I Giorni dell'Assenzio - Immacolata Solitudine



Il killer Instict ce l'hai o non ce l'hai ma è a ben vedere è anche una questione di prospettive. "I Giorni dell'Assenzio" nella loro "Immacolata Solitudine" dimostrano come si possano rilasciare otto tracce, che giocano su parametri semplici e di presunto facile apeal senza riuscire ad esplodere fino in fondo, ad assestare il cosiddetto colpo da knock out. Non è una critica questa, bensì una considerazione che lasciando il tempo che trova, trova il tempo anche per elogiare il contrario di quanto detto poc'anzi, ovvero che per otto tracce, i nostri declinano la loro proposta, senza eccessi e facili raccordi, preoccupandosi di variare la materia il più possibile. Va da se, che il gioco "di costruzione"  tra riff ficcanti e opportune "pause" si scopre subito, ma alla resa dei conti, è di certo un esordio che non dispiace, anche se siamo in regime di "materia in divenire" e ci aspettiamo altri e nuovi ascolti per chiarirci le idee, pretendendo questo si, maggiore originalità, non che il gruppo scimmiotti questo o quell'altro si intende, ma effettiva coscienza dei propri mezzi e capacità d'osare e andare oltre. Oggi "I Giorni dell'Assenzio " sembrano  a nostro parere ovviamente, un prodotto ibrido per certi versi, che non riesce ad arrivare e colpire l'ascoltatore fino in fondo pur dimostrando buone potenzialità. Passando in rassegna le tracce: "Simulacro": "per un attimo ho provato a fermare il tempo ma era solo uno stupido esercizio di vanità" tutta giocata ra riff taglienti e atmosfere sospese, dove manca appunto quel certo "quid"; "Gigante": "morire è come dormire" incedere martellante e stoppate, con ancora una parte più diradata qui solo strumentale che prelude al chorus che però non incide del tutto anche per le poche varianti proposte; "Rivoluzione": "amico mio girare il mondo non è più bello di aprire un gioiello" buone parti melodiche a far da contraltare alle chitarre arrembanti, è un episodio migliore al brano precedente, come Radioattività": "dove sei? Metastasi dei pensieri miei? " è una dolente ballad, con  confacente esplosione e riff ben assestati, mentre la titletrack: "immacolata solitudine": "sarà stato uno spettacolo amore vederci sognare... vederci crollare"... si dipana per accumulo di pathos da sostenuta ballad con interessanti varianti. La traccia più immediata e "indie" risulta la successiva: "Eveline": "e ci incontriamo al bar per guardarci le scarpe, per darci un tono e recitare una stupida parte, e parlare distratti di conquilini sporchi questi lamenti questi sguardi spenti, domani sarà peggio, intanto faccio male per capire quando reggo" marcetta incisiva e ben costruita. "Indiefeso": "non è fede è solo non impazzire" è tutta invece stop and go e tentativi di variazioni: "e ci separa la verità che ha sempre avuto paura ed è ancora nero"; chiude l'enfatica "Maleamore": dove va bene l'intensità,  il continuo crescendo, finanche emozionale, ma non riesce a convincere del tutto: "male fa quando non sei qui accanto, ora so chi sei". Ci sono insomma buoni spunti da affinare e una "presunta" confusione creativa che deve necessariamente trovare una sua strada, per ora, vista anche la giovane età della band, comunque va bene così.

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