Francesco Renga - Tempo Reale


“Tempo reale di Francesco Renga” è di certo un buon album, con tante belle canzoni, specie se prese singolarmente… infatti  il rischio di apparire un lavoro monocorde appare evidente se si ascolta l’album tutto di un fiato, soprattutto per quanto concerne la parte testuale, tanti autori per un unico tema, “l’amore” che viene sviscerato tra disillusione e rinnovata speranza a scandagliare l’animo umano. Sul versante musicale invece Renga è decisamente più vario anche se non osa fino in fondo, sono questi i limiti di una proposta pop sicuramente di qualità, che non mancherà di scalare le nostre classifiche, dove il nostro riduce al minimo indispensabile le ballatone, i pezzi a sensazione per così dire, dove far evincere le sue doti vocali e si mette più al servizio di una forma canzone, anche raffinata negli episodi più riusciti dell’album, a cominciare da “Vivendo adesso”: uno dei migliori brani dell’ultimo Festival di Sanremo tra l'altro, scritto da Elisa e si sente, tra stop and go e variazioni di tono, ad ampio respiro melodico in un continuo crescendo: “un’altra immagine di te, un nuovo modo di vedere le cose, eccone una che non sai, ecco il mio modo di parlarti d’amore”, “Si… beh… ma non so”: di Giuliano Sangiorgi,”credimi è come su un isola è talmente facile trovare un altro che non sia il riflesso di se stesso credimi sei tu un’isola”, fresca e accattivante per ritmo e melodia con un buon bridge per la ripresa del ritornello e “Un lungo inverno”: “se solo i tuoi baci non lasciassero ferite e la cura delle cose fosse la tua bocca se almeno più lontani noi due fossimo felici… più felici di così” intensa ballad scritta tra gli altri da Diego Mancino. Convincono decisamente “Il mio giorno più bello nel mondo”: scritta da Fortunato Zampaglione, parlato incalzante, andamento circolare, un brano piacevole di sicuro impatto “non lasciamo che sia il tempo a cancellarci senza un gesto far la fine dei graffiti abbandonati alle pareti, lentamente sgretolati dalla pioggia e dal calore, fino a quando c’è uno stronzo che passando li rimuove”, “L’impossibile”: “voglio un’altra volta l’impossibile entrare nel tuo cuore come un missile” un brano pop accattivante e godibile con ancora Mancino tra gli autori come in  “Dovrebbe essere così”: la traccia più ritmicamente sostenuta dell’album, una sorta di blues danzereccio ad alto tasso melodico nel ritornello: “c’è una nuova scala di valori tra il desiderio e l’ossessione tra chi lascia e chi si lascia andare in questa estate che non vuole finire”. Sono decisamente brani più standard ma comunque sufficienti “Mai”: “Chi ti amerà dopo di me, chi scriverà la parola fine? Noi due mai” una ballad rock, “A un isolato da te”: “piuttosto che essere normale hai scelto di essere felice” la canzone esclusa dalla fase finale di Sanremo scritta da Roberto Casalino,semplice e orecchiabile, “Ora vieni a vedere”: “ora vieni a vedere come stanno le cose, se per pagare l’affitto hai finito le scuse”, ballad al pianoforte che parte spoglia per poi esplodere nel ritornello, un brano più vicino al repertorio di Renga rispetto ad altri pezzi, il singolone “L’amore altrove”: con Alessandra Amoroso, “noi cercheremo l’amore altrove, solo una cosa rimane sicura, ognuno ha la propria vita e proprio questo fa paura” della serie “quando due si lasciano” scritta anche da Casalino è un brano di sicuro effetto, che per certe dinamiche può ricordare Tiziano Ferro, come “Era una vita che ti stava aspettando”: tra gli altri di Ermal Meta, “ma quanto pesa l’anima?Pochi grammi ma i più pesanti che un uomo ha”, “Dimenticarmi di te”: “mi spoglierò di te come fossi un vestito che non mi piace più non parlerò perché tutto quello che dico l’hai già detto tu e nel silenzio accenderò un’altra sigaretta per chiudermi la bocca” brano abbastanza standard dove il nostro può esprimere la sua vocalità. Segno meno per “In equilibrio senza te”: “qui sospeso tra le domande e le risposte che non ho” che paga come dicevamo all’inizio il fatto di assomigliare a tante altre canzoni presenti “e “Almeno un po’”: di Checco dei Modà, troppo enfatica e smielata per i nostri gusti e qualche rima di troppo nel ritornello: “dice che nessuno più da tempo l’accarezza con dolcezza, dice che l’amore ci credeva, lo sognava, lo faceva, ora che rimane solo un po’ d’amarezza” 

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