Afterhours - Hai paura del buio? Reloaded


“Hai paura del buio?” è uno degli album più importanti degli ultimi vent’anni, giusto rendere omaggio a un’opera di tale livello, anche perché ciò che maggiormente conta, gli Afterhours non si sono di certo fermati dopo e disco dopo disco hanno saputo tenere alta la loro ispirazione. Tornando al progetto(oltre alla rimasterizzazione dell'album), basta leggere i nomi degli ospiti coinvolti per capire la bontà dell’operazione. Partiamo con Damo Suzuky nella strumentale titletrack che prende spunto dai trenta secondi  dell’intro originario per costruirci sopra una sorta di mantra oscuro che potremmo definire free jazz a tinte noise. Bestemmia evitata a parte “si lo so siete un po’ sconcertati ma da uno come me ve lo dovevate aspettare ” la versione con Bennato di “1996” con la sua inconfondibile armonica ha il suo perché, “Male di miele”, con i grandissimi Afghan Whigs, spoglia, marziale, tutta giocata sull’attesa dell’esplosione del ritornello che non arriva, quella con Piero Pelù è più vicina all’originale anche se è decisamente più teatrale nel cantato della strofa, due versioni entrambe riuscite. “Rapace” è sostanzialmente uguale, leggeremente più addolcita, col pianoforte da brividi specie nella parte conclusiva, con la voce di Giuliano Sangiorgi che si mette per così dire a disposizione nei controcanti e ovviamente nel ritornello. I Luminal di contro stravolgono “Elymania”, meno potente, più sensuale, “Pelle” cantata da Mark Lanegan serve a dimostrare più che altro la grandezza degli Afterhours per avere ospiti di tale spessore, le variazioni rispetto all’originale sono minime, lo stesso quasi si può dire per “Dea” fatta dal Teatro degli Orrori con Manuel ai cori e Pierpaolo che declama a un certo punto nel suo stile, sembra l’evoluzione più naturale possibile. Joan as Policewoman fa acquisire ancor più luce a “Senza finestra”, lo arricchisce di nuovi colori.“Simbiosi” con Der Maurer (Enrico Gabrielli) e Le luci della centrale elettrica è ancor più diradata e frammentaria, acquista un alone sinistro, ma anche in questo caso ci troviamo a un’operazione perfettamente compiuta. Il capolavoro pop degli Afterhours “Voglio una pelle splendida” si gode la rispettosa versione di Samuel Romano e la classe di Daniele Silvestri. Altro grande ospite John Parish, in “Terrorswing”, suggestivo alquanto. “Lasciami leccare l’adrenalina”, con Eugenio Finardi che spoglia il brano totalmente e lo fa suo col pianoforte, archi e pochi orpelli con Manuel ai controcanti, il brano viene quasi “raggelato”. I Bachi da Pietra sono perfetti per reintepretare “Punto G”, oscura e sensuale, ne accentuano la marzialità e la ritualità, con Manuel ancora una volta ai controcanti. Nic Cester affronta “Veleno” in modo rispettoso e fedele all’originale, un vero e proprio omaggio di un altro grande. Piers Faccini rende più morbida e sospesa “Come vorrei” e fa il  ritornello in minore, non male. I Fuzz Orchestra con Vincenzo Vasi rilasciano una versione di “Questo pazzo pazzo mondo di tasse” che definire claustrofobica è dir poco, mentre i Marta sui Tubi danno il loro punto di vista di “Musicista contabile”scarnificandola senza perdere in potenza con buoni intermezzi strumentali. I Ministri all’opera “Sui giovani d’oggi ci scatarro su” sono decisamente a loro agio, come Rachele Bastreghi in “Mi trovo nuovo”,  molto sensuale. Eterea invece possiamo definire“Televisione” che prende nuova linfa reinterpretata da Cristina Donà e Robert Wyatt.   

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