realizzato tutto in low cost (il film è stato
girato a Cinecittà), la qualità rispetto ai precedenti lavori
(buoni s'intende) cresce notevolmente, così come l'ottima fotografia
di Ennio Guarnieri (lo stesso di “Un Sacco Bello” e “Borotalco”).
Verdone per la prima volta non riesce a fare il classico Verdone, è
oppresso (e questo è un bene) dalla figura dirompente di Paola
Cortellesi così spontanea, così incredibilmente sé stessa tanto da
non abbandonare il suo personaggio ma anzi cercando e riuscendo a
donare al film verve, energia, innovazione e... un mare di risate.
Verdone ha recitato con Laura Morante, con Asia Argento, con Claudia
Gerini, con Margherita Buy, grandi attrici che però vengono dominate
dalla presenza di Verdone e non dominano. In “Sotto una buona
stella” invece, ed è questo quello che rende la commedia veramente
godibile, la Cortellesi regna incontrastata ed è Verdone che deve
correrle dietro ed improvvisare. Anche nella scena del matrimonio di
Duilio, fratello di Luisa, in cui si corre il rischio di appiattire
la narrazione, Paola Cortellesi sfoga il suo impeto in un bacio
appassionato... fin troppo. L'improvvisazione si fa sentire
soprattutto nelle scene della vetrina (molto divertente), della
febbre (con una delirante Cortellesi), nel discorso in auto, nella
geniale trovata di fingersi romena ed in quella, davvero funzionale,
che “i muri hanno orecchie per sentire”. Ci piace anche la scena
del prima e dopo dal fruttivendolo che segna, anche se
didascalicamente, la solitudine in cui sia rimasto Verdone/Picchioni,
che per la prima volta in questo film è prima padre e nonno e poi
compagno, d'altronde l'età si fa sentire anche per lui che non può
rivestire sempre il ruolo di piacione. La storia mostra anche un
altro piccolo elemento di distrazione per distogliere l'attenzione
(giustamente) del telespettatore su un unico scenario, ovvero la casa
di Federico Picchioni: Damiano, il vicino che ama gli animali, perde
di vista Massimiliano... un pitone che causerà scompiglio nelle loro
case e che li avvicinerà... Nota al merito anche per Tea Falco,
l'attrice che Bertolucci ha voluto per il suo “Io e te”, che si
ritrova ad interpretare nuovamente i panni di una ragazza-contro, ma
che ancora una volta è realistica nella sua recitazione “stanca”
di vivere: questo è il personaggio, questa è Tea, una personalità
e fisicità adatta a ruoli del genere (d'altronde il Cinema ne è
pieno). Il film propone anche una colonna sonora minimal che si sposa
bene con l'ambientazione – e che da il titolo al film – scritta
dal compositore Umberto Scipione, David di Donatello per “Benvenuti
al Sud”. Verdone ha voluto dedicare quest'ultimo sforzo
cinematografico al suo stretto collaboratore Ivo Di Persio, morto
prematuramente ancora giovane all'inizio delle riprese.
- “Scusi
ma lei la faccia da tagliatrice di teste non ce l'ha”
- “Ah e perchè da battona si?”
- “Per
papà ci voleva una così”
- “Perchè,
una così si sarebbe presa papà?”
Concordo, sto film di Verdone è il migliore da parecchio Tempo. Bella recensione.
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