Anche se in Italia
ha vinto il prestigioso Premio “Mia Martini”, è il resto del
mondo che ha consacrato Alessia D'Andrea come una cantautrice. Ma
anche i Jethro Tull, con cui ha condiviso le scene ed un brano,
“Locomotive Breath”. Ed in effetti, questo suo primo album in
italiano "Luna d'Inverno" – dopo aver girato in lungo ed in largo per l'Europa –
ha un'aurea magica, che parla di “pancia”, un sound che ci
riporta ai '90 (è forse questa l'unica debolezza del disco) anche se
la vocalità e l'intelligenza di Alessia cercano di attualizzare il
contesto. Infatti la seconda parte, quella probabilmente più
cantautorale, è indubbiamente quella che preferiamo. Interessanti i
suoi vocalizzi, la pulizia della voce, a dimostrazione che basta poco
per diventare una certezza nel panorama musicale, speriamo anche
italiano... anche se è l'America la terra promessa che l'aspetta...
“Luna
d’Inverno”: intro con voce molto enfatica, quasi drammatica con
pochi orpelli, un piano leggero... poi il brano riesce a spiccare il
volo man mano quando si apre nel ritornello più energico, con gli
strumenti che entrano in scena a farsi sentire... inno di solitudine
ad una luna lontana ma forse fin troppo vicina... belli i falsetti
che riesce a creare la sua voce: “Luna d'Inverno aiutami in questo
mare, aiutami a non affogare, aiutami a non essere di nessuno”...
“Non
cambieremo”: dal sapore anni '90, più rock con le chitarre
elettriche in evidenza... un pop etereo ed esteso grazie anche alla
voce di Alessia che fa spazio ad un timido assolo di acustica: “Noi
sempre più in alto ci sediamo tutto poi va giù e sempre più nei
pensieri della testa ci rotoliamo...”
“Il
gatto che abbaia”: ancora una volta la tastiera ci riporta a due
decenni fa, forse troppo antiquato come suono.. ciò fa spiccare il
testo su uno sfondo spoglio ma l'intento è quello: “Io devo
imparare, io ho da imparare... c'è un gatto che abbaia è la mia
immaginazione spaziale ed un'altra stella che cade in questa notte
normale”... l'incomunicabilità e l'incomprensione giocano brutti
scherzi: “Ho le mani distrutte e alcune porte non le ho neanche
rotte”... l'incursione del violino è provvidenziale...
“La
musica non gira più”: un soul tutto italico molto, molto
interessante... let it be: “Lascia che tutto sia, tu lascia tutto
com'è e non chiedermi quando ti dico che la musica non gira più...”,
ritmo cadenzante e sensualmente trascinante per un “tu per tu”
con la musica e le difficoltà di emergere... non è il caso di
Alessia...
“Blu
occhi”: il singolo del disco, scritto da Maurizio Lauzi, figlio del
compianto Bruno, è un pop ironico e fresco, la “nostra” riesce
anche ad essere frizzante: “Io ho una casa piena zeppa di sole, ho
due tette che ti fanno impazzire e come non bastasse mi sorride
l'amore che c'è fuori e aspetta solo di entrare”... lui se ne
accorgerà? Melodia radiofonica...
“Non
portarmi via”: un semplice pop, dal sapore sanremese e non vuole
essere un difetto, anzi, si lascia ascoltare. Anche se dedicata alla
strage dello tsunami in Indonesia il 26 dicembre del 2004, Alessia
canta in modo più “scanzonato” rispetto al primo brano: “Tu
non portarmi via ma se devi tu fammi ballare, come un bacio sia per
me e non strapparmi via se ti prego, lo sai in fondo che... io mi
perderò”...
“Beyond
the clouds”: il primo brano dove la batteria fa da padrona creando
una bella atmosfera silenziosamente graffiante su un testo in cui
Alessia D'Andrea torna a cantare in inglese dimostrandosi molto a suo
agio e riesce davvero a sfoderare un grazioso soul-funk... tastiere
sul finale fanno respirare il pezzo...
“Alzami
nell’aria”: “Non parlarmi, portami via, giorni sempre uguali,
ore senza fine, notti che ritornano indietro”... perchè l'amore
può. Chitarre possenti e sonorità in minore trascinano la mente
lontano... quello che oltre è da dimenticare...
“Caccia
alla volpe”: “Sento il puzzo di cane di uomo che si sveglia la
mattina per uccidere o per rubare, errori della natura che convivono
su questa terra per arrecare danni a tutti gli essere viventi ed
anche alle pietre che nulla hanno fatto se non il torto di essersi
alzate a strapiombo formando le montagne toccando il cielo e facendo
capire agli uomini che si può andare verso l'alto per sfidare
Dio”... Alessia stupisce non solo con la sua voce, ma anche con un
testo da ascoltare per bene, potente com'è così come la marea di
effetti che sono anche suoni della natura che a volte ci regala anche
la morte... la vendetta dell'istinto animale, quello dell'uomo però,
ma la volpe sa essere più furba... trasognante il piano sul
finale... sicuramente la perla del disco...
“Anime
bruciate”: una poesia chiude questo disco che ha saputo come
colpirci, come restare nella memoria, come scalfire: “Anime, anime,
anime, anime bruciate”... un testo secco ma funzionale, quasi un
addio...
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