Loro
sono i “The Yellow”, come un famoso sottomarino, una band dal sapore
pop con venature decisamente rock. Ma non sono anglo-americani, sono italiani e
vengono dal sud più verace, le cui radici hanno dato i loro frutti a Bari. “The
Yellow” (https://www.facebook.com/yellowofficialpage?fref=ts) si formano nel 2011 dall'incontro tra Gianluca Damiani (voce e chitarra
acustica) e Francesco Loiacono (chitarra elettrica solista), a cui si è
aggiunto alla batteria Claudio Mazzarago (che cura anche i campionamenti) e a
cui collabora soprattutto nei live il bassista Ettore Potente. Il loro ultimo
album, nonché disco d'esordio, è “LOL-a-bye” prodotto da Otium Record, la cui
anteprima è stata presentata su “La Repubblica XL”. “The Yellow”, come
propongono in questo loro lavoro, sanno inventarsi, crearsi, riuscendo con
intelligenza a spogliare la struttura base del tipico brit-pop, rivestendolo di
sonorità rock made in USA, dove trova spazio l'indietronica grazie all'uso discreto
e mai invasivo dei campionamenti e dove la voce di Damiani viene fuori in tutta
la sua, talvolta, malinconia, alcune volte ricordando Chris Martin, altre volte
Alex Band dei “The Calling”, ma fondamentalmente... sé stesso. Un concentrato
di contaminazioni, incontri, in cui emerge un’ispirazione tutta indie… e in cui
nascono e maturano testi molto poetici, immagini…
“Thousand
Lights”: il piglio pop rock si sente, grazie alla sezione ritmica ed alle
instancabili chitarre, ai riff elettrici e ad un sound molto più americano e
fanno dimenticare l’appartenenza alla nostra musica: “I can't give up my idle
soul, I can't give up my soul, my cure is in the middle, my love is all my
faults…”
“Last
Steps”: ancora suoni “in minore”, profondi, con il piano a rappresentare quasi
un’eccezione che disegna ossessive melodie mentre la batteria sembra per certi passaggi a mò di loop, il
pezzo respira: “The ritual circle of the Seasons end there stops while you are
still talking…”
“Fall
that way”: qui si vira decisamente più sul pop e la vocalità di Gianluca
Damiani in primo piano con un’estensione vocale interessante, preludio per il
brano successivo: “My father told me while
holding a cigarette: life is not as simple as you could see…”
“N.I.N.O.”: primo singolo del disco, uno dei più melodici
al primo ascolto, chitarre pop che non cercano di smentirsi, l’influenza “The
Calling” si sente: “That girl with long red hair, I meet her voice today, she
shoot a bullet from her eyes, while the sky turns grey…”
“Come
back”: bell'intro di chitarre a marchiarne a fuoco l'impronta della band, con
quell'aurea profondamente eterea, delicata, creata dagli arpeggi: “This isn’t
goodbye, this is the man who wanted to change, don’t try to get far man who
stopped here”…
“The
Glass”: uno dei brani marcatamente più indie, leggermente dissonante, con spazi
lasciati alla sezione ritmica pulita e puntuale come sempre del resto: “And I
held the smile of your face for
me for every time you turned your back on us…”
“Summer stars”:
chitarre acustiche nervose sono l’incipit di questo traditional pop-rock compensato da un mezzo potente, le parole: “Save me come on and touch me and
I would take your breath away, clean me for every mistakes that I made for
you…”
“Music
of the rain”: e non c'è spazio e non c'è tempo, come non c'era per i Radiohead,
il brano porta questa condizione all'estremo e convince, elevata peraltro dalla
vocalità del nostro… ci piace molto, uno dei migliori pezzi dell’album. Finale
elettro-shock lancinante, sanguinante: “Your skin becomes clear so much to see
the blood, coursing through your veins…”
“Perfect
drug”: stato di quiete-tormento, perdonateci l'ossimoro che meglio di così non
può spiegare questa “droga perfetta”, con la batteria che fa un po' quello che
vuole: “I live and die with the calm of a laugh, as the smoke of a cigarette
during the thought…”
“Autumn
Leaves”: citazione voluta o non voluta il clima creato dalle chitarre resta
sospeso ed etereo, davvero toccante anche il testo: “Please let me breathe, let
me breathe the smell of our colours.
How long they're changed? Your time in my time and the wind portrays now…”
LOL-a-bye
(Ghost track): chitarre sensibili, dolci come la voce, che cullano, piacevole
sensazione di lasciarsi abbandonare tra giochi di parole: “Dream dream any
bells will ring as the morning dew, they slide over any tune…”
Commenti
Posta un commento