A quasi tre anni di distanza da "Chiaro", torna col
suo nuovo album "Integra" e con un nuovo tour che ha fatto tappa a
Trapani, al teatro piccolo di Villa Margherita, circa duecento posti e quasi
tutti occupati per assistere al concerto di Ivan Segreto un'artista che esplora
il jazz in tutte le sue sfaccettature… elettroniche. L'errore più grande,
infatti, è stato da parte dell'organizzazione scrivere sul cartellone e sul
biglietto: "Duo di concerto jazz", perché ormai Ivan Segreto non è
più solo questo, forse lo si poteva definire così agli albori della sua
carriera. Ad accompagnarlo nella serata, sua spalla anche nell'album “Integra”,
il musicista Roberto Pistolesi alla batteria. Ivan parte sul suo habitat
naturale, il pianoforte, che suona in maniera egregia e con cui ci riporta ai
brani dei primi album, quando lui faceva parte ancora di quella Sony che un po'
lo teneva "legato" e che non gli dava la possibilità di espandere i
suoi orizzonti.
E ci fa ascoltare alcuni dei suoi brani preferiti, che non
mancano mai nei suoi tour: "Ampia", "Juninho",
"Risalita" e la suggestiva "L'inverno in estate": "Sul
mio tavolo dell'argilla cruda e grigia si modella, prende forme che evocano
te... il colore cambia in rosso". Testi intensi e difficilmente reperibili
nella musica “commercialota” di oggi, quella che scala le classifiche, per
intenderci. Ma a Ivan non importa molto. E' stata una sua scelta quella di
abbandonare quattro anni fa il mondo delle major per tornare nella sua amata
Sciacca e fare tutto da solo: scrivere, arrangiare e produrre. Poi si sposta, e
dal pianoforte passa alla sua nuova “location”, sicuramente meno classica: la
tastiera, il pc e armamentari vari, per creare quei suoni elettronici che tanto
gli aggradano e che spiccano sempre più negli ultimi suoi lavori e che spesso e
volentieri si scontrano e si sposano con la cultura siciliana che spicca nei
testi del cantautore siciliano.
In rapida successione ci presenta alcuni brani dell'ultimo
album: "Riccio", "Sole" e "Sbuffo": "Come
rapida marea cancellerà ogni oltraggio... noi che da sempre immaginiamo di non
aver dimora, di non appartenere al dopo e al dove al prima e al quanto
avere...". All'inizio del concerto, ci dice che lui non è bravo con le
parole, e questo lo sappiamo. Per chi conosce da anni Ivan Segreto sa
perfettamente che lui durante i suoi concerti parla poco e niente, "Preferisce
scrivere in musica", ci dice. Ci fa sapere che “Integra” è l'album che
sente più vicino al suo modo di essere, è l'album in cui "…ho messo dentro
me stesso" e si sente. Lo abbiamo avvertito anche noi nella recensione del
disco http://www.grandipalledifuoco.com/2014/05/ivan-segreto-integra.html
Ed è con l'augurio di una "buona musica" che inizia
la serata. E finisce con "A la vò" e "Porta Vagnu". E non
poteva essere altrimenti. "Porta Vagnu" fu il suo primo brano, il
brano con cui si presentò al grande pubblico dieci anni fa. Chiude il concerto
così, parlando e suonando della propria terra. Oggi i cantastorie non esistono
quasi più (forse l’ultimo vero è Nonò Salomone) ma Segreto in qualche modo
riesce a conservarne il Segreto, scusate la ripetizione, delle parole, dei
volti, dei suoni, degli scorci di quella Sicilia che ancora c’è da qualche
parte, non mancando di innovare, di aggiornarsi, con la sensualità della sua
voce e delle sonorità jazz contaminate di suoni elettrici che sempre meglio
riesce ad usare rispetto, ad esempio, al secondo album della sua carriera.
Quando scendono dal palco, gli applausi non si fermano,
quindi tornano, regalandoci il pezzo che non poteva mancare e viene urlato a
gran voce dal pubblico: "Vola lontano", il suo pezzo più famoso contenuto nel disco “Fidate
correnti”. Con l'abbraccio al suo amico Pistolesi e con l'inchino rivolto al
pubblico, si congedano, lasciandoci sopraffatti da quella "buona
musica" che ogni tanto fa davvero bene alle orecchie e all'animo.
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