L'irrazionale Crack della Seleçao


L'incredibile fragilità emotiva di un gruppo schiacciato dalla pressione, l'ottusità di un allenatore che si rifiuta di leggere tatticamente una partita, la mancanza dei due giocatori più talentuosi e di carisma. Eppure tutti questi fattori messi assieme non possono giustificare la tragedia sportiva di un Brasile inerme e spaventato, calpestato senza pietà da una Germania solida, organizzata ma di certo non trascendentale. Perchè la verità più semplice e lampante è che sul due a zero, i brasiliani sono andati letteralmente in corto circuito e i goal tedeschi sono arrivati con una facilità che rasenta l'incredulità dei giocatori stessi che sembrano non capacitarsi di quello che accade, sia dell'una che dell'altra squadra e lo stesso vale per ambedue le tifoserie, dove lacrime, stupore e risa beate si mescolano ad applausi e fischi, raggiungendo l'apice quando i tifosi brasiliani accompagnano con olè ironici il palleggio tedesco. 


Ritornando ai fattori che possono solo spiegare in parte la debacle brasiliana, quello emotivo ci pare essere il punto fondamentale. A cominciare dalle polemiche per faccende decisamente più serie che hanno accompagnato l'organizzazione del mondiale brasiliano, con le elezioni politiche a fare il resto. Insomma il calcio come rivincità sociale di una nazione a due facce e come traino per la corsa al potere. Non mancano di certo ambiguità e incongruenze. Inevitabile dunque "il peso" per la squadra tutta che sin dall'inizio ha mostrato di non avere i nervi saldi, ed ecco le lacrime di Thiago Silva, di Julio Ceasar e compagni, durante l'inno e dopo le partite, non per niente l'arrivo nel ritiro dei brasiliani di una psicologa parlava da se.


Eppure, vuoi un pò di fortuna, vuoi le giocate dei singoli, il Brasile giungeva alla semifinale con i tedeschi, da sfavorito si, viste le assenze dei suoi due migliori elementi, ma si pensava comunque a una partita equilibrata, anche perchè la coesione del gruppo poteva emergere maggiormente, trovando forza appunto dall'assenza delle star. Sicuramente Felipe Scolari avrebbe dovuto "cambiare", non è un discorso facile da fare a posteriori, ma era doveroso mettere da parte la spocchia di una squadra totalmente sbilanciata e mal legata tra i reparti conoscendo ampiamente la potenza tedesca e nelle condizioni di necessità in cui si trovava, cercando in primis di puntellare il centrocampo che partiva già in inferiorità numerica. Ma come dicevamo all'inizio, queste giustificazioni possono solo essere razionali e dunque non possono spiegare il crack irrazionale della Seleçao che dopo venti minuti era già totalmente assente dal campo.  

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