Giunto
al quinto album omonimo, Paolo Saporiti per la prima volta si cimenta con
l'italiano, coadiuvato da Xabier Iriondo che "sporca" il
sound del nostro (come già fatto nel disco precedente) e più spesso
va oltre conferendo all'intero lavoro una matrice decisamente
sperimentale. Canzoni folk "disturbate", un album di
nicchia, dove il confine tra l'esercizio stilistico fine a se stesso
e l'arricchimento di una struttura tendenzialmente scarna è labile,
così come il rischio di un lavoro monocorde per forza di cose... Il
rischio comunque è scongiurato anche se dodici brani sono tanti,
perchè i protagonisti sono fuoriclasse e sono colori, suggestioni,
emozioni che crescono ascolto dopo ascolto ma la scintilla non scocca
fino in fondo, i testi non riescono a dare quel quid in più,
necessario per certi versi in un'opera del genere, preoccupati forse
sin troppo di seguire una propria musicalità e alla resa dei conti
la formula stessa, stanca inevitabilmente, perchè i brani finiscono
con l'assomigliarsi. Stiamo parlando sicuramente di un buon album
che poteva anche essere più variegato:
"Come
venire al mondo": è una sorta di mantra folk blues
psichedelico, il più immediato per certi versi: "Il sole non
esiste più, gola profonda tu lavami l'onta di questa giornata che
non saprei come fare a salvare", si continua con "Io non ho
pietà", coi violini a conferire lirismo "Perchè non cambi
e non scegli me, perchè non muori e non prendi me", passando
per "Cenere": sospesa tra intimismo e rumorismi "Io
non so più come scegliere al di fuori di te io non so più cosa
chiedere al di fuori di te" e "Sangue": minimal
esoterica "Io mi sorprenderei se poi fossi tu a scegliere una
strada al posto mio a eludere quei lampi di una vita che non abitiamo
più qui nel centro di Dio". "Come Hitler": con la
batteria in primis a disturbare la melodia: "Non esistono modi
migliori per essere felici come quando i tuoi occhi si spengono nei
miei"... Poi c'è "L'effetto indesiderato di una violenza":
tra vento e lontananze, "Le tue mani feriscono comunque, le tue
mani colpiscono le parole mai leggere tra di noi, le parole che non
voglio tra di noi, che non voglio ricordare"..."Ho bisogno
di te": in un crescendo d'intensità e rabbia: "Io vorrei
cagarti in testa, io vorrei pisciarti in bocca ma poi ho bisogno di
te"."Erica" invece si presenta con gli archi in
evidenza, suggestiva ed evocativa: "Ho bisogno di perderti
Erica, come posso riuscire ad amare se sei ancora qui". "In
un mondo migliore" è una morbida ballad folk: "Tu chiedimi
un pò che cosa non va, qui si parla di quando finisce questa crisi
che uccide in città e dei santi che il mondo svilisce coi dettagli
che un servo non ha"."Caro presidente": letteralmente
divisa in due parti, ad emergere è sicuramente la vocalità di
Saporiti:"Questo è un tempo naturale in cui chiedere aiuto
anche a Dio"."Il vento dice addio alla luna": dal
piglio popolare, "T'illuderai che cambierò per te, cambierai
per me, salirò per te, cambierai per me senti come soffia il vento
tragico presentimento che libero cmi fa".Infine "P.S.: tra
folk e rumorismi ad accrescere la tensione "Non sei ubriaca
puttana solitaria come vedi non vali la mia libertà"...
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