Biagio Antonacci - L'amore comporta


“L’amore comporta” è di gran lunga il miglior album di Biagio Antonacci degli ultimi dieci anni per svariati motivi, a cominciare dalla cura degli arrangiamenti, in particolar modo alle soluzioni ritmiche apportate ai brani che diversificano la materia nell’ambito di una proposta pop come sempre orecchiabile ma decisamente meno ruffiana rispetto al passato, Michele Canova dà il miglior vestito possibile ai brani, così come i testi (tranne qualche episodio) risultano essere incisivi e ricchi di immagini. C’è ironia, lucidità, leggerezza, c’è voglia di raccontare e raccontarsi...e c'è anche un brano di Paolo Conte. C’è anche qualche caduta di tono, qualche rima evitabile, qualche melodia giù sentita, ma il tutto appare ampiamente perdonabile, perché “L’amore comporta” è un balzo in avanti notevole e per certi versi inaspettato… come a dire bentornato Biagio:

“Cado”: piglio dance a celebrare la fine di un amore e l’importanza di rialzarsi, di sicuro impatto radiofonico:“cado in riva al grillo si siede sulla spalla e mi dice dai Biagio tu vivi vivi per stupirti mai per consumarti l’hai sempre fatto se cadi tu vivi e sarà sempre festa oltre l’amore di più”

“Ti penso raramente”:te lo dico veramente è bastato star dentro in un altro cappotto per capire che in fondo avrei rotto, io ti penso raramente ho diviso cuore e mente anche se con fatica attraverso la vita consapevole avrei rotto” easy pop altamente orecchiabile, non a caso il primo singolo estratto ha sin troppe rime facili nel ritornello

“L’amore comporta”:”nonostante tutto l’amore ti salva” ballad dall’andamento circolare con un buon bridge: “l’amore comporta riempire valigie partire subire stupire amarsi a tal punto che togli il futuro l’amore è il quartiere migliore dove abiterò”

“Hai bisogno di me”: “basta solo che il canto tuo diventi un coro all’unisono io e te desideri costanti a cui non rinunciare mai”gradevole la strofa incalzante meno i risvolti rock epici nel ritornello per poi proseguire sin troppo enfaticamente, alla Modà per intenderci

“Tu sei bella”:”un bacio è così delicato da fare quasi paura”, folk ballad con buoni inserti ritmici che si apre alla melodia nel ritornello, non male anche il bridge:“e tu sei bella come Venezia addosso Venere dolce che rendi fecondi le sponde di un cuore che aveva fallito, tu sei bella tanto da farne un vanto non c’è flagranza tanto per farti un esempio non c’e neanche un fatto che porta un ricordo”

“Mai mi dici amore”: “mai che un giorno che ti venga in mente di farmi sentire bene” incisiva e fresca, tutto un crescendo, con uno dei testi migliori del lotto: “siamo due miserabili altro che amore, due tristezze  sommate non danno calore”

“Dolore e forza”: strofa gitana, poi il brano prende una piacevole piega retrò e si apre a una avvolgente melodia di stampo anni’60 nel ritornello:“amore mio ma come ho fatto a restare in silenzio di fronte a te non ti ho mai detto le cose che ho dentro perdonami, amore mio non è il coraggio che costruisce la libertà non è l’odore che passa dal naso la libertà”

“Ho la musica nel cuore”: godibile e convincente brano reggae:“ferma l’amore che passa l’amore che passa”

“Ricordati chi sei”: “in un pozzo di virtù ti ho trovata infreddolita”… morbida folk/rock ballad ad ampio respiro melodico, dove il nostro torna per così dire al mood degli esordi: “tutto il mondo l’ha capito tutto il mondo tranne te ricordati chi sei”

“Le veterane”: il brano porta la prestigiosa firma di Paolo Conte ed è una marcetta “sudamericana” dal piglio popolare e ironico:“no pancera di lana si collana gitana e poi nello sguardo un gran fuoco per sfidare anche il gioco con noi, la veterana è quella che sa far di una danza un’intimità”

“Barbara”: “non devi dirmi niente la tua testa la conosco più o meno sei come me” strofa dai toni intimi che ben si dipana nel ritornello che può ricordare Vasco Rossi: “la voglia tua di crescere è tanta sei fatta di tormento e vento”

“Ora e mai per sempre”: “diamo il peggio che abbiamo o è solo quello che siamo?” ballad  soffusa che si distende nel ponte/ritornello dove Biagio sfodera il falsetto:“aspettiamoci ora come allora distanti più grandi adesso dividiamoci ora e mai per sempre con tanto o con niente”

“Libera”: al pianoforte, il brano più intenso dell’intero lavoro, una sorta di lettera alla libertà prima di sposarsi: “Avevamo visto bene noi anzi hai visto bene tu”

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