Lo Stato Sociale - L'Italia Peggiore


Lo Stato Sociale conferma e rilancia, affinando la propria proposta con intelligenza, in un album finemente compiuto, variegato e ricco di spunti interessanti. "L'Italia peggiore" appare infatti come un deciso passo in avanti rispetto a "Turisti della democrazia" che metteva in luce le potenzialità della band specie nei singoli, ma che ne denotava anche l'inesperienza nel ripetersi, specie di certe dinamiche musicali. La maturazione è evidente e lo si nota appunto "nella durata" di questo album, che non stanca, anche là dove non tutto è messo proprio a fuoco, perchè i testi sono maggiormente incisivi e abbracciano discorsi più ampi e sociali, senza perdere in freschezza ed ironia e musicalmente c'è un'apertura importante verso altri generi che non può che arricchire il sound del gruppo. Le cui peculiarità rimangono tuttavia intatte, a cominciare dal piglio fintamente cazzone per parlar di cose importanti, all'uso di veri e propri "slogan", all'attitudine lo-fi. Si parte con le rivoluzioni vere o presunte di "Senza macchine che vadano a fuoco": minimal e scanzonata, vintage, su un tema importante che ben si contrasta con la spensieratezza della musica: "Ma anche tu eri ubriaca quella volta che mi dicevi che se non la posso ballare non è rivolta" perfetto connubio dello stile del gruppo, che continua col "continuo" crescendo di "C'eravamo tanto sbagliati" che esplode in un contagioso e liberatorio "lalala" e che fa venire in mente Rino Gaetano, proseguendo il discorso di "Mi sono rotto il cazzo" di "Turisti della democrazia" : "fanculo a chi non crede alla favole ma ti fa sempre una morale" che fa il paio con la splendida "Il sulografo e la principessa ballerina": una parola dietro l'altra ad accrescere il pathos per una critica sui "luoghi comuni" per dire tanto altro, una delle tracce più riuscite dell'album: "che il trucco non è dire la verità ma dirla male". Sono accomunate altresì per il contrasto tra musica e testo e per la leggerezza della sezione ritmica: "La musica non è una cosa seria": di stampo reggae: "la musica ti salva, la musica ti riduce in miseria", la festaiola "In due è amore in tre è una festa: che ha frasi memorabili: "io ti amo ma tu sei vegana" o ancora "Sono 4 anni che ti amo e non ti ho mai parlato di Zeman così ti sei scordata che giochiamo con la palla e non con la catena", e i tempi ska di "Piccoli incendiari non crescono": "l'educazione è davvero importante ma quello che mi piace è bruciare le cose" e "Forse più tardi un mango adesso":"era meglio rubare anzi che vendersi se vendersi vuol dire rubare a se stessi". Ci sono poi le tentazioni pop dance di "La rivoluzione non passerà in tv": "la vita è pagare i debiti che fanno i ricchi" che sembra fare il verso ai rapper nostrani nel ritornello, il mood estivo electro pop di "Io te e Carlo Marx": "ho un contratto sbagliato con un vizio di forma", lo sberleffo amoroso di "Dozzinale": scarno e acustico dall'incedere martellante con un appropriato uso dei cori nel ritornello: "Non ho voglia di vederti neanche per un po', non ho voglia di parlarti neanche per un po', non ho voglia di toccarti neanche per un po', non ho voglia di spegnere il gas, stavolta no" e quello che sembra prendere di mira la "canzone d'amore stessa", alla Vasco Rossi, "Te per canzone una ho scritto te": "tu sei in divieto di sosta io sono in rimozione". C'è poco da ridere invece parlando di "Linea 30": la traccia più intensa senza dubbio, che richiama crediamo volutamente gli Offlaga Disco Pax, evocando la strage di Bologna, " durante tutti gli anni 70 i dipendenti dei trasporti pubblici bolognesi sono stati vestiti con un stile invidiabile, camice azzurre, pantaloni a zampa, mocassini e libertà di barba, baffi e capelli, tipo George Harrison e Gianni Rivera", Max Collini insieme al Piotta è fra l'altro protagonista della canzone più geniale tra virgolette del lotto, "Questo è un grande paese": dove in una riuscitissima fusione di stili assistiamo a un compendio di bravura con slogan riuscitissimi, a cominciare da Collini che si auto cita: "ragazzi che hanno incominciato con le droghe leggere e ora si fanno le sigarette elettroniche" per proseguire con stilettate altamente ficcanti: "sono duemila anni che deve arrivare Gesù Mamma!!! Butta la pasta". "L'Italia è una repubblica fondata sulla Germania "ogni promessa è debito pubblico perseverare è ciellino" e ci fermiamo qui, ma andava riportato tutto il testo. Chiudiamo con "Instant foto", brano in pieno stile "Stato sociale" che potrebbe essere a nostro modo di vedere il nuovo singolo: con Caterina Guzzanti, la moda dei "selfie" e ovviamente tanto, tanto altro: "Mi faccio una foto con il Papa mi ha chiamato ieri, il Papa mi ha detto non è grave se sei gay è grave se lo fai apposta"

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