"Non ho mai visto combattere
nessuno come quegli uomini. Quegli uomini hanno il diavolo in corpo"
Pensata ed ideata per essere il nuovo
"Game of Thrones", in realtà "Vikings" di quel
capolavoro chiamato "Trono si spade" ha poco e niente... a
parte le spade, ovviamente. Perché è proprio lì che inizia e
finisce tutto: nella battaglia, nella morte e nella guerra. Stiamo
parlando di Vichinghi in fin dei conti, cosa ci si può aspettare di
diverso di una crudeltà quasi demoniaca? I primi episodi sono lenti,
spenti, sembra che la storia sia come bloccata in un limbo fatto di
atrocità, uccisioni e sgozzamenti vari, e ci si chiede se sia
effettivamente tutto qui. Ma poi si cresce a poco a poco, a piccoli
passi, talmente piccoli che la noia regna sovrana per quasi tutta la
prima stagione, una “season” che ci ha lasciati davvero poco
convinti proprio nella trama. La History Channel ha prodotto e messo
in onda "Vikings", serie canadese e irlandese, pensata e
ideata da Michael Hirst, che aveva già scritto e creato la serie
inglese "The Tudors", telefilm in quattro stagioni, andato
in onda tra il 2007 e il 2010, decisamente di tutt'altra fattura,
tanto da far pensare che l'autore non sia la stessa persona.
Ma veniamo agli aspetti positivi. La
sigla, "If I had a heart" di Fever Fray è una delle cose
che attirano maggiormente. Le ambientazioni e i costumi sono
pressoché perfetti ed anche il settore attoriale è ben scelto e
funziona egregiamente. Insomma da questo punto di vista tutto il
contorno è congeniale alle aspettative e non fa rimpiangere grandi
cult come "Game of Thrones" o come "Spartacus" o
"I Borgia", tanto che la serie ha vinto diversi premi
proprio in questi settori ed ha anche ricevuto tre nomination agli
Emmy, ma purtroppo è la trama che non coinvolge.
Ambientata in Scandinavia durante il
medioevo, in un'era di angosce e patimenti, il telefilm narra la
storia di Ragnar Lodbrok, interpretato dall'eccellente attore
australiano Travis Fimmel, ex modello che in passato aveva recitato
da protagonista nell'ultima versione seriale, in ordine di tempo, di
"Tarzan". Tornando alla trama, Ragnar è un giovane
vichingo che vuole andare alla ricerca di nuove terre, perché non
ama i confini limitati del suo piccolo borgo. Attraverso le acque del
mare del Nord, si ritroverà ben presto in nuove città, già
popolate da persone per lo più cristiane e poco inclini alle
battaglie. Con il suo amico, il geniale Floki (Gustaf Skarsgard), con
suo fratello Rollo (Clive Standen), e con l'appoggio della moglie
Lagertha (Katheryn Winnick), valida combattente, con la quale ha due
figli, Ragnar dovrà contrastare molto spesso il governatore locale
Jarl Haraldson, interpretato da Gabriel Byrne ("Il senso di
Smilla per la neve", "La maschera di ferro", "Nemico
pubblico"), che non accetta le sue smanie di espansione e lo
ostacolerà spesso, invidioso tra l'altro delle conquiste che Ragnar
consegue di volta in volta, che lo portano ad una palese acclamazione
pubblica.
La prima volta che scoprono una nuova
terra ad ovest, Ragnar e i suoi uomini torneranno pieni di oro - dopo
aver ammazzato numerosi preti di una chiesa cattolica - sperando di
divenire finalmente un po' più ricchi, ma Haraldson se ne
approprierà, dicendo che l'oro è di proprietà del Re e che lo
devono cedere tutto. Concede però ad ognuno degli uomini andati in
missione di tenere una sola cosa per se stessi. Ragnar deciderà di
tenere per sé l'unico schiavo portato dalla terra nuova, un giovane
prete rapito dalla chiesa saccheggiata ed unico sopravvissuto
all'assalto dei vichinghi, Athelstan (George Blagden), unico
personaggio completamente fuori luogo nel contesto, ma
paradossalmente più riuscito. Le sue parole quasi sussurrate, la sua
fede che vacilla ma che resta sempre stabile, le sue preghiere
costanti e le sue rivendicazioni verso un Dio che sembra non aiutarlo
più, spezzano la monotonia delle guerriglie che circondano
costantemente la storia di "Vikings". Tutto questo
ovviamente porteranno ben presto alla guerra tra il clan guidato da
Ragnar e gli uomini del governatore Haraldson, manco a dirlo.
Non si può di certo dire che "Vikings"
sia un telefilm pessimo, anzi, tutt'altro. Sia chiaro: è una serie
storica ben costruita e decisamente muscolosa, seria e creata tenendo
conto dei minimi dettagli che fanno la differenza. Non è una serie
da sottovalutare e che ha tutte le carte in regola per poter crescere
nel futuro. Quello che non ci convince, come abbiamo detto, è la
trama in sé. La History Channel ha confermato il telefilm per il
terzo anno consecutivo, mentre Rai 4 in queste settimane, ci sta
dando la possibilità di seguirla per la prima volta in italiano,
ogni mercoledì sera, in una serata di forte impatto
storico/sanguinario, con: "Vickings", "Rome"
(serie della HBO, andata in onda tra il 2005 e il 2007, ambientata
nella Roma del I secolo a. C., alla guida di Giulio Cesare) e "Game
of Thrones", insomma una serata ideale per chi ama questo genere
di serie tv. Anche se, malgrado quello che si possa dire, e ci
dispiace tanto precisarlo, ma è doveroso farlo, molti network creano
serie tentando (invano) di "copiare" il successo di uno dei
più grandi serial degli ultimi anni, ma di "Game of Thrones"
ce n'è uno solo e difficilmente si potrà trovare un altro telefilm
qualitativamente superiore ad esso.
Personaggi e doppiatori:
Ragnar (Maurizio Merluzzo)
Lagertha (Stefania De Pepe)
Rollo (Riccardo Lombardo)
Floki (Francesco Mei)
Athelstan (Ruggero Andreozzi)
Jarl Haraldson (Augusto Di Bono)
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