The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca di Lee Daniels


Gli americani chiudono sempre un occhio su quello che hanno fatto al loro popolo. Guardiamo il resto del mondo e giudichiamo. Sentiamo parlare dei campi di concentramento, ma quei campi ci sono stati per ben 200 anni anche qui, in America”


“Solo un nero può cogliere il pensiero dei neri”. Questo lo potremmo definire un incipit a “The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca” del regista Lee Daniels, che si ispira alla storia vera di Eugene Allen che per oltre 30 anni ha servito i presidenti succedutisi alla Casa Bianca. Qui però il protagonista prende il nome di Cecil Gaines, interpretato da un malinconico Forest Whitaker, che negli anni '20 era un bambino che lavorava nei campi di cotone e che ha visto un bianco uccidere il padre e violentare la madre. Ben presto diventerà un “nero di casa”, un ragazzino che serve il tè ai bianchi, crescendo onesto, educato e sempre impeccabile, qualità che lo faranno approdare alla corte della Presidenza degli Stati Uniti perchè, secondo le sue convinzioni, solo “Servendo un bianco puoi ottenere i diritti che ti spettano”. Non sarà proprio così e Cecil – una volta sposatosi con Gloria, una straordinaria Oprah Winfrey (Miglior Attrice non protagonista ai BAFTA, SAG e Critic's Choice) – verrà presto smentito dai suoi figli Louis e Charlie, il primo scoprirà, negli anni '60, l'orribile persecuzione da parte del Ku Klux Klan. Charlie invece scoprirà la spietata guerra del Vietnam. Attraverso l'amore per i suoi figli, Cecil cambierà la sua posizione verso una società che ha servito e che si è servita di lui nelle stanze del potere. Il film, campione d'incassi negli Usa – e snobbato probabilmente in modo ingiustificato dalla critica da Oscar – mostra come in 80 anni di storia la condizione dei neri d'America (ma non scordiamoci anche degli ispanici e degli asiatici) sia cambiata lentamente e dolorosamente, solo per merito non di una classe politica (bianca) che ha imparato solo a vedere pietà negli occhi dei neri (come in quelli del protagonista), ma solo per la forza di un popolo che si è ritrovato in un Paese perchè deportato e schiavizzato, ma che in questo Paese ha cercato di rialzarsi per costruire qualcosa. Molto interessante anche lo spunto che coglie il regista: Cecil crede che servendo i bianchi ciò possa migliorare la condizione del suo popolo. Un idealismo sbagliato che scoprirà alla fine del film, quando si ritroverà sulla sedia dei potenti non come servitore ma come servito. 
E' lì che coglierà il punto di vista del suo lavoro, si renderà conto di volere essere lì “perchè è un suo diritto, non come personaggio di uno spettacolo”. Il film si rivela commovente, toccante, per niente affatto “politically correct” per intenderci. Piace anche il personaggio di Gloria/Oprah, la moglie di Cecil, che un po' brilla chiede al marito di portarla alla Casa Bianca. Ma al Palazzo del Presidente degli Stati Uniti, non c'è nulla da mostrare alla moglie di un maggiordomo. Solo quando diventeranno vecchi, Cecil aprirà le porte della Casa Bianca alla moglie. Ma è solo un altro modo per rappresentare l'elemosina, non un diritto. Un altro aspetto portante del film è proprio quello per cui è stato in parte portato sul grande schermo: la vita di Cecil è legata a filo doppio a quella dei sette presidenti americani che nel tempo ha servito, mostrando come la sua lotta non si è mai arresa fino ai giorni nostri. Perchè solo con le loro forze, gli americans black, hanno cambiato il loro futuro, divenendo non più una popolazione da sottomettere, da ripudiare, ma al contrario da considerare come parte di una Nazione, l'America, come elettori, gente che decide, che ha il coltello dalla parte del manico. E vinceranno. E il loro sogno avrà un volto: Barack Obama. Nel film scorrono immagini reali, forti e significative, confacenti alla drammaticità del film di Daniels. Il cast all'opera vede anche i camei di Mariah Carey (la madre di Cecil), Jane Fonda (la moglie del Presidente Regan), John Cusack (Richard Nixon), Robin Williams (Dwight D. Eisenhower), James Marsden (John F. Kennedy), Alan Rickman (Ronald Regan). Il cantante Lenny Kravitz, in una veste per lui insolita, ha interpretato il maggiordomo collega di Cecil, James Holloway. 


"In qualsiasi momento un bianco poteva uccidere uno di noi e restare impunito...la legge non era dalla nostra parte...la legge era contro di noi”

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